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Renzo Rossellini: «Ripartire con il Premio Rossellini è stato come riabbracciare mio padre»

Il Premio Rossellini, da Maiori a Calvi d’Umbria, e la memoria del padre Roberto: la nostra intervista

renzo rossellini
Dopo quasi un decennio, rinasce il Premio Rossellini

MILANO – Dopo essersi interrotto per quasi un decennio, alla Mostra del Cinema di Venezia è tornato ufficialmente il Premio Rossellini, un riconoscimento allo stesso tempo nazionale ed internazionale dedicato alla memoria e all’eredità del grande regista scomparso nel 1977. È il figlio Renzo a presiedere la giuria del premio e ad essere il portavoce di quello che era lo spirito del padre: un’attenzione particolare ad aiutare concretamente i giovani cineasti. Ideato nell’ambito del Festival di Cannes ma, troppo mondano, spostato a Maiori, sulla costiera amalfitana per volere di Renzo, il premio da anni si propone di incentivare i giovani registi con un contributo per dare vita alle loro sceneggiature. Il 12 settembre, durante il Calvi Festival a Calvi dell’Umbria sono premiate le sceneggiature italiane – Dario Biancone con Un amore, Stefano Disegni con Calvibook e Massimo Bertocci con Gli ultimi della terra -, mentre il Premio Internazionale sarà assegnato il 18 dicembre all’interno della XIII edizione dell’International Fest Roma Film Corto. In occasione di questo grande ritorno, abbiamo contattato Renzo Rossellini per parlare del premio e della memoria di suo padre.

Il Premio Rossellini rinasce dopo essersi interrotto nel 2013, cosa significa essere riusciti a rimetterlo in pista?

«Quello che è stato interrotto era il lavoro a Maiori, sulla costa amalfitana, dove mio padre ha girato molti film e dove il premio si è sempre svolto. Nel 2013 la regione Campania non aveva più fondi e ci siamo dovuti fermare. Ora il premio viene assegnato a Calvi d’Umbria. Ero stato invitato al Calvi Festival, mentre ero lì ho conosciuto il consigliere Francesco Verdinelli e parlando è nata questa collaborazione per far rivivere il premio. E farlo per me è stato un po’ come resuscitare mio padre.»

E le sceneggiature vincitrici?

«Abbiamo ricevuto venti sceneggiature per quest’edizione, tutte molto originali. Con la giuria (presieduta da Renzo Rossellini e con Silvia d’Amico, Lia Francesca Morandini e Gualtiero Rosella, ndr) abbiamo poi selezionato quelle più valide e meritevoli. Il nostro obiettivo è sempre lo stesso: dare una spinta ai giovani nel loro percorso di cineasti.»

renzo rossellini
Gli ultimi della Terra di Massimo Bertocci, una delle sceneggiature selezionate da Renzo Rossellini e la giuria

Spesso sentiamo dire che i giovani sono fondamentali per il futuro del cinema, ma secondo lei poi c’è veramente in concreto tutta questa attenzione?

«No, direi che c’è una certa indifferenza oggi da parte delle istituzioni verso i giovani cineasti. Pensi che non ho conosciuto nemmeno un ministro della cultura. Quando mio padre era in vita i ministri della cultura venivano spesso a trovarlo e li vedevo dialogare con lui, da quando è morto io non ne ho incontrato nemmeno uno. Non c’è abbastanza attenzione. Anche per il nostro premio, i fondi sono stanziati dal comune di Calvi d’Umbria.»

Parallelo al Premio Rossellini, c’è anche il progetto di un’Enciclopedia Audiovisiva della Storia, che era fortemente voluta da suo padre…

«Certamente, io seguo il progetto dell’Enciclopedia Audiovisiva della Storia da nove anni. È molto importante per me, non solo per quello che può significare per la storia del cinema, ma soprattutto perché nell’ultima lettera testamento che mi ha scritto nel 1976, mio padre mi ha chiesto di portarlo avanti e mi ha affidato quest’ultimo compito. È un impegno che porto avanti.»

Renzo Rossellini riparte con il Premio Rossellini: Un amore di Dario Biancone

In occasione dell’anniversario della scomparsa di suo padre, aveva lamentato una certa indifferenza della comunità cinematografica nei confronti del suo ricordo. La percepisce ancora?

«Diciamo che è stato solo in quel momento che ho percepito quell’indifferenza, perché i media e i giornali non si erano tanto interessati all’anniversario, pochissimi ne avevano parlato. Poi negli anni ho visto che invece molti hanno portato avanti diversi studi su Roberto Rossellini, sono stati pubblicati tanti libri e saggi. Faccio anche una collezione delle tesi di laurea che sono state scritte su di lui.»

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Roberto e un giovanissimo Renzo Rossellini sul set de Il generale della Rovere

Tra i tanti film realizzati da suo padre, ce n’è qualcuno a cui è particolarmente legato?

«Beh, io sono stato aiuto-regista per molti dei suoi film, quindi sono più legato a tutti quelli a cui ho partecipato anche io. Ad esempio, per Il generale della rovere, io ero aiuto-regista nelle unità 1 e 2. Quando poi il film ha vinto il Leone d’Oro a Venezia, mio padre, ripensando alle ore di video che avevamo girato, mi ha detto: «Tu hai fatto qualche minuto in più di me, quindi questo premio lo tieni tu». E infatti il premio ce l’ho ancora io.»

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