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Da Venezia a Venezia | James Gray torna al Lido venticinque anni dopo

Da Little Odessa a Ad Astra: il regista e una nuova sfida. Che potrebbe finalmente portarlo all’Oscar

James Gray alla Mostra. La prima volta fu nel 1994 con Little Odessa.
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VENEZIA – In fondo per lui iniziò tutto da qui: era il 2 settembre del 1994 quando James Gray portò al Lido il suo primo film, Little Odessa, ripartendo poi per New York con un Leone d’argento in valigia e il futuro assicurato. Venticinque anni dopo il regista americano porta Ad Astra, sci-fi ambizioso con il socio e amico Brad Pitt: «Un film in cui abbiamo cercato di raccontare una storia piccola, personale, che avesse come sfondo però il macrocosmo, l’infinito». Senza dubbio uno dei più grandi registi americani viventi ma anche, ingiustamente, uno dei meno celebrati (un consiglio: recuperate subito Two Lovers). Non a caso Ad Astra guarda direttamente a Joseph Conrad e al suo Cuore di Tenebra, ma anche ad Apocalypse Now, tra musica sinfonica e filmini in 16mm, tanto che in molti già scommettono sulla nomination agli Oscar (e sarebbe la prima per Gray).

James Gray durante la conferenza stampa di Ad Astra.

IL MITO – «Una delle cose che preferisco del cinema è la combinazione di tutte le arti, dal teatro alla letteratura, dalla pittura al dramma. Sarò un nostalgico ma credo molto nella narrativa e mi piace rubare dai grandi del passato come Joseph Conrad. Così quello che è vecchio torna nuovo. Qualcuno potrebbe dire che è retorico, ma io volevo usare dei temi e degli elementi archetipici che non hanno tempo perché credo nella forza del mito».

ad astra
E dopo Ryan Gosling, ecco anche Brad Pitt nello spazio.

LA SINCERITÀ – «In qualsiasi lavoro credo sia necessaria la sincerità. Non dobbiamo preoccuparci di essere simpatici a tutti, ma solo di essere onesti con noi stessi. Questa la funzione dei creativi: essere veri nei confronti di noi stessi e degli altri. Nel rapporto che ho creato sul set con Brad (Pitt, nda), ho potuto vedere cosa c’era in lui come attore. È questo il potere del cinema».

Gray con Liv Tyler, Ruth Negga e Brad Pitt al photocall.

LO SPAZIO – «Anni fa vidi un documentario sugli astronauti della missione Apollo 16. Erano riprese in 16 mm degli astronauti nello spazio. Non c’erano stelle ma una distesa nera in cui spuntava un puntino azzurro: la Terra. Ricordo che mi ritrovai a pensare a questi uomini che avevano avuto la possibilità di vedere il nostro pianeta da quella prospettiva inedita immersa in un nero che tocca l’animo. È da lì che ho iniziato a pensare per ricreare quell’atmosfera».

Gray con Ruth Negga, Liv Tyler e Pitt a Venezia.

LA COLONNA SONORA – «Mentre lavoravo al film ero ossessionato dalla musique concrète, ovvero la musica contemporanea di metà Novecento. Ci sono delle sequenze in Ad Astra in cui la musica sembra quasi un’ecografia. Alcuni suoni non sono volutamente evidenti. C’è una scena in cui in sottofondo si ascolta la voce di Tommy Lee Jones che ripete: “Amo mio figlio”. Questo è quello che accade quando si lavora con la musica sinfonica: si scinde da alcuni stereotipi».

  • Qui il trailer di Ad Astra, in sala il 26 settembre

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