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Léa Seydoux: «France, il mondo dei media e un film sul senso della vita»

L’attrice racconta il film e il rapporto con il regista Bruno Dumont. Dal 21 ottobre nelle sale italiane

Léa Seydoux è una famosa giornalista in France di Bruno Dumont
Léa Seydoux è una famosa giornalista in France di Bruno Dumont

MILANO – France è una giornalista e il volto di una delle principali reti di news francesi. Una vera e propria star che tutta l’opinione pubblica conosce: dai dibattiti politici ai reportage di guerra, il volto che compare sullo schermo è quasi sempre il suo. France è la protagonista, che presta anche il suo nome al titolo, del film di Bruno Dumont presentato lo scorso luglio al Festival di Cannes. La donna ha il volto di Léa Seydoux, e la sua storia arriva finalmente nelle sale italiane. France è una riflessione sul mondo dei media e sul giornalismo, ma non solo. È anche il profondo viaggio dentro sé stessa di uno dei personaggi di punta di quel sistema a volte così corrotto e senza scrupoli. La vita della giornalista, infatti, viene stravolta dopo un incidente d’auto, costringendola a rimettere in gioco tutto quello che pensava di sapere. In occasione dell’uscita del film, abbiamo incontrato Léa Seydoux via Zoom, che ha raccontato del suo rapporto con il film e il regista, tra il carattere di France e quegli aspetti che le accomunano.

Léa Seydoux
Léa Seydoux

IL FILM – «Secondo me il film non è solo una critica sui media e il giornalismo. Penso che il soggetto sia molto più profondo e che abbia a che fare con il senso della vita. France è una giornalista e fa parte di questo sistema capitalistico. Lavora per la rete ma in qualche modo è anche una vittima del sistema ed è a causa di questo che vediamo la sua alienazione. A un certo punto decide di voler dare un senso alla sua vita, ecco perché dopo l’incidente rivaluta tutto. Si sente in colpa, perché la causa di quello che è successo è anche la sua posizione sociale e vuole redimere i suoi peccati. Quando incontra questo ragazzo, crede in questo nuovo amore e poi scopre che lui l’ha tradita. È il circolo vizioso della vita, tutto si ripete. Ci sono cose in cui credi davvero, e poi ti rendi conto che non sono come credevi ma la vita deve andare avanti. Il punto è il suo viaggio interiore e psicologico. È un film metafisico, più che una critica sulla stampa.»

FRANCE – «La vedo un po’ come la protagonista di un fotoromanzo. Non ho lavorato personalmente ai costumi ma Bruno voleva rendere il suo look quasi esasperato, come se fosse una caricatura, per mostrare poi cosa c’è in realtà sotto, la profondità che c’è dietro. È stato anche divertente recitare in questo modo ed essere un po’ estrema. France piange, si dispera, è drammatica, ma sotto sotto è anche vulnerabile. Il nostro obiettivo era mostra tutta la fragilità che si nasconde dietro la sua immagine.»

léa seydoux
Léa Seydoux nei panni di France, diretta da Bruno Dumont

LA SOLITUDINE – «In qualche modo questo personaggio potrebbe essere me, anche se io non vivo in un fotoromanzo. È vero, a volte ci può essere questo senso di solitudine. Sia io che France siamo famose e per me è quasi un paradosso, perché le persone mi conoscono ma io spesso mi sento sola. E lei è come me. È amata da tutti, è una grande star, ma poi dietro i riflettori non ha una vera e propria relazione con suo marito o suo figlio. L’unica vera connessione che ha è con la famiglia del ragazzo, con cui improvvisamente vuole avere un rapporto. Non sono esattamente come France, ma posso capire il fatto che voglia dare un senso alla sua vita.»

IL RAPPORTO CON LA FAMA – «Quando diventi famosa per alcune persone diventi un’immagine. La gente per strada vuole una foto con te e a volte non realizzano che c’è anche qualcuno dietro quell’immagine, una persona vera e non solo un’idea. Tutto sommato però la mia vita è sopportabile. Alcuni sono così famosi da non poter nemmeno camminare per strada, il che diventa davvero problematico perché in qualche modo perdono la loro libertà. Per me non è esattamente così, posso ancora avere una vita. La vita di France è più estrema.»

Léa Seydoux sul set di France

L’IRONIA – «A tratti girare questo film è stato molto comico e mi sono divertita molto, ad esempio nella scena con Macron. Forse farò più commedie in futuro, mi è piaciuto esplorare questa parte di me. In questo film l’ironia è un po’ estrema e viene spinta più lontano ma Bruno mi ha detto di fare ciò che volevo. Lavorando con lui mi sono sentita molto protetta, come se davvero potessi fare qualsiasi cosa. Mi sono sentita molto libera e non ero ossessionata dalla mia performance. Di France mi piace anche la sua parte comica, è un po’ come se si prendesse in giro. Tutto il tempo giocavo con la mia immagine e mi è piaciuto.»

ISPIRAZIONI – «Ci sono molti attori che ammiro. Di solito mi ispiro più ad attori che ad attrici perché non sono ossessionati dalla questione della seduzione. Mi sembra che le attrici, per la maggior parte del tempo, siano oggettificate e sessualizzate mentre lo stesso non accade per gli uomini. Quindi da attrice mi piace il fatto che non sono oggettificata allo stesso modo, mi piace potermi liberare di quel tema della sessualità. Ad esempio amo Jean-Paul Belmondo, lo ammiro molto. Mi piace il suo charme e quell’aria un po’ da strega che aveva.»

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Qui il trailer del film:

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