ROMA – Giovanna è una donna forte, autonoma. Guida fieramente l’azienda di famiglia e cresce da sola una figlia adolescente. La sua vita scorre solida, fino a quando non scopre di avere una grave malattia. Per la prima volta ha bisogno di qualcuno. Cerca all’interno della famiglia un donatore compatibile, ma sua madre le confessa che non è possibile: nessuno fino a quel momento ha mai avuto il coraggio di dirle che è stata adottata. Giovanna non sa più chi è. Vorrebbe risalire alle sue vere origini ma si scontra con una legge complicata. Per il mio bene, il nuovo film di Mimmo Verdesca con protagonisti Barbora Bobulova, Marie Christine Barrault, Stefania Sandrelli, Sara Ciocca e la partecipazione di Leo Gullotta. Dal 5 dicembre al cinema con 01 Distribution.
In termini pratici si tratta di un’opera prima. Per il mio bene è, infatti, il primo lungometraggio di finzione del regista pugliese dopo una straordinaria carriera da documentarista cinefilo dal taglio squisitamente storiografico: In arte Lilia Silvi, del 2011, racconta dell’ultima diva del cinema dei telefoni bianchi; Protagonisti per sempre, del 2014, ha ad oggetto i più celebri attori bambini della storia del cinema italiano; Sciuscià 70, del 2016, è una meravigliosa celebrazione del settantennale dell’omonimo capolavoro di Vittorio De Sica. Non ultimo Alida, del 2021, il primo e più completo documentario mai realizzato sulla leggendaria Alida Valli. Tre anni dopo proprio Per il mio bene, con cui raccontare il viaggio interiore di Giovanna, qui portata in scena da una stratosferica e intensa Bobulova (già in odore di David di Donatello).
Nonostante un’esistenza ordinaria fatta di incomprensioni con la figlia adolescente e una carriera portata avanti a testa alta, Giovanna si trova trascinata al limite ultimo della propria vita dal caso orchestrato dallo script di Verdesca che scorre con il proprio respiro come alla lettura di un buon romanzo nel suo susseguirsi di turning point sempre più lapidari. È con le spalle al muro Giovanna, non si rassegna al proprio destino, le prova tutte, scegliendo la soluzione più difficile che a volte la vita può offrirti: il chiarimento con qualcuno che non vuole essere trovato. E a quel punto Per il mio bene cambia pelle, diventa qualcos’altro, evolvendo da ordinaria – ma raffinata e dalle soluzioni d’immagini ricercate – opera sull’accettazione della malattia terminale a straordinaria opera sull’identità.
È un film di purezza e vitalità, Per il mio bene, di riconoscimento e appartenenza, di un passato che torna per essere rincorso, dove le emozioni sono il motore delle parole e i traumi sono incisi su pelle fino a lacerarne i tessuti in fragilità incolmabili. Un film di luoghi e di ambienti percorsi di silenzi e movimenti vitali che raccontano di sentimenti crudi e teneri – e dalla cura emozionale degna del miglior Éric Rohmer – da cui Verdesca disegna una riflessione acuta, intima e universale sull’essere madri-e-figlie, sull’assenza di empatia e sulla natura complessa dei rapporti umani. Ma soprattutto sulla forza dei legami, siano essi naturali o creati da noi. Un film magnifico, insomma, che dovete vedere.
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