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Into the Wild | Alexander Supertramp, l’Alaska e la storia vera dietro al film

Un bus, Il dottor Živago e quegli appunti di vita. (Ri)scopriamo la vicenda che ha ispirato Sean Penn

Into the Wild
Into the Wild

MILANO – Capita, con una certa frequenza, di ritrovarsi a leggere di escursionisti soccorsi dopo aver perso l’orientamento andando alla ricerca del Magic Bus, un vecchio bus verniciato di bianco e celeste situato nel parco nazionale di Denali, Alaska, in cui visse i suoi ultimi giorni Christopher McCandless, conosciuto ai più come Alexander Supertramp. Una meta di pellegrinaggio che ogni anno attira turisti da ogni parte del mondo per omaggiare quel ragazzo cresciuto in Virginia e resa ancor più celebre da Into The Wild di Sean Penn con protagonista Emile Hirsch.

Emile Hirsch è Alexander Supertramp in Into the Wild
Emile Hirsch è Alexander Supertramp in Into the Wild

Un film che ha rischiato di non essere mai realizzato. Dopo aver letto e acquistato i diritti del libro di Jon Krakauer, Nelle terre estreme – nato da un suo stesso articolo, Morte di un innocente, scritto nel 1993 per rivista Outside -, in cui l’autore ricostruiva la storia di McCandless partendo dai suoi diari, Sean Penn ha dovuto attendere dieci anni per avere l’ok da parte della famiglia del ragazzo alla realizzazione della pellicola. Un arco di tempo di cui il regista ha approfittato per ripercorrere l’itinerario percorso da Chris ed entrare in contatto con le persone incontrate durante il suo viaggio. Ma qual è la storia di Christopher McCandless?

Alexander Supertramp, in uno degli ultimi scatti
Alexander Supertramp, in uno degli ultimi scatti

Cresciuto in una famiglia benestante ma ricca di contrasti, Chris, dopo essersi laureato con ottimi voti all’Emory University in Georgia, decide di prendersi del tempo per viaggiare. Vuole attraversare l’ovest degli Stati Uniti per raggiungere le terre isolate e incontaminate dell’Alaska. Dopo aver donato 24.000 dollari all’organizzazione no profit Oxfam, parte con la sua amata Datsun B210 gialla del 1982. Ma l’auto verrà ritrovata abbandonata nel deserto del Mojave. Un’inondazione ne aveva reso il motore inutilizzabile e Chris decise di proseguire a piedi, facendo l’autostop, dopo aver bruciato parte dei soldi che aveva con sé.

Una scena di Into the Wild
Una scena di Into the Wild

Vivere senza beni materiali, in solitudine. Questo era l’obiettivo di Chris, influenzato dalle letture di Jake London, Lev Tolstoj, Boris Pasternak e Knut Hamus. Nel 1992 Alexander Supertramp, come amava farsi chiamare, arrivò in Alaska. Trascorse 112 giorni vivendo nel Magic Bus, trovato abbandonato per pura fortuna, sopravvivendo grazie alla caccia, una mappa della zona, del riso e un libro sulle piante commestibili del luogo. Una volta deciso a tornare indietro, in quella civiltà da cui si era eclissato per due anni, verrà fermato dalla piena del fiume percorribile fino a qualche settimana prima.

Il vero Alexander Supertramp
Il vero Alexander Supertramp

Stando a quando scritto sul suo diario, l’ultimo messaggio risale al 12 agosto. Il 6 agosto verrà trovato privo di vita nel Magic Bus da due cacciatori di alci. Accanto a lui la patente segnava 63 kg, ma quando fu ritrovato Chris ne pesava solo 30. Dopo anni di incertezza circa la causa della sua morte, oggi è ormai appurato che ad ucciderlo fu l’assunzione di uno specifico seme di patata, velenoso se assunto in circostanze di denutrizione. Nella copia de Il dottor Živago che aveva portato con sé durante il suo viaggio in giro per l’America aveva annotato molti pensieri e riflessioni. L’ultimo recitava: «La felicità è reale solo se condivisa».

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