ROMA – Hot Corn Football Club? Sì, anche se qui il calcio è solo un pretesto. O meglio, il viatico metaforico per trattare argomenti molto più complessi di uno schema su punizione oppure di un calcio d’angolo a due. Perché, come dice l’allenatore del talentuoso Charlie (Harry Gilby, al suo debutto, lo vedremo nella nuova serie Malice prossimamente) ad un certo punto del film: «Nella vita ci sono cose più importanti del football». Vero. Ma, se credete che le sue siano solo parole per una ridondante retorica cinematografica (nonché tipicamente sportiva), allora tra una partita e l’altra, dovreste riscoprire questo piccolo grande film: Just Charlie – Diventa chi Sei, diretto dall’inglese Rebekah Fortune e inedito in Italia, lo trovate oggi in streaming a noleggio su Prime Video e AppleTV+.

La storia? Charlie, è un vero e proprio talento sui verdi campi nelle Midlands. È l’idolo dei compagni, l’orgoglio di un padre, Paul (Scott Williams), che vede realizzarsi un sogno che lui stesso coltivava da ragazzo: diventare un top player nella Premier League. Su Charlie, infatti, ha già messo l’attenzione il Manchester City, pronto a fargli firmare un contratto milionario, ed è curioso il fatto che anche qualche anno fa, in un altro bellissimo film sul calcio come Jimmy Grimble, il City fosse ancora una squadra romantica e operaia, prima dei miliardi e di Guardiola. Eppure, Charlie, occhi azzurri e sguardo gentile, più che ai gol, non smette di pensare ai tacchi, alle collane, ai rossetti: è stretto sotto una bugia e una verità solo apparente che lo vorrebbe uguale agli altri ragazzi.

E invece sente di essere più simile a sua sorella Eve (Elinor Machen-Fortune), tanto da sentirsi libero solo quando, di nascosto, indossa i suoi abiti. E allora, ecco che le cose per Charlie cambiano e, con lui, il senso che la regista da al film scritto da Peter Machen, in bilico tra poesia e romanzo di formazione in cui non si cambia solo il genere dell’articolo determinativo, bensì l’intera percezione che si ha di un protagonista e, parallelamente, con una storia che spinge a far prendere necessariamente il controllo della propria vita. Mentre un sottobosco di personaggi estremamente reali si trova a (ri)mettere in discussione se stessi e le conseguenze emotive che porta la trasformazione (o meglio, la liberazione) di Charlie.

In fondo, superata l’ansia di una drammatica consapevolezza, a lui non importano gli sguardi dei compagni di squadra, non importa nemmeno la delusione di un padre, per quel figlio che ha scelto “una vita complicata”, finendo per scontrarsi con sé più che con suo figlio. Del resto, ci dice Just Charlie, l’importante è essere se stessi, che sia davanti una porta di calcio o davanti ad uno specchio. Riflessi (im)perfetti dove la libertà si contrappone alle regole da seguire, mettendo da parte la paura e tirando fuori dal petto quel coraggio necessario per superare un confine imposto da una società pigra, annichilita in una comfort zone che non comprende la bellezza dell'(a)normalità.
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