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Jeff Daniels: «The Looming Tower e il dovere verso la verità sull’11 settembre»

Dal 9 marzo su Amazon Prime la serie sulla lotta tra FBI e CIA. L’attore ci spiega perché è importante

BERLINO – Tante domande e purtroppo poche risposte sull’11 settembre fanno da cornice alla serie tv in 10 puntate The Looming Tower, presentata alla Berlinale e disponibile su Amazon Prime dal 9 marzo. Tratta dall’omonimo romanzo di Lawrence Wright, la serie racconta i dissapori tra le agenzie d’intelligence americana riguardo al pericolo di Al Qaeda. Jeff Daniels interpreta John O’Neill, a capo dell’unità antiterrorismo dell’FBI, impegnato in una diatriba con il responsabile della divisione della CIA, Martin Schmidt, a cui presta il volto Peter Sarsgaard, a sua volta incaricato di tenere d’occhio Bin Laden. Guardando la serie, la fame di verità del personaggio di Daniels ci riporta al pilot di The Newsroom in cui il suo alter ego giornalista rispondeva che no, gli Stati Uniti non sono la più grande nazione al mondo. E anche The Looming Tower prova a spiegare perché. Ecco cosa ci ha raccontato Daniels durante l’incontro con la stampa.

Jeff Daniels con Tahar Rahim in una scena di The Looming Tower.

LA PRESSIONE «Non ho sentito la responsabilità della storia sulle spalle, mi sono concentrato solo sul copione. L’unica cosa che mi importava mentre giravamo The Looming Tower è conoscere il parere dei veri agenti dell’FBI. Uno di loro alla prima a New York mi si è avvicinato e mi ha appuntato al bavero della giacca una spilla dell’agenzia. In quel momento ho capito che l’unica recensione che stessi aspettando era la loro. E l’ho avuta».

LA VERITÀ «Non ho accettato il ruolo perché avevo letto il libro, perché quello è successo dopo. Una delle ragioni principali è stata la presenza di Peter Sarsgaard. E poi volevo mettermi alla prova, portare alla luce possibili nuovi interrogativi e inediti punti di vista sulla tragedia delle Torri Gemelle che, a diciassette anni di distanza, ancora non ha risposte esaustive. La gente ha bisogno di conoscere la verità. Credo sia un dovere nei confronti delle famiglie delle vittime».

Il cast di The Looming Tower durante l’incontro con la stampa.

LA SPERANZA  «La mia speranza? Che dopo la visione di The Looming Tower ci mettessimo tutti in discussione. Ne abbiamo bisogno, ora più che mai. Sarei contento di sapere che questa serie ha riaperto un dibattito e, forse, dato ai veri agenti la possibilità di rivedere le loro posizioni cambiando prospettiva. Spero che le nostre agenzie governative abbiano imparato a collaborare perché solo insieme si può andare avanti».

SUL SET «Quando ho iniziato le riprese mi sono sentito come il primo giorno di scuola. Il mio personaggio è uno che ha costruito una solida credibilità nella sua carriera e si circonda dei migliori, di gente che prende il lavoro seriamente. Un impegno del genere ha rappresentato una sfida rispetto ai miei progetti precedenti e siccome mi piace cambiare e inoltrarmi in territori inesplorati, sarei stato un idiota a lasciarmi scappare quest’occasione. La televisione mi stimola molto perché non hai dieci ciak di riscaldamento, arrivi alle 7 del mattino davanti alla macchina da presa e devi già essere pronto. La tua giornata, allora, acquista un senso di priorità fortissimo».

Peter Sarsgaard in una scena di The Looming Tower.

LA VERITÀ «Peter (Sarsgaard, nda) ha sempre detto che i nostri due personaggi non possono permettersi piacevoli convenevoli, sono impegnati a salvare il mondo e hanno maniere brusche per riuscirci. Soprattutto perché è frustrante parlare a chi non ti dà retta. Personalmente a me piace che i due si odino ma ho capito che entrambi erano convinti di fare la cosa giusta. Volevano ottenere gli stessi obiettivi anche se su due strade diverse».

LA RIVOLUZIONE «Per fortuna esistono piattaforme come Amazon Prime che incoraggiano le sceneggiature scomode. Il mio personaggio è il chiaro esempio di ruolo sfaccettato e complicato e infatti appena me l’hanno offerto sono rimasto a dir poco basito, incapace di capire come avvicinarmi ai suoi livelli di lettura. Sapevo di rischiare un clamoroso fallimento, ma ci ho provato ugualmente. Metaforicamente me lo immagino come una mente illuminata che dice parole al vento: nessuno lo ha ascoltato quando diceva che Bin Laden era una minaccia reale. La Casa Bianca non era pronta a sentirselo dire…».

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