ROMA – Ci lascia un’altra leggenda: Max von Sydow. Novant’anni compiuti, da oltre settanta sul set: nato a Lud, in Svezia, nella sua filmografia ha attraversato qualsiasi genere, passando dal grande schermo alle serie. Emblematico però rimane ora e sempre il punto di partenza, diretto da un genio come Ingmar Bergman in quel capolavoro che è Settimo Sigillo del 1957, dove interpretava un cavaliere che sfidava la Morte a colpi di scacchi: “Questa è la mia mano, posso muoverla, e in essa pulsa il mio sangue. Il sole compie ancora il suo alto arco nel cielo. E io… Io, Antonius Block, gioco a scacchi con la Morte”.

Quel film, per lui, era praticamente l’esordio: voce impostata, fisico notevole, sguardo inconfondibile. Bergman, dopo Settimo Sigillo, lo diresse altre dieci volte, facendolo conoscere anche a Hollywood, dove accettò sfidando i rischi del caso il ruolo di Gesù in La più Grande Storia Mai Raccontata, finendo poi per essere diretto da William Friedkin in uno dei ruoli cult della storia del cinema: Padre Merrin in L’Esorcista.

Poi, ecco gli oltre cento film della carriera, diretto dai più grandi: Martin Scorsese, Wim Wenders, John Huston, Ridley Scott, Woody Allen, Sydney Pollack – che ne I Tre Giorni del Condor lo inizò al ruolo del cattivo –, Steven Spielberg, David Lynch, Francesco Rosi, Dario Argento. Cinema d’autore, grandi classici ma anche tanto pop: è stato Lor San Tekka in Star Wars: Il Risveglio della Forza e Three-eyed Raven ne Il Trono di Spade. La morte di Max von Sydow è stata riportata dalla moglie Catherine, documentarista con una nota: “Con infinita tristezza annunciamo la scomparsa di Max von Sydow, l’8 marzo 2020”.
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