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Megalopolis | New Rome, l’America e il folle giocattolo di Francis Ford Coppola

Pazzo, scostante, onirico, eccessivo, allucinato? Sì. Un altro punto di vista su un film controverso

Megalopolis
Cult o flop? Adam Driver e il peso delle recensioni di Megalopolis.

ROMA – Si è detto e scritto molto su Megalopolis, ultima sfortunata e sgangherata fatica di Francis Ford Coppola. Eppure ciò che nessuno ha detto, o scritto, è che il progetto di una vita di uno dei più grandi registi della storia del cinema, altro non è che un enorme e costosissimo capriccio tipico dell’anzianità. Perfino associabile ad un recente caso nostrano, con il quale Megalopolis condivide ben più di qualche elemento. Infatti, seppur Coppola abbia dovuto investire circa 140 milioni di dollari tra costi di produzione e promozione, del suo enorme kolossal sembra importare unicamente ai cinefili, agli studiosi e così ai grandi fan, di chi un tempo ha firmato titoli come Il padrino e Apocalypse Now. Un capriccio travestito da sogno sfarzoso, che diviene a sua volta una vera e propria urgenza narrativa, per un autore di 85 anni, che ancora non sembra voler accomiatarsi né dal suo pubblico, né dall’amata macchina da presa.

Ed ecco Gotham..anzi, no, New Rome.

Colei che nel corso di un’intera vita è stata per Coppola, fidata consigliera, musa ispiratrice, compagna e amica. Così dopo una genesi travagliata, dalle decennali radici e dalle moltissime e recenti cadute – basti pensare alle numerose accuse di molestie sessuali ricevute e denunciate sul set – Megalopolis giunge fino a noi e ciò che ci restituisce in prima battuta, è sostanzialmente una proiezione onirica e utopistica di un eventuale Nuovo Mondo Americano nel quale lo stesso Coppola avrebbe certamente desiderato vivere. Non potendo farlo, il cinema diviene per quest’ultimo, rifugio e luogo di conforto, seppur estremamente rischioso, considerata la scommessa e l’investimento non soltanto economico, ma anche emotivo e fisico, oltreché di immaginazione. Coppola non sembra esserne sprovvisto, non ancora.

Megalopolis
Adam Driver è Cesar Catilina in Megalopolis.

Peccato dunque che molte delle intuizioni visive e narrative di Megalopolis, appaiano come delle vere e proprie bozze in via di definizione, quasi come fossero schizzi infantili, proposti e messi lì, in attesa che prendano vita, nonostante di vita ne abbiano davvero poca. Ci ricorda qualcosa? E se aggiungessimo Mafia International? Adrian infatti, vero e proprio capolavoro di televisione fallimentare, facente parte del filone animato, nonché futuristico/distopico, firmato da Adriano Celentano, al pari di Megalopolis, appariva fin dai primissimi istanti di conversazione sulla sua apparente genuinità, niente meno che un’infantile – oppure senile? – rincorsa di un capriccio. Dunque un evidente fallimento economico, a fronte di un investimento decisamente sproporzionato, soprattutto in relazione al suo scarso e ridicolo contenuto effettivo.

Megalopolis
Sì, c’è anche lui: Shia LaBeouf nel ruolo di Clodio Pulcher.

E invece? Invece Megalopolis di contenuto ne ha in abbondanza, dunque l’enorme problema lo si rintraccia nella totale incapacità di saperlo sfruttare appieno, nonostante il cast e le premesse senz’altro interessanti. Questo perché risulta talmente indeciso e scomposto, da trovarsi molto più a suo agio con il cinema antologico, anziché con quello canonico. Ci sono infatti strati e volti di questo film, molti dei quali inavvertitamente grotteschi, comici e deliranti, da sorvolare perfino la questione della funzionalità. Ci sono, eppure non dovrebbero. Tanto da spingere il pubblico – più e più volte – a porsi quesiti come: ma si tratta davvero di Coppola o lo sto immaginando? Complesso stabilire l’ipotesi peggiore. Si può dire però che la natura di Megalopolis in qualche modo, viene perfino dichiarata a favor di camera, dal Franklyn Cicero (interpretato da Giancarlo Esposito), sindaco gloriosamente conservatore di New Rome. No, non è un trip allucinato, Coppola ha davvero trasferito l’Antica Roma, in un’America futuristica, più degradante, conflittuale e idiota.

Giancarlo Esposito nel ruolo del corrotto sindaco Franklyn Cicero.

Nel corso di un’importante sequenza, Cicero avverte il Cesare Catilina di Adam Driver dicendogli: «Le utopie mutano sempre in distopie. Preannunciando dunque la caduta». Coppola ha fatto lo stesso con sé e con noi, poiché Megalopolis è quel giocattolo al quale non avrebbe mai potuto rinunciare, pur osservandone le fragilità e l’inevitabile fine. Non importa se crolla in mille pezzi, ciò che importa è il divertimento e il tempo che quell’esperienza richiede, rispetto al quale siamo invitati a lasciarci andare, senza realmente volerlo. Un cinema degli eccessi strabordante e privo di identità, poiché affogato nella CGI e nelle bozze in via di definizione, che senz’altro portano a casa un imprevedibile risultato: aver citato senza neppure saperlo, il miglior cinema di sempre dei fratelli Vanzina, proprio come accaduto all’ultimo Polanski. Date una chance a Megalopolis, non vedrete – e vedremo – mai più niente di così pazzo, sregolato e fuori dal tempo.

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