in

Lezioni di cinema | Paul Bettany: «Il mio equilibrio precario, tra Peter O’Toole e la Marvel»

I blockbuster, il debutto alla regia e le possibilità dello streaming: l’attore si racconta a Hot Corn

Paul Bettany sul set di Shelter, il suo debutto alla regia.

«Come stai? Che si dice?». La domanda di Paul Bettany è rigorosamente in italiano. Anche se vive da quindici anni a New York, i modi da gentleman britannico non sono cambiati. In attesa di WandaVision, la nuova serie Disney, durante il nostro incontro, l’attore ha ripercorso la sua carriera, rispondendo sempre in maniera intelligente e pensata, spesso arricchita da sano divertimento (e no, il suo humour non è per niente black). Ha persino invitato a non dar retta a Ron Howard, ma solo su un argomento: il suo provino ai tempi di Solo: A Star Wars Story. «Se dice che ha pensato subito a me per il ruolo del villain, non credetegli» – ride – «L’ho tampinato di telefonate. Ma potevo permetterlo, io e Ron abbiamo un rapporto speciale dai tempi de Il Codice Da Vinci».

2006: con Audrey Tautou ne Il Codice Da Vinci.

IL MAESTRO PETER «Il miglior consiglio della mia carriera? Me lo diede un giorno Peter O’Toole. Era il 1998, eravamo sul set di Ritorno a casa, tratto da Rosamunde Pilcher. Un produttore mi aveva preso di mira, terrorizzandomi e insultando ogni mia performance. Ero avvilito e mi sono rivolto a Peter per un consiglio: “La prossima volta che lo incontri? Mandalo a fanculo”. Io, basito, gli feci ripetere la frase, ma avevo capito bene anche la prima volta. Con il cuore in gola ho aspettato che mi avvicinasse e ho fatto esattamente come mi aveva detto. E funzionò! Quel produttore non si fidava di uno come me, gentile e disponibile, e voleva che gli dimostrassi di avere le palle…».

1998: a 26 anni sul set di Ritorno a casa, tratto da Rosamunde Pilcher.

IO E GLI AVENGERS «Sono finito in Avengers quasi per caso. Jon Favreau mi telefonò perché gli serviva un doppiatore per J.A.R.V.I.S.. Ricordo le sue parole: “Ho bisogno di qualcuno senza personalità che dia la voce ad un computer. Mi sei venuto in mente tu”. Scoppiai a ridere e accettai. Tempo dopo, a un punto della mia carriera in cui mi sembrava di non andare da nessuna parte, la Marvel mi ha chiesto di diventare Visione e, a parte trovarmi della vernice rossa sulla nuca di tanto in tanto, ne sono orgoglioso. I set Marvel sono talmente fuori scala, così folli, che mi hanno regalato l’emozione della prima volta che ho messo piede su un set…».

2016: al trucco per diventare Vision in Avengers: Infinity War.

JOHN CASSAVETES «Arrivati a questo punto vorrei poter dire che sono diventato attore per via dei film del grande John Cassavetes, ma non è così. Senza dubbio il suo lavoro mi ha ispirato ad andare a scuola di recitazione e a spingermi su questa strada, ma il reale motivo per cui ho scelto questa carriera è stato Star Wars. L’ho visto al cinema nel 1977, avevo sei anni e ricordo di come la mia grigia vita londinese venne catapultata in una galassia lontana lontana. Da allora tutto è cambiato…».

2001: con Heath Ledger in posa sul set de Il destino di un cavaliere.

THE GOOD RON «La persona in assoluto più buona e gentile del mondo? Ron Howard, nessun dubbio. Impossibile non piaccia a qualcuno. Poi basta lavorarci per vedere come sappia creare un clima disteso sul set e lasciare agli attori la libertà di sbagliare. Senza di lui il mio villain di Solo avrebbe avuto una voce profonda e qualche sfumatura in meno. Ron mi ha dato sempre tanti consigli, anche quando mi sono cimentato alla regia, con un entusiasmo e una passione senza precedenti. Gliene sarò eternamente grato».

2018: con Ron Howard sul set di Solo: A Star Wars Story.

CINEMA O TV? «Ho girato Manhunt due anni fa e sono molto soddisfatto di questa esperienza ed entusiasta delle possibilità della tv. Se avessimo portato la stessa storia al cinema sarebbe diventato un thriller, la classica caccia al mostro. Invece qui, puntata dopo puntata, si è trasformato in un dramma che ci ha mostrato il privato del detective ma anche del cattivo, scavando nelle motivazioni e aprendoci mondi complessi sulle loro vicende. Spero di tornare presto alla TV o in qualche serie su una piattaforma streaming».

2016: Paul Bettany nei panni di Ted Kaczynski in Manhunt: Unabomber

LA REGIA «Ho girato un film da regista, Shelter, proprio perché un giorno Ron mi chiese che stavo aspettando a debuttare, a provare a dirigere. Lui ha fatto lo stesso percorso, da attore a regista, ma non ero convinto. Poi ho trovato la storia giusta, ho convinto Jennifer (Connelly, la moglie, nda) a seguirmi e sono partito, chiedendomi cosa volessi raccontare. Era il periodo dell’urgano Sandy: un giorno mi sono accorto che gli homeless che vivevano vicino a casa nostra erano spariti: mi ero reso conto di loro solo per la loro assenza».

2016: con Jennifer Connelly sul set di Shelter.

IO E JENNIFER «Come ho detto in una puntata di Larry King io e Jennifer non abbiamo mai davvero avuto un appuntamento. In un certo senso ho iniziato ad amarla al cinema, negli anni Ottanta, grazie a film come Labyrinth e C’era una volta in America. Poi ci siamo conosciuti sul set di A Beautiful Mind ed è cominciato tutto, ma ho deciso che l’avrei sposata l’11 settembre del 2001: ero in Toscana, stavo passeggiando in questo piccolo centro e ho visto tutta questa gente fuori da un locale. Pensavo ci fosse una partita, che la stessero seguendo. Così mi sono avvicinato, in tempo per vedere arrivare il secondo aereo. Lì è cambiato tutto. Sono tornato a casa e ho cercato in tutti i modi di chiamarla per dirle che volevo sposarla. Così è stato».

I film di Paul Bettany da vedere su CHILI | Sono molti, da Master and CommanderDogville, ma il nostro consiglio è di optare per due film inglesi meno conosciuti, ma meritevoli di riscoperta come Gangster No 1 e Blood.

Lascia un Commento

SPECIALE | La nostra guida per vedere su CHILI la stagione finale de Il Trono di Spade

Da Emilia Clarke a Sophie Turner | L’ultimo atto de Il Trono di Spade va in scena su Instagram