ROMA – Letteralmente, un film di scommesse. Morbius, diretto da Daniel Espinosa, e prodotto per l’universo Sony di Spider-Man (quello che contiene Venom, per intenderci), scommette forte sul carisma enigmatico di un personaggio (semi)sconosciuto, scommette su di una messa in scena costruita per un pubblico ben stabilito e, soprattutto, scommette sul fatto che la scienza, per definirsi tale, deve sapersi prendere dei rischi. Per questo, pur essendo un cinecomic (vecchio stile), quello di Espinosa diventa – sotto traccia – un film dal retrogusto attuale, nonostante sia stato scritto e girato prima del 2020. Il motivo? Beh, ci sono i pipistrelli, c’è una malattia incurabile e ci sono le controindicazioni di un siero (davvero…) sperimentale.

Effettivamente Morbius è anche un film di ricerca: la ricerca scientifica che si scontra con l’etica, la ricerca di un posto nel mondo e la conseguente accettazione della propria dimensione, che va a scontrarsi con il rimorso di aver compiuto un abominio. È questa la caratterizzazione riassunta del geniale biochimico Michael Morbius (Jared Leto, tenuto dal regista costantemente in scena) che, sopraffatto dalla malattia sanguigna di cui soffre, cerca di guarirsi tramite un esperimento che conduce direttamente sulla sua pelle. Questo causa un cortocircuito non da poco, facendolo diventare una sorta di pipistrello vampiro bisognoso di sangue; un mostruoso umanoide notturno tormentato dal terribile sbaglio commesso. Ma il vero problema, per Morbius, è la generosità: infatti anche il suo amico d’infanzia Loxias (Matt Smith) soffre della stessa malattia, e potrebbe approfittare del controverso siero.

Senza regalare particolari picchi (anche se la citazione a Murnau è davvero riuscita), Morbius è un cinecomic tarato e appositamente pensato per un pubblico che va dai tredici ai sedici anni, offrendo loro due ore scarse di intrattenimento purissimo. C’è il weird, c’è un velo cringe, troviamo una discreta dose di horror e, al contrario di Venom, è totalmente assente il fattore humour. Per questo il film di Espinosa somiglia incredibilmente ai cinecomic Anni Novanta (e questo non è necessariamente un male, anzi…), quelli che non si prendevano sul serio e non smaniavano per essere considerati cinema di seria A. Ecco, il film con protagonista Jared Leto è un eclatante B-Movie che ci riporta al tempo dei blockbuster (e del Blockbuster), tra scene d’azione, sequenze confinate e spiazzanti svolte narrative.

Proprio come quei film (che hanno segnato la “maturazione” del pubblico nato alla fine degli Anni Ottanta), in Morbius aleggia una preponderante oscurità che riflette le dinamiche di uno degli antieroi Marvel meno citati. Sviluppato nel 1971 da Roy Thomas e Gil Kane come fosse una sorta di meta-vampiro, il personaggio rifletteva lo spirito di un’epoca a metà tra l’avanguardia scientifica e il misticismo di un futuro ignoto, marcatamente segnato dal retaggio della Guerra Fredda. L’aspetto più pop della vicenda riguarda però l’idea originale di Stan Lee di sviluppare una specie di Dracula. Estremamente tragico e tormentato, Morbius è dunque entrato – più o meno – nell’avventurosa storia dei cinecomic, con un film che va preso essenzialmente per quello che è, senza starci troppo a pensare. E in fondo, a noi, va benissimo così.
Qui il trailer del film:
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