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L’Arma dell’Inganno – Operazione Mincemeat | Colin Firth e una spy story incredibile e vera

Nel film di John Madden la svolta assurda (e fortunata) che cambiò il corso della II Guerra Mondiale

L'Arma dell'Inganno – Operazione Mincemeat | Colin Firth e una spy story incredibile e vera
L'Arma dell'Inganno – Operazione Mincemeat | Colin Firth e una spy story incredibile e vera

ROMA – La Seconda Guerra Mondiale, si sa, è un infinito raccoglitore di storie e racconti. Alcuni brutali e drammatici, altri stracolmi di speranza oppure, come in questo caso, al limite dell’impossibile. Impossibili eppure talmente reali che hanno addirittura cambiato il corso degli eventi. Da questo concetto si sviluppa L’arma dell’inganno – Operazione Mincemeat di John Madden war movie mascherato da spy story (o viceversa) nonché basato sul libro di Ben Macintyre che, appunto, ripercorre una delle svolte più assurde e risolutive del Secondo Conflitto Mondiale. Riassumendo la trama: ci troviamo nel 1943, anno cruciale. Gli Alleati devono assolutamente spezzare la morsa di Hitler, intento a schiacciare l’Europa entrando dalla Sicilia.

Matthew Macfadyen e Colin Firth in L'Arma dell'Inganno – Operazione Mincemeat
Matthew Macfadyen e Colin Firth in L’Arma dell’Inganno – Operazione Mincemeat

Come fare? Una vittoria del Führer sarebbe la fine del mondo libero, e allora due ufficiali dell’intelligence britannico, Ewen Montagu (Colin Firth, sempre impeccabile) e Charles Cholmondeley (Matthew Macfadyen), hanno un’intuizione: sfruttare un cadavere – e annessi documenti falsi – per creare una sorta di diversivo in grado di confondere la strategia dei Nazisti. L’uomo, morto suicida, era un gallese Glyndwr Michael, divenuto inconsapevolmente eroe di guerra e seppellito a Huelva con onori militari. Una vera e propria esca, oltre ad una notevole quantità di fortuna, dietro la più incredibile operazione d’inganno, qui raccontata tramite un’opera che – appunto – fa decisamente leva sull’epica e sui dialoghi ponendo poi l’attenzione sulle tante figure fondamentali che, durante le guerre, agiscono nell’ombra.

Matthew Macfadyen e Colin Firth in L'Arma dell'Inganno – Operazione Mincemeat
Una scena del film

Perché, come ci dice L’arma dell’inganno – Operazione Mincemeat ci sono sempre due guerre: quelle visibili e quelle invisibili. E sono proprio quest’ultime quelle che decidono il destino di un soldato, di un esercito o di un’intera nazione. Esempio perfetto quello de L’arma dell’inganno – Operazione Mincemeat che, con aplomb tipicamente britannico, ci porta in uno spettacolare e avvincente sottobosco fatto di segreti, intuizioni e nevralgiche alleanze che si diramano tra Londra, la Grecia, la Sardegna e la Sicilia, finendo – pensate un po’ – per essere fonte d’ispirazione di una leggenda della letteratura: Ian Fleming, interpretato nel film da Johnny Flynn. Già perché proprio il papà di James Bond (fu membro della Royal Navy) è stato colui che ha suggerito di adottare l’escamotage – prendendo spunto da un romanzo di Basil Thompson – che, di fatto aprì la strada alla sconfitta del Terzo Reich.

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Qui il trailer del film:

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