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Grazie Ragazzi | Antonio Albanese, Beckett e quella commedia sull’assurdità della vita

Aspettando Godot, cinque detenuti e un cuore di puro cinema che mescola finzione e vita reale

Fabrizio Bentivoglio e Antonio Albanese sorvegliati da Riccardo Milani.

ROMA – Di fronte alla mancanza di offerte di lavoro, Antonio (Antonio Albanese), attore disoccupato, costretto a fare il doppiatore di film pornografici, accetta un lavoro come insegnante di un laboratorio teatrale all’interno di un istituto penitenziario. All’inizio titubante, scoprirà del talento vero nella improbabile compagnia di detenuti e questo riaccenderà in lui la passione e la voglia di fare teatro. Antonio riuscirà infatti a convincere la direttrice del carcere, Laura (Sonia Bergamasco) a valicare le mura della prigione e mettere in scena nientemeno che Aspettando Godot di Samuel Beckett su un vero palcoscenico. Giorno dopo giorno i detenuti si arrenderanno alla risolutezza di Antonio e si lasceranno andare scoprendo il potere liberatorio dell’arte. Daranno anche il via ad un tour trionfale, ma le sorprese non tarderanno ad arrivare.

L’inizio di tutto: Albanese e Bentivoglio in carcere con Sonia Bergamasco.

Al cinema ora con Vision, Grazie Ragazzi ha dalla sua un’interessante genesi produttiva. Adattamento del francese Un anno con Godot di Emmanuel Courcol vincitore della miglior commedia agli EFA – European Film Awards del 2020, un film che in realtà era a sua volta una revisione del documentario Prisoners of Beckett di Mishka Saal del 2005 sulla vera storia di Jan Jonson, giovane attore svedese che circa quarant’anni fa adattò Aspettando Godot assieme a cinque detenuti di un carcere di massima sicurezza. Contorni artistici stratificati quelli di Grazie Ragazzi, di cui lo stesso Milani, che ha curato la trasposizione italiana assieme a Michele Astori, non saprebbe definirne in modo netto il genere d’appartenenza: «Non capisco fino in fondo da che parte vadano i miei film, se non da quella del pubblico. Cerco di raccontare in chiave semplice temi o luoghi complicati, a volte ostili, come in questo caso».

Il poster di Aspettando Godot e i due secondini.

Una commedia, dunque? O forse un dramma? Chissà, forse poco importa perché quel che è certo è che qui ci troviamo dinanzi ad una creatura narrativa originale e d’indubbio interesse artistico. Cinema senza filtri, limpido, umano, neorealismo 3.0 fatto di sforzi e sogni e tanta voglia di farcela, comunque. A partire proprio dall’intuizione di Antonio che davanti ad un attonito Michele (Fabrizio Bentivoglio) dice: «Aspettando Godot per dei detenuti che non hanno mai letto Beckett. Il capolavoro del Teatro dell’Assurdo. Una commedia sull’assurdità della vita». Assurdità che del racconto è il cuore e l’anima, messo in scena da Vinicio Marchioni, Andrea Lattanzi, Giacomo Ferrara, Bogdan Iordachiou e Giorgio Montanini (ma attenzione anche al sesto, Gerhard Koloneci, bravissimo).

Grazie ragazzi
Giacomo Ferrara e Vinicio Marchioni in una scena di Grazie ragazzi.

Ma qual è il motivo di tanta assurdità? Ce lo dice una preziosa linea del primo atto del film: «Loro (i detenuti) sanno cosa vuol dire aspettare e sono sia tragici che comici…». Esattamente come l’inerzia narrativa di Grazie Ragazzi che, nella commistione di una base drammatica su spruzzate di commedia purissima e momenti di vera commozione, sa spingere al massimo alla base dello script giocando di un brillante parallelismo tra il senso dell’attesa di Vladimiro ed Estragone (Ferrara e Marchioni) e quella dei detenuti. «La vita vera è fuori, questa qui è solo una parentesi di me*da». Il teatro-nel-teatro quindi come esplicitazione del potere taumaturgico dell’arte che però, nell’arricchire di senso la dimensione dei suoi agenti scenici, finisce con lo scinderla nella duplicità detenuto-attore dalla forbice valoriale pressoché insanabile.

I cinque detenuti.

E poi il finale – che non riveliamo – un pezzo di cinema destinato ad entrare negli annali del cinema italiano, un pezzo di bravura cucito addosso ad un Antonio Albanese in stato di grazia, che nel determinare la definitiva frattura della duplicità caratteriale e delle sue inconciliabili componenti un po’ alla