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Margherita Vicario: «Io, tra l’estetica, il cinema e l’immaginazione di chi ascolta»

L’estetica, il film, il palco, i videoclip: la nostra intervista alla cantate e attrice romana

Margherita Vicario
Margherita Vicario

ROMA – Una rivoluzione fatta di immagini, suoni, colori. L’estetica da una parte, la sostanza dall’altra, in mezzo il potere assoluto della musica, quell’elemento capace di abbattere le regole, le barriere, gli schemi. Così, in un caldo pomeriggio che apre l’ottobrata romana, abbiamo chiacchierato via telefono con Margherita Vicario, artista che da sempre unisce e mescola la musica alla recitazione. Intervista che coincide con il suo speciale concerto Cosa vuoi che ne capiscano son bambini! – dedicato a bambine e bambine dai 7 anni in su e alle loro famiglie – facente parte del progetto Line Up! di Romaeuropa, ovvero una serie di concerti tutti al femminile.

E allora, non possiamo che chiederle com’è nata l’idea di questo live: «Ho notato che nei miei concerti ci sono sempre dei bambini. Alcuni stanchi, alcuni in braccio, alcuni che mi portano i disegni nel backstage», ci ha detto la Vicario, «e Romaeuropa è l’occasione per realizzare un concerto pensato esclusivamente per loro, con una sezione di fiati che arrangiano i miei brani. Canterò con e per i più piccoli…». Margherita Vicario ha scritto e interpretato alcuni brani per colonne sonore di serie tv e di film – l’ultimo per il documentario The Rossellinis –, dunque le domandiamo qual è la sua colonna sonora preferita: «Ti dico quella di Se Mi Lasci ti Cancello di Jon Brion, e anche quella di Euphoria, anche se la serie non mi è piaciuta…».

Dopo la colonna sonora, un pensiero al mondo della regia dato che Margherita Vicario ha diretto un corto, Se Riesco Parto, e un suo videclip, Per un Bacio: «Io alla regia di un film? Non escludo nulla, può essere un modo per raccontare qualcosa. E tra le mie registe preferite scelgo Valérie Donzelli». Poi ci agganciamo al suo primo ricordo cinematografico: «Fu Frankenstein di Mary Shelly con Robert De Niro. Ci portò mio padre, io e mia sorella. Avemmo una paura tale che ci portò fuori dopo venti minuti. Stavo mangiando le gomme alla cannella e, per dieci anni, non le ho più toccate perché mi ricordavano quell’esperienza! Qualche anno dopo si è fatto perdonare, portandomi a vedere Titanic…». Invece, l’esordio d’attrice risale al 2012, quando prese parte a To Rome with Love di Woody Allen: «Era una parte piccola, ma ricordo l’enormità della produzione. Ho capito le differenza tra il cinema italiano e quello americano. Ero in scena con Woody Allen, e fu un’emozione».

A proposito della “nostra” Roma, ci dice che «Se penso a Roma al cinema penso all’Accattone di Pier Paolo Pasolini…». Tornando sulla musica, Margherita ha recentemente pubblicato il suo primo disco, Bingo, che contiene anche i singoli precedenti, e con Francesco Coppola ha realizzato una serie di video bellissimi e molto diversi tra di loro. Dunque, in chiusura, le domandiamo che ruolo ricopre l’estetica nei suoi progetti musicali, magari ispirata agli autori cinematografici che fanno dell’estetica il punto di riferimento: «Nella dimensione live l’estetica è una cosa che devo sperimentare ma conto molto nell’immaginazione di chi ascolta, l’influenza cinematografica e visiva però c’è nei videoclip: la forma in tre minuti arricchisce la sostanza. È un aspetto a cui tengo, in fondo è un messaggio nel messaggio».

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