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Opera Prima | Se un documentario racconta l’esordio di Monicelli, Bertolucci, Wertmüller…

Sei registi per altrettanti debutti dietro la macchina da presa raccontati da Tayu Vlietstra

opera prima
Bernardo Bertolucci. Uno dei registi protagonisti di Opera Prima

ROMA – Tutto è nato da una chiacchierata a pranzo. Tayu Vlietstra, allievo di Bertolucci, va a casa del suo Maestro per mostragli Il Palio riflesso dell’anima, il suo ultimo lavoro realizzato per la Rai. E, come sempre, i due finiscono a parlare di cinema. Più in particolare de La Commare Secca, film d’esordio di Bertolucci, tratto da un soggetto di Pasolini, realizzato quando il regista aveva solo 21 anni. Da questa conversazione nasce l’idea di Opera Prima, documentario di Vlietstra in Concorso al 25. Terra di Siena International Film Festival (presentato il 28 settembre alle 18:30 al Nuovo Cinema Pendola). Un’indagine attorno agli esordi cinematografici di sei grandi registi italiani: Mario Monicelli, Bernardo Bertolucci, Lina Wertmüller, Marco Bellocchio, Liliana Cavani e Francesca Archibugi.

Opera Prima
Lina Wertmüller in una scena di Opera Prima

Parte così, in poco più di un’ora, un viaggio attraverso sei cineasti e altrettanti film che hanno contribuito a segnare la Storia del cinema italiano: Totò cerca casa, La Commare Secca, I basilischi, I pugni in tasca, Francesco d’Assisi, Mignon è partita. Ogni titolo segna un’epoca, un passaggio, una rivoluzione narrativa e linguistica. Vlietstra lascia che i suoi interlocutori ritornino indietro con la memoria e ricordino come quei debutti dietro l’obiettivo presero forma. Dalla coppia Monicelli/Steno che firmò un successo al botteghino grazie a una storia che parlava ad un’Italia in macerie del sogno di un uomo di avere una casa tutta sua fino alla paura della Wertmüller di consegnare la sceneggiatura ai produttori perché spaventata di non essere all’altezza di quel compito.

Una scena de I pugni in tasca di Bellocchio mostrata in Opera Prima

In mezzo sequenze tratte da quelle opere prime che parlano di un cinema che non c’è più e le confessioni e riflessioni di sei registi che tra timori, emozioni e aspettative raccontano come tutto è iniziato. Un documentario dal valore simbolico e culturale importante che cristallizza non solo una pagina fondante del nostro cinema – che, come sottolinea Liliana Cavani, al tempo non sufficientemente valorizzata rispetto al fantasma onnipresente del Neorealismo – ma anche le parole di registi come Monicelli e Bertolucci che oggi non ci sono più. Opera prima è un documentario/confessione che ci ricorda l’importanza di lanciarsi anche quando non crediamo di essere pronti e delle possibilità. Quelle che diamo a noi stessi e quelle che ci vengono date.

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