MILANO – Esce al cinema non a caso proprio l’8 marzo Primadonna, film transitato alla Festa del Cinema di Roma e poi al London Film Festival che racconta la storia di Lia Crimi (Claudia Gusmano, che avevamo intervistato al nostro Hot Corner qui) una ragazza di 21 anni che si muove nella Sicilia degli anni Sessanta sfidando le convenzioni e le leggi non scritte dell’epoca. In un contesto semplice di persone per bene, che si mischiano – chi più chi meno consapevolmente – con i boss del paese, Lia ama lavorare la terra con il padre Pietro (un sempre grande Fabrizio Ferracane). La sua parte femminile la vede desiderosa di essere scelta nelle vesti di una Madonna che sfila per le strade del paese nell’annuale processione, ma neanche quest’anno è quello buono – confida lei al padre – complice la resistenza dei compaesani che non vedono di buon’occhio una ragazza tanto indipendente.
L’intelligenza, il magnetismo e la bellezza di Lia attirano però le attenzioni del figlio del boss del paese, Lorenzo Musicò (Dario Aita), ma l’amore idealizzato sarà presto smentito dagli atteggiamenti arroganti di un ragazzo nato sotto il segno del comando. Ed ecco che il lavoro nelle terre del padre, dove Lia si sporca le mani, diventa inappropriato. Perché per una donna è meglio stare a casa e occuparsi di altro. E un monile acquistato per sentirsi più bella diventa inutile ammennicolo da buttare via perché gli imbellettamenti non si addicono ad una ragazza per bene. Lia non ci sta ma il rifiuto non è contemplato è ciò che Lorenzo non riuscirà ad ottenere se lo prenderà con la forza. Ma Lia non si piegherà a un matrimonio riparatore e porterà tutti in tribunale. La porta che si aprirà dopo la violenza farà presagire che nulla sarà come prima. Finalmente.
Una storia vera (ispirata alla vicenda di Franca Viola, prima donna italiana ad aver rifiutato il matrimonio riparatore e oggi 75enne) che racconta il coraggio di una ragazza in un contesto in cui le donne, in nome della fuitina, subivano prima l’onta, poi il disagio e infine l’incubo di un matrimonio non voluto. Questa volta però non succederà e Lia prenderà una strada diversa. Tutto quello che si ottiene con la forza, quella bruta che sia fisica o psicologica, può solo finire in una gabbia che Lia aprirà per tutte quelle ragazze a cui ancora oggi – sì, incredibile ma vero – sta dando voce. Primadonna è un film potente perché è semplice, lineare e diretto, e Marta Savina è brava a non scadere mai nel didascalico, ma a seguire il coraggio di Lia (una Gusmano davvero preziosa) e anche quello della famiglia che la sostiene dal primo momento (e non era affatto una cosa scontata).
Cast perfetto (attenzione anche a Paolo Pierobon nel ruolo del prete, a Fabrizio Colella e a Thony), colonna sonora perfetta di un nome da tenere d’occhio (Yakamoto Kotzuga) e ambientazione notevole (i Monti Nebrodi, a Messina) per un film necessario che racconta il coraggio di opporsi alla strada scelta da qualcun altro. Ma attenzione, non solo: Primadonna serve anche a capire quando è il momento di opporsi alle scelte imposte da se stessi per paura di uscire dalla rete di protezione in cui troppo spesso si resta imbrigliati…
- VIDEO | Incontro con Marta Savina, Gusmano e Dario Aita
- VIDEO | La nostra intervista a Claudia Gusmano:
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