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My First Film | Odessa Young, Zia Anger e un film sperimentale sul fallimento

Un esordio meta-cinematografico tra passato e presente, realtà e finzione. Disponibile su MUBI

Odessa Young in una scena di My first film di Zia Anger: Disponibile su MUBI
Odessa Young in una scena di My first film di Zia Anger: Disponibile su MUBI

ROMA – È un oggetto strano il debutto alla regia dell’artista americana Zia Anger, un oggetto sospeso tra cinema documentaristico, sperimentale, meta-cinematografico e coming of age: My First Film ambiziosamente e forse addirittura provocatoriamente, si mette alla ricerca di un modello e forma cinema, che non solo non siamo più soliti vedere, perciò incapaci di decifrarlo appieno, ma anche categorizzare. Non è un documentario, lo sottolinea per certi versi la protagonista Vita (ritroviamo una strepitosa Odessa Young, dopo le ottime prove di Shirley e Secret Love), che servendosi di una tastiera comunica un po’ con sé stessa e un po’ con gli spettatori, spiegando loro ciò che di lì a poco verrà, seppur in costante mutamento.

Una scena di My First Film
Una scena di My First Film

Neppure cinema sperimentale: «È qualcosa alla John Waters?», chiede Vita ai produttori che nelle primissime scene la contattano poiché interessati al suo stile e ad un ideale progetto, rispondendole immediatamente: «Ma no, niente del genere». Eppure lo è. Medesimo discorso per il meta-cinematografico e il coming of age, nonostante di fatto ne ripercorra stilemi e tracce narrative. Insomma, My First Film nega a sé stesso la propria natura, talvolta dichiarandola apertamente, altrimenti celandola, camuffata questa volta da dramma intimista/esistenziale su di una giovane donna, che ancora non ha rintracciato la propria via nel mondo, dispersa dunque nel caos dei sentimenti e delle volontà.

My First Film, un film di Zia Anger: Disponibile su MUBI
Cinema nel cinema. Un altro momento di My First Film.

Da una parte c’è una appassionata autrice agli inizi, che tutto vuole fuorché vivere, preferendo senz’altro rintanarsi nel potere delle immagini e dell’illusione filmica, al punto tale da scegliere accuratamente una sostituta ideale, Dina (Devon Ross), colei che ben presto diviene alter ego, se non addirittura doppio della stessa Vita. Dall’altra c’è un’adolescente turbata ed estremamente riflessiva, che dopo aver perduto l’innocenza, un po’ per questioni familiari e un po’ per questioni sentimentali, non desidera altro che un riconoscimento, una conferma d’esistenza, che nel film da realizzare rintraccia il proprio nido, la propria fuga e in conclusione, il proprio inferno.

Odessa Young in una scena di My First Film
Odessa Young in una scena di My First Film

È curioso, in pochi mesi due film estremamente atipici, convincenti e bizzarri si sono posti il medesimo interrogativo: è meglio vivere nelle e tra le immagini, oppure nel mondo reale, con tutto ciò che ne consegue? My first film, preceduto dall’inquietante e notevole I Saw The Tv Glow di Jane Schoenbrun però, conduce oltre l’indagine, soffermandosi sull’incapacità di amare davvero, di non riuscire a comprendere sé stessi e così gli altri, sorvolando sui sentimenti e le emozioni, come fossero fantasmi spaventosi da allontanare accuratamente, distanziandosene sempre più. Vita infatti non sa e non può scegliere l’amore, tutto ciò che può fare è lasciare che accada, trattando il proprio corpo come strumento di scoperta ed esperimento, da testare, danneggiare e poi riparare.

Un momento del film
Un momento del film

Non è casuale infatti che My first film, dunque Zia Anger, sia stato capace di raccontare e riflettere sulla questione della gravidanza giovanile e poi dell’aborto come mai accaduto prima. Lo sguardo di Anger non è né tragico, né morboso, piuttosto incredibilmente affettuoso, sentito e profondo. Il cinema salva le nostre vite, sembrano suggerirci Zia Anger ed il suo cast di giovanissimi talenti, però è sempre bene e necessario aprire gli occhi, condurli al di là e oltre lo schermo e osservare la vita fuori, la strada, i freaks e la perdizione giovanile, che non è mai definitiva e spietata, piuttosto curativa. My first film è un vero e proprio invito a perdersi, un po’ negli amori che nascono e per futili motivi finiscono, un po’ tra le immagini fortemente metaforiche, dialoganti e significative del cinema e un po’ nella vita, che è fatta di bellezza e di bruttura, di serenità e di caduta.

Odessa Young in una scena del film
Odessa Young in una scena del film

Accettiamo dunque la caduta, la necessità del fallimento e non allontaniamola come spesso accade con gli spettri del passato e di tutti quei sentimenti che non intendiamo affatto riconoscere e meno che mai elaborare. Sulla bellezza dell’io perduto, della femminilità e della ragione che più di ogni altra ci permette di mantenere la barra dritta e la macchina da presa alzata, lo sguardo del mondo che si sofferma su di noi, presentandoci immediatamente l’imprevedibilità del caos, del destino e del caso. Lasciamo che accada, perché c’è tempo per comprendere, perché c’è tempo per vivere.

 

 

 

 

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