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Guglielmo Poggi: «Io, tra Cops, Claudio Bisio e la lezione di Gigi Proietti»

Tra maestri e ispirazioni, cinema e teatro: il giovane attore si racconta a Hot Corn

Guglielmo Poggi
Guglielmo Poggi. Foto di Davide Musto

MILANO – Una carriera interessante e in piena crescita quella di Guglielmo Poggi, giovane attore italiano che tra cinema, televisione e teatro ha pienamente dimostrato il suo grande talento. Dopo il successo di Bentornato Presidente, Il nostro ultimo e Il tuttofare, Poggi torna con la commedia diretta da Luca Miniero, Cops – Una banda di poliziotti, in due appuntamenti disponibili su Sky il 14 e 21 dicembre. Di nuovo al fianco di Claudio Bisio, l’attore sarà uno dei poliziotti di Apulia, una tranquilla cittadina del sud Italia dove il crimine sembra non esistere. Per salvare il commissariato dalla spending review, dovranno arrivare a soluzioni estreme pur di non farlo chiudere. Abbiamo contattato l’attore per parlare del suo personaggio in Cops e della sua passione per la recitazione, fra il teatro di Gigi Proietti e le sue ispirazioni.

TOMMASO GUERRA «Il mio meraviglioso e biondissimo Tommaso Guerra è uno dei poliziotti del commissariato di Apulia. Sono il centralinista per cui spesso mi capita di vivere nel commissariato. Nel senso che mi si vede proprio con un pigiama elegantissimo a dormire lì! Solo una delle tante stranezze di quello che succede dentro questo covo di poliziotti atipici. E quando Stefania Rocca viene a darci la notizia che, per la spending review, il nostro commissariato risulterà inutile perché non c’è crimine ad Apulia, come gli altri dovrò trovare una soluzione abbastanza estrema: iniziare a commettere crimini. Cosa ho in più rispetto agli altri? Oltre a un taglio di capelli un po’ ambiguo, Tommaso ha un bisogno costante di spiegare a tutti che è omosessuale e di vedere l’omofobia anche dove non c’è. Perché gli altri non sono né omofobi né notano questa cosa. L’unico a notarla è lui ed è un meccanismo divertente».

Guglielmo Poggi
Guglielmo Poggi è Tommaso. Foto: Sky/Gianni Fiorito.

IL SET & CLAUDIO BISIO «L’atmosfera sul set era meravigliosa. Se potessi ci tornerei adesso. Ma proprio a vivere con loro come è stato in quei due mesi, quando siamo stati tutti insieme e si è creata una vera famiglia. Il nostro è uno di quei pochi casi in cui una compagnia di persone continua a sentirsi. Ci mandiamo filmati di quei giorni, perché era una festa continua. Con Claudio per me era la seconda esperienza. Credo sia stato determinante per me il fatto che ci fosse lui, perché sono andato al provino molto più sereno. Sapevo che se fosse andata bene avrei avuto a che fare con una persona che conoscevo e questo aiuta molto psicologicamente perché avevamo un’intesa attoriale pazzesca. Non esiste un attore che ti dà parte del suo monologo nel finale del film. È quello che è successo in Bentornato Presidente. Claudio lo ha fatto ed è l’ennesima riprova che ho avuto del fatto che sia un attore di un’intelligenza e una generosità fuori dal comune. E in Cops questo è stato ancora più forte perché eravamo in tanti ad essere così. Per me Claudio è un amico ancor prima che un collega».

Uno scatto condiviso su Instagram dall’attore

COMING OUT & OMOSSESSUALITÀ «È molto interessante questa inversione. L’ho trovata una grandissima idea di scrittura – e Luca in regia l’ha premiata varie volte – vedere questo giovane omosessuale fare coming out e avvertire lui solo l’omofobia. È una trovata comica e nella realtà sarebbe un problema, certo, però credo che possa aiutare in questo senso. Essendo un momento così oscuro per l’umanità, l’idea di vedere un personaggio omosessuale, che vede il male ovunque dove nessun altro invece lo vede secondo me è un bel messaggio, il segnale che veramente in un mondo ideale tra persone buone non esiste il problema. È bene si sappia che è un problema culturale, non è di buoni o cattivi, ma di linguaggio, di educazione. È bello vedere delle persone buone per le quali non c’è nulla di male. È quello che dovrebbe essere nella vita. Non dovrebbe nemmeno esistere il concetto di coming out, è uno sbaglio della società che qualcuno debba uscire allo scoperto, non si dovrebbe uscire da nessuna parte e dovremmo essere tutti tranquilli nel poter amare chi ci pare».

