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Regina King: «A Man in Full, la mia Shirley Chisholm e l’importanza di sognare in grande»

In occasione della V edizione del Filming Italy Sardegna Festival abbiamo intervistato l’attrice

Regina King si racconta al Filming Italy Sardegna Festival

CAGLIARI – «Una cosa chiamata Covid mi ha impedito di venire. Guardavo le foto e facevo interviste su Zoom pensando: “Non è giusto!”». La prende a ridere Regina King quando ricorda l’impossibilità, causa pandemia, di venire a Venezia per presentare di persona One Night in Miami, suo debutto al lungometraggio candidato a tre Premi Oscar. La incontriamo al Filming Italy Sardegna Festival al Forte Village di Cagliari per parlare della sua carriera, tra ruoli ormai iconici, come quello affidatole da Barry Jenkins in Se la strada potesse parlare, alla sua idea di regia passando per i progetti in cantiere come A Man in Full, che la vedrà dietro la macchina da presa, e Shirley in cui interpreta la prima donna afroamericana a candidarsi alle presidenziali americane.

MAN IN FULL «Ho appena iniziato la produzione di una serie che sto sviluppando con David E. Kelly intitolata A Man in Full. Si tratta di una miniserie tratta da un libro scritto da Tom Wolfe. È una storia molto divertente. Anche se il libro è stato scritto vent’anni fa molti dei temi sono ancora attuali, come economia e razza. Ma l’aspetto che ritengo sia un tema costante che attraversa tutta la vita e che non scomparirà mai è che come esseri umani, tutti vogliamo essere ascoltati, non importa quanto siamo giovani, quanto siamo vecchi, di che razza siamo. Vuoi che il tuo messaggio, vuoi che quello che dici conti. E tutti i personaggi di A Man in Full esemplificano una versione diversa del desiderio di far valere la propria voce».

Regina King sul set
Regina King sul set

LE NUOVE GENERAZIONI «Sento che la rappresentazione dei diversi tipi di persone che sono al timone delle storie sta iniziando a espandersi lentamente. Ma sta accadendo perché c’è stata una conversazione davvero appassionata negli ultimi cinque anni e stiamo iniziando a vederne i risultati. Voglio dire, basta pensare a quello che è successo con i Golden Globes. Credo che questo sia di per sé un ottimo esempio di come le persone che si esprimono e si fanno forza su ciò in cui credono veramente possano cambiare da un giorno all’altro. Spero non si tratti di un momento isolato. Ricordo che quando ero una ragazzina non mi sentivo a mio agio nel dire quello che pensavo, mentre le ragazzine di oggi quando sentono frasi sciocche si ribellino. Abbiamo una generazione che pensa in modo completamente diverso dal nostro. Tra vent’anni, quando saranno loro a gestire le cose, assisteremo a un cambiamento radicale».

regina king
Sul set della serie Watchmen

SHIRLEY «Sono davvero molto nervosa ed emozionata per il film su Shirley Chisholm. È un progetto che io e mia sorella stiamo sviluppando da oltre dieci anni. Shirley Chisholm ha vissuto così tanto e ha fatto troppo per cercare di racchiudere tutta la sua vita in un film. Le elezioni del ’72, quando si candidò alla presidenza come prima prima donna democratica furono una cosa enorme, perché fino a Hillary Clinton, molti anni dopo, non abbiamo avuto un’altra donna».

I MOMENTI DIFFICILI «Sono una persona che non si sofferma sulle difficoltà. Cerco di operare in uno spazio basato sulla soluzione. Non c’è niente che valga la pena o che sia significativo che non abbia delle sfide lungo il percorso. Se dovessi scegliere il momento più difficile della mia carriera, probabilmente è quando ero al college e avevo appena finito di girare una serie durata cinque anni. È stato molto difficile passare da essere vista come un’attrice bambina a un’attrice adulta».

Dietro le quinte di One Night in Miami. Photo: Patti Perret
Dietro le quinte di One Night in Miami. Photo: Patti Perret Courtesy of Amazon Studios

LA RECITAZIONE «Direi che la recitazione ha scelto me. Non ricordo di aver detto: “Diventerò un’attrice”. Io e mia sorella recitavamo sempre, memorizzavamo poesie e facevamo spettacoli per i nostri genitori e i membri della nostra famiglia. Credo di aver capito intorno ai dieci anni che come attrice puoi fingere di essere qualsiasi cosa. Puoi sognare anche più in grande. E nostra madre ci ha sempre incoraggiato a sognare ad alta voce, a non porci limiti. Capii che come attore potevo essere qualsiasi cosa volessi. Faccio un esempio. Sally Field è una delle mie attrici preferite. Da ragazzina, ricordo di aver visto Norma Rae e Civil e ricordo che era la stessa persona in grado di farti provare tutte quelle emozioni diverse e di perdersi nel personaggio, di non essere più Sally, ma di essere Norma e Civil».

Colman Domingo e Regina King in pausa sul set di Se la strada potesse parlare
Colman Domingo e Regina King in pausa sul set di Se la strada potesse parlare

IL CAMBIAMENTO «Sono una pessimista ottimista. Credo sempre che il bene sia a prevalere. È solo che, a volte, ci sono così tante cose orrende che accadono che è difficile credere che un cambiamento possa avvenire completamente. Ma ci sono stati esempi positivi lungo il percorso. Se si pensa a quella notte a Miami raccontata nel mio film, beh quelle conversazioni sono ancora le stesse di oggi. In uno dei suoi discorsi, Shirley Chisholm racconta di quando era in campagna elettorale e si recava nel Midwest, in Kentucky, e di quanto fossero scioccati i bianchi nel vederla scendere da un aereo per difendere i loro diritti. E penso che stiamo ancora vivendo quei momenti di grande impatto. Penso che più ci abituiamo a questo concetto, che non esiste una cosa normale, meglio sarà. In One Night in Miami mostro le prospettive agli antipodi di Sam Cooke e Malcolm X. Entrambe le loro prospettive sono necessarie per un vero cambiamento. E come si possono prendere queste due prospettive e applicarle in ogni situazione? Per me questa è stata l’affermazione più importante al centro del film. E vedere l’umanità di quattro uomini “larger than life”, ma che hanno paure, amano, piangono, che sono degli esseri umani».

Regina King sul set di Se la strada potesse parlare

BARRY JENKINS «Il fatto che abbia deciso di adattare una storia di James Baldwin in un film è già di per sé coraggioso. James Baldwin è uno dei nostri più grandi tesori americani per quanto riguarda gli autori e la capacità di Barry di catturare visivamente le emozioni è unica. Perché hai le parole e le parole sono le protagoniste se si tratta di una buona storia. Ma è come decidi di muovere la macchina da presa per supportare queste parole a fare la differenza e il modo in cui Barry sceglie il colore e il movimento della macchina è così intelligente…».

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