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Roberto Baggio: «Il Divin Codino? Non volevo farlo. A chi interessa un film su di me?»

Il film su Netflix, i ricordi, il rigore e il padre Fiorindo: Baggio racconta il viaggio sul set de Il Divin Codino

Roberto Baggio durante i Mondiali negli Stati Uniti del 1994.

MILANO – «Ma a chi volete interessi un film su di me?». È stata questa la prima reazione di Roberto Baggio alla proposta Netflix di girare Il Divin Codino, biopic in streaming dal 26 maggio (qui la nostra recensione), con Andrea Arcangeli a interpretarlo, un film in cui vengono messi in risalto tre diversi momenti della sua vita, tra il Mondiale del 1994 a l’arrivo a Brescia. «Ma se oggi sono seduto qui a parlarne», sorride Baggio durante la conferenza stampa del film, «il merito è in gran parte di Vittorio (Petrone, storico manager, nda), perché è stato lui a convincermi. Onestamente io mi continuavo a chiedere a chi potesse interessare la mia storia. Fosse stato per me questo film non ci sarebbe mai stato». E invece poi qualcosa è successo, Baggio si è convinto e oggi è soddisfatto del film, che si chiude con una nuova canzone di Diodato, L’uomo dietro il campione: «Sì, il film mi è piaciuto molto, mi ha emozionato e devo ringraziare tutti, a partire da Andrea (Arcangeli, nda) per l’incredibile lavoro che hanno fatto». 

Il Divin Codino
Roberto Baggio durante la conferenza stampa de Il Divin Codino.

IL COINVOLGIMENTO – «Io e Andreina (la moglie, nda) abbiamo dato supporto agli attori e alla regista durante le riprese, abbiamo raccontato loro la nostra vita, cercando di fare capire chi siamo e come abbiamo vissuto quegli anni. Poi però sono stati bravi loro a trasformare tutto questo in un film. So che non spetta a me giudicare Il Divin Codino, ma è un bel film, che racconta cose reali, non c’è nulla di inventato. Tutti quegli episodi sono successi davvero. Non c’è la Juventus? Ma è una scelta narrativa, io non dimentico la mia carriera e rispetto tutti i tifosi che mi hanno seguito e amato durante gli anni».

Il Divin Codino
Andrea Pennacchi nel ruolo del padre di Baggio, Fiorindo.

NEL NOME DEL PADRE – «Sono felice che nel film ci sia anche molto del rapporto con mio padre Fiorindo, perché ad una certa età non capivo cosa volesse da me. Era diventato quasi un nemico. Papà era un uomo rigido, aveva un’educazione di altri tempi e spesso non riuscivo a entrarci in contatto. Alla fine però i suoi insegnamenti sono stati la base che mi ha permesso di non arrendermi mai, di andare sempre oltre, di continuare a lottare. Quindi c’è una grande gratitudine per lui (scomparso l’estate scorsa durante le riprese, nda) e un insegnamento anche per i più giovani che magari hanno un rapporto conflittuale con i loro genitori. Sappiate che quando non ci sono più si capiscono molte cose…».

Il Divin Codino
Roberto Baggio in conferenza con il manager, Vittorio Petrone.

IL RIGORE – «Ne Il Divin Codino il rigore sbagliato in finale contro il Brasile è al centro della narrazione, ma era inevitabile. Io ho dovuto convivere con quel ricordo e credo che quel momento non si possa archiviare, è una cosa che – piaccia o meno – mi porterò sempre dentro, fino alla fine. Anche Massaro e Baresi sbagliarono il rigore? Sì, è vero, ma tutti si ricordano di me perché ho dato il colpo finale. Ognuno poi vive quel tipo di trauma a modo suo. Io l’ho vissuto malissimo perché ho rincorso da sempre il Mondiale, e arrivare lì e perdere, dopo aver sognato quell’istante per milioni di notti, non è facile…».

Andrea Arcangeli in una scena de Il Divin Codino.

IL PERCORSO – «Nel corso della mia vita ho imparato molte cose: spesso si guarda all’atto finale, al risultato, ma se rifletti capisci che quello che importa è il viaggio che hai fatto per arrivare lì. Devi sentire di aver dato tutto, di aver fatto tutto quello che era nelle tue forze. Solo questo conta davvero…».

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