in

La figlia oscura | Maggie Gyllenhaal e l’altro volto della maternità in un film liberatorio

Adattamento del romanzo di Elena Ferrante, il film è un affresco sincero sulle ombre della maternità

La figlia oscura
La figlia oscura è il debutto alla regia di Maggie Gyllenhaal

ROMA – Nel 2006 Elena Ferrante scrisse un romanzo breve, La figlia oscura, incentrato su una donna, Leda, professoressa di anglistica che durante una vacanza nel sud Italia rievoca la sua dolorosa e conflittuale maternità grazie all’incontro di una giovane madre e sua figlia. Un personaggio che per certi versi ricorda la Lenù de L’amica geniale. Come lei anche Leda ha lasciato la sua famiglia di nascita per affrancarsi da un mondo che le stava stretto e, come lei, ha poi lasciato suo marito e le sue figlie per amore di un altro uomo e il bisogno di ritrovare se stessa. Due personaggi tutt’altro che facili, specie in una società in cui la donna/madre porta sulle spalle il peso di un’immagine santificata e glorificata votata all’amore incondizionato e al sacrificio naturale per i propri figli.

Olivia Colman in una scena del film

Oggi Maggie Gyllenhaal di quel libro ha fatto un film. Il suo debutto alla regia presentato a Venezia 78 che, com’era prevedibile, ha finto per dividere pubblico e critica. Ci vuole coraggio a scrivere un personaggio come Leda e ci vuole coraggio a dagli corpo e voce in un film. Perché letteratura e cinema raramente hanno raccontato personaggi femminili così brutalmente onesti sulla maternità raccontata qui come una responsabilità schiacciante. Ancor di più, come nel caso della protagonista, se la donna e madre in questione è anche impegnata in un lavoro intellettuale/artistico. La Gyllenhaal sposta l’ambientazione italiana del romanzo e sposta l’azione su una piccola isola greca. È qui che Leda (una sempre grande Olivia Colman), professoressa universitaria e traduttrice, ha deciso di trascorrere da sola le sue vacanze.

La figlia oscura
Jessie Buckley è Leda da giovane ne La figlia oscura

Ma su quella spiaggia isolata fa irruzione una rumorosa e numerosa famiglia del Queens di origini greche. Tra di loro c’è anche una giovane madre, Nina (Dakota Johnson), con la figlia piccola desiderosa di continue attenzioni. La dinamica tra le due e una bambola della bambina persa e ritrovata da Leda scatenano nella donna un’ondata di ricordi fatta di senso di colpa, paure e oppressione. Flashback di quando era lei una giovane madre di due figlie – interpretata da una straordinaria di Jessie Buckley – e cercava di trovare un equilibrio tra la maternità e il suo bisogno di realizzarsi professionalmente a differenza del marito. Una bomba pronta ad esplodere che ha portato la donna a chiudersi la porta di casa dietro le spalle senza mai voltarsi per i tre anni successivi.

la figlia oscura
Dakota Johnson ne La figlia oscura di Maggie Gyllenhaal

La figlia oscura è un film doloroso ma anche estremamente liberatorio sulla maternità. Leda ha compiuto una scelta le cui conseguenze continuano a tormentarla a vent’anni di distanza ma quei tre anni di fuga dal suo ruolo di madre non li rinnega. In quei tre anni ha ritrovato la sua bussola interiore e ha potuto esprimere liberamente il suo intelletto. Non è qualcosa con cui si deve necessariamente essere d’accordo. La sua scelta può non essere capita e condivida ma La figlia oscura ci mostra che non sta a noi giudicarla. Ci pensa Leda stessa a “punirsi” quotidianamente per una scelta che non rinnega ma delle cui conseguenze è consapevole.

Una scena del film

Maggie Gyllenhaal per il suo esordio dietro la macchina da presa ha scelto un tema intricato, pieno di implicazioni sociali ed emotive raccontando due madri a confronto che lottano o hanno lottato con lo stesso senso di sopraffazione. Un tema profondamente universale e senza tempo. La maternità per secoli ci è stata raccontata come un istinto naturale, spontaneo, da accettare con una gioia senza riserve o ombre. Ma la maternità oltre a tutte queste implicazioni reali e positive è anche altro. È paura, senso di inadeguatezza, sacrificio, responsabilità, rinunce. E ci sono donne che non riescono o non vogliono esserne fagocitate rinunciando ad esprimere e nutrire anche altre parti di sé. Costi quel che costi.

  • Volete leggere altre Opinioni? Le trovate qui

Qui sotto potete vedere il trailer de La figlia oscura:

Lascia un Commento

La Fattoria dei Nostri Sogni | L’equilibrio della natura e quel documentario da vedere

Tra Due Mondi e la dimensione sociale ed emotiva nel film di Emmanuel Carrère

Tra Due Mondi e la dimensione sociale ed emotiva nel film di Emmanuel Carrère