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La Treccia | Fotinì Peluso, Laetitia Colombani e le connessioni del destino

Mia Maelzer, Kim Raver e tre donne, tre continenti, un unico fato: Dal 20 giugno al cinema

Mia Maelzer, Fotinì Peluso, Kim Raver e il cuore di La Treccia di Laetitia Colombani, dal 20 giugno al cinema con Indigo Film
Mia Maelzer, Fotinì Peluso, Kim Raver e il cuore di La Treccia di Laetitia Colombani, dal 20 giugno al cinema con Indigo Film

ROMA – India. Smita è una intoccabile. Sogna di dare alla sua giovane figlia un’educazione e farà di tutto pur di farlo accadere. Italia. Giulia lavora nel laboratorio a conduzione familiare che realizza parrucche riutilizzando la “cascatura”, tradizione siciliana di conservare i capelli tagliati o caduti spontaneamente. Canada. Sarah è un avvocato di successo. Quando sta per essere promossa alla direzione dello studio, scopre di avere un tumore al seno. Legate senza saperlo da ciò che hanno di più prezioso, Smita, Giulia e Sarah si ribellano alla sorte che è stata loro assegnata e decidono di lottare, tessendo inconsapevolmente una rete di speranza e solidarietà. La Treccia, un film di Laetitia Colombani con Kim Raver, Fotinì Peluso, Mia Maelzer, dal 20 giugno al cinema con Indigo Film.

Fotinì Peluso in un momento del film
Fotinì Peluso in un momento del film

Prima che opera cinematografica, La Treccia è stato il romanzo d’esordio della stessa Colombani (edito nel 2018 da Editrice Nord). Un autentico caso letterario da oltre 300.000 copie vendute in corso di traduzione in 26 paesi in tutto il mondo, nato quasi per caso da una storia vera. Perché nel pieno della stesura di un soggetto per il cinema, la sua migliore amica comunicandole di avere appena scoperto di essere malata di cancro al seno, che dovrà sottoporsi a chemioterapia, e che avrebbe bisogno di lei per comprare una parrucca. Vale a dire l’arco narrativo principe de La Treccia, brillantemente poggiato sulle spalle di una Raver coraggiosa, fragile e intensa, a cui la vita sembra presentare il conto ma che sceglie di affrontare a testa alta.

Kim Raver in un momento di La Treccia
Kim Raver in una scena de La Treccia

Una linea che vive in simbiosi nei delicati equilibri narrativi de La Treccia, con quelle di Smita di una Maelzer autentica rivelazione e della Giulia di una vibrante Peluso, di cui la Colombani lascia crescere gli archi alla distanza in morbido montaggio alternato e nel ritmo di un romanzo accogliente. Tutte alla ricerca di libertà, del proprio posto nel mondo. Tutte che intraprendono un cammino identitario fatto di sacrificio e dolore, spiritualità e rivelazioni, tra pregiudizi da spezzare e tradizioni da rompere, o per usare le parole della Colombani: «Ciascuna di loro si trova a un punto di svolta e dovrà lottare per emanciparsi, per sfuggire alla morsa in cui la società l’ha imprigionata. I capelli saranno il simbolo e il mezzo grazie al quale riusciranno a liberarsi».

Mia Maelzer: la rivelazione de La Treccia
Mia Maelzer: la rivelazione de La Treccia

A mancare, forse, ne La Treccia, è quel respiro registico che ci aspetterebbe da un’opera di questa portata, che magari non vive di particolari intuizioni in termini d’immagine, ma che viaggia spedita, in armonia, nei suoi archi intrecciati dal caso o più semplicemente dal destino e le sue leggi inviolabili, come manifesto universale e totalizzante di eroine, donne senza nome in grado di cambiare gli esiti del proprio mondo e quello intorno, soltanto servendosi di coraggio e dignità. Gli unici strumenti che servono, a volte, per combattere battaglie titaniche.

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