Guglielmo Poggi
Guglielmo Poggi in una scena di Cops. Foto: Sky/Gianni Fiorito.

CINEMA, TEATRO & TV «La differenza tra cinema, teatro e tv? È solo una questione di linguaggio e di esercizio. È come prendere uno che fa corsa e fargli fare i cento metri o una maratona, diventano due corpi completamente differenti. Significa soltanto allenarsi in maniera diversa. Ho iniziato da ragazzino con il doppiaggio, poi sono passato alla televisione, al teatro, al cinema e poi mi sono messo anche dietro alla macchina da presa. Insomma, per me è l’antidoto alla depressione tutto ciò che riguarda il palcoscenico. Ho la fortuna di fare tante cose perché, così come gli attori britannici, non ho mai visto una differenza su come si affronta il mestiere, se non nel mezzo. Poi è chiaro che ci sono delle cose che senti più vicine a te. Il meccanismo televisivo mi inquieta perché devi avere una grande capacità di alternare le scene ed è un impegno. Oltre a cercare di recitare bene, la sfida è anche quella di imparare nuovi linguaggi perché si tratta davvero della stessa materia ma declinata in modo diverso».

Guglielmo Poggi
Guglielmo Poggi sul set di Cops. Foto: Sky/Gianni Fiorito.

GIGI PROIETTI «Io, come tutti quelli che erano al Globe il giorno del funerale, ero disperato e in lacrime perché nella nostra testa Gigi è immortale e ancora adesso per me è molto complicato riuscire a immaginare che lui non ci sia più. Forse il ricordo lavorativo più bello che ho, a parte quelli personali che rimangono nella mia sfera più intima, è il suo non avermi mai detto bravo per tutta la preparazione di Romeo e Giulietta e poi scoprire che in realtà non era perché non gli piacesse quello che facevo ma perché mi voleva insegnare a non accontentarmi mai. Ho iniziato a sentirmi dire “bravo” dalla sera in cui c’era il pubblico e da lì si è sciolto anche lui in piccoli sorrisi. Questo insegnare a volere sempre qualcosa in più, a dare sempre qualcosa in più, è la lezione di quello che era Gigi. Fare questo mestiere per il pubblico è la lezione più grande che lascia, in un mondo che, a volte, lo fa un po’ per sé o per autocompiacimento. Gigi riusciva anche con Shakespeare a dare il senso che si potesse parlare a tutti dando sempre il 110 per cento quando lui avrebbe avuto bisogno solo del 10 per cento visto che è stato il più grande di tutti, da tutti i punti di vista. Era l’ultimo dei maestri, e ora siamo orfani».

Il commosso ricordo di Guglielmo Poggi a Gigi Proietti

ISPIRAZIONI «Ho sempre cercato di fuggire le ispirazioni perché è molto facile finire nella trappola del guardare gli altri e fare quello che fanno loro. Credo che ci siano delle carriere in Italia che stanno dimostrando una enorme bravura, come Favino e Germano, ma anche attori meno conosciuti. Quando gli parli non stai parlando con degli alieni, parli con degli attori normali che, però, quando vengono messi nelle condizioni di fare bene il loro lavoro, ti sembra di vedere interpretazioni da Oscar. Più che ispirarmi a un attore mi piace ispirarmi a una nuova linfa vitale che il cinema italiano riesce a tirare fuori da attori e dalle loro interpretazioni. Ci sono quelle due o tre interpretazioni l’anno per cui valeva la pena andare a pagare un biglietto al cinema o, adesso, vedere in streaming. E poi avendo lavorato con tante persone, come Proietti, Bisio, Sergio Castellitto o Edoardo Leo, una cosa che ho potuto notare è che dove c’è la grandezza c’è anche tanta simpatia, umiltà. Da queste persone mi piace ispirarmi nel senso più umano del termine. Mi piacerebbe avere questa attitudine a star bene, al sorriso, a far divertire gli altri e farli sentire a proprio agio. Così, secondo me, il lavoro viene molto meglio».

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Qui potete vedere il trailer di Cops – Una banda di poliziotti:

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