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Jessica Barden: «The end of the F***ing World? Una serie destinata a cambiare le cose…»

A Cannes Hot Corn ha incontrato una giurata d’eccezione: la Alyssa della serie cult di Netflix

L'altra faccia di Alyssa: Jessica Barden a Canneseries.

CANNES – Quasi scompare nella sua maglietta extralarge rosa pallido. Mette i piedi sulla sedia ma non dà altri segni di tensione. Sfacciata, oltre che buffa quasi in maniera inquietante, Jessica Barden è stata scelta come giurata nella sezione Digital del Cannes International Series Festival e, a sentir lei, si è divertita molto. La star di The End of the F***ing World, una delle serie rivelazione degli ultimi mesi, è un autentico fenomeno e non a caso sono centinaia i ragazzi che, sfidando la pioggia battente, aspettano l’attrice inglese ai bordi del pink carpet per chiederle consigli sulla professione.

Jessica Barden con Alex Lawther in The end of the f***ing world.

THE END OF THE F***ING WORLD «Una serie volutamente sconcertante, ma mentre sia la Gran Bretagna che gli Stati Uniti sono piuttosto sensibili al modo in cui viene venduta, mi fa piacere vedere che altrove non subisce restrizioni. E pensare che per sei anni nessuno volevo produrre The End of the F***ing World. Credo sia questo il futuro e a Netflix convergono molte nuove possibilità. Si può reinventare l’industria dell’audiovisivo e renderla più competitiva come è successo con questa serie, sviluppata con grande libertà e coraggio. Sono orgogliosa di fare parte di un percorso originale. Non voglio essere un’attrice tradizionale. Voglio di più».

IL DIVISMO «La mia carriera è ancora breve, ma ho capito che oggi non si può avere come obiettivo principale quello di fare due film all’anno e diventare una star del cinema. Essere un’artista significa sviluppare nuove idee, fare da pionieri su strade non battute. Oggi un’attrice viene scoperta su un blog o via Instagram, e a me sta bene, ma credo che sia il fallimento ad aprire nuove strade. Sono sicura che per trovare la propria via gli errori siano indispensabili».

Jessica Barden in un’altra scena di The End Of…

L’ALTERNATIVA «Se non avessi fatto l’attrice? Vediamo: sarei diventata psichiatra, avvocatessa o life coach. Sono brava a capire le persone, a dare consigli e a mostrare empatia. Tra le cose in cui sono altrettanto in gamba metterei lo sport, mentre invece odio la matematica, infatti l’esame finale a scuola è stato un inferno. I numeri mi fanno impazzire, ma avrei comunque potuto volgere la situazione a mio favore e diventare commercialista per i trafficanti di droga: trasformando le cifre negative in positive e viceversa avrei potuto falsificare i bilanci».

I MORTI «Dovessi scegliere un argomento che mi piacerebbe esplorare? Allora punterei sui morti. Mi affascinano molto perché non possono più fare cose sbagliate e, anche se hanno avuto una storia complicata, almeno ha avuto un inizio e una fine. Ne sono ossessionata, non so se perché. Forse perché non ti possono più deludere o forse ho solo un interesse smodato per la morte».

Alla Milano Fashion Week, la Barden era nel front row di Gucci con Alex Lawther (e Alessandro Borghi).

LA PAURA «Dopo molti rifiuti ai provini ho capito che aver paura è inutile. La paura può essere la tua migliore amica. Prima temevo l’opinione altrui più di ogni altra cosa, ma adesso il giudizio del mondo non ha più valore per me. Se qualcosa mi fa sentire viva allora lascio che questo sentimento, il più puro che esista, si diffonda fino a guidare le mie scelte. Non potrei amare di più la mia carriera perché mi ha permesso di andare incontro all’inaspettato. Ma serve pazienza…».

IL CORTOMETRAGGIO «Sweet Maddie Stone è un corto che ho girato due anni fa. Quel personaggio aveva molti punti in comune con Alyssa in The End Of F**** World di quanto si possa immaginare: anch’io sono irrequieta e impulsiva come loro, sempre in movimento. Non è un caso che si somiglino: ho scelto sempre di rappresentare gli adolescenti fuori dagli stereotipi. Sarò arrogante, ma so chi sono e so cosa voglio, quindi so che noi ragazzi meritiamo di essere visti e rappresentati. Ecco perché con il mio lavoro voglio dare voce a storie importanti».

  • Qui sotto trovate il trailer di Sweet Maddie Stone:

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