Un’icona non invecchia, anzi, si consacra. Così, le sessanta candeline di Kevin Bacon, sono solo un nuovo traguardo in una vita ricca di successi professionali – con oltre cento titoli tra cinema e tv – e privati, dato che il felice matrimonio con Kyra Sedgwick (la ricordate in Singles?) dura da più di trent’anni. E, proprio insieme, hanno presentato all’Edinburgh International Film Festival il loro nuovo progetto, Story of a Girl, debutto di lei alla regia, con la figlia Sosie impegnata in veste d’attrice, e il figlio Travis alle musiche. Un gioco di squadra e un affare di famiglia. L’ultimo in ordine cronologico per una leggenda che, da Footloose ad Apollo 13, ha regalato al pubblico film indimenticabili, senza scordare performance strabilianti in series come I Love Dick e The Following. E ad Hollywood non solo come attore ma anche come produttore e regista. E ha molte altre novità ancora in serbo. Ecco cosa ha raccontato a Hot Corn l’attore americano.

60 ANNI DI GLORIA «L’avanzare dell’età? Mi ha reso più libero dalle pressioni di Hollywood, perché ho capito che quello che conta non riguarda l’esterno ma lo trovi dentro di te. Non dico che invecchiare sia positivo, non lo è, dico solo che è una questione di come stai con te stesso. Personalmente con il passare del tempo ho imparato a lottare di meno nello showbiz, sono più sereno sul mio approccio alla vita, sui miei desideri. Non so se sia merito dell’esperienza. Però, persino a sessant’anni, una cosina o due le puoi sempre imparare…».

GLI ESORDI «Da giovane? Ero un tipo impaziente e turbolento. Ho pensato di fare il musicista come mio fratello maggiore, ma poi ho dato un taglio alla cosa e mi sono orientato sul teatro d’avanguardia. Ho iniziato con un musical a Philadelphia, ma ho mollato le prove perché facevamo esercizi assurdi con suoni buffi…Alla fine mi sono trasferito a New York. E mi è sembrato come se il cerchio si chiudesse perché mia mamma è cresciuta nella Grande Mela».

L’ICONA «Footloose? Mio malgrado, mi ha cambiato la vita. Lo dico perché avevo mille velleità da attore impegnato, e sognavo parti alla Robert De Niro e ruoli per Martin Scorsese, e quel film ha dato alla mia carriera una piega inaspettata. Ricordo ancora i teatri di posa per le prove, ai Paramount Studios, con uno specchio e le attrezzature per le prove. Mi ero intestardito a fare tutti i passi da solo ma, ovviamente, serviva una controfigura, che è a dire il vero è la sagoma che si vede nella locandina del film!».

MAGNETO «È bello cambiare, stupirmi, come in X-Men: L’inizio. Anche se, ammetto, che l’elmo di Magneto sta meglio a Michael Fassbender che a me… Forse per via del naso, non so! Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, una delle parti più divertenti è stato recitare in tedesco, oltre ad interpretare un eccentrico e cattivissimo miliardario, che incarna perfettamente la malvagità di oggi».

SULLA LUNA «Per Apollo 13 ho fatto uno degli addestramenti più duri delle mia vita. Io e Bill Paxton siamo andati ad una scuola di volo, con un vero training da astronauta. A lui piaceva tutto, era entusiasta, sempre di buonumore. C’era una stanza con maschere d’ossigeno che ci davano l’idea dell’altitudine e dell’ipossia, è stato elettrizzante e pauroso al tempo stesso vedere come il modo in cui l’ossigeno arriva al cervello cambia la prospettiva. E quando ce l’hanno tolta ho provato questo senso immenso di euforia tanto che Bill non voleva più indossarla, stava per diventare blu! Io, invece, sono stato più cauto…».

STORY OF A GIRL «Lavorare con mia moglie è una benedizione, sul suo set farei di tutto, compreso portare il caffè, è l’attrice di maggior talento che conosca. E vederla all’opera come regista, dopo che io stesso l’ho diretta in qualche episodio di The Closer, è stato davvero emozionante. Mi sono affidato a lei totalmente, come faccio nella vita. Però, ad un certo punto, ero talmente serio e concentrato sui miei compiti a casa che mi ha detto: “Tesoro, rilassati un po’ di più!”».
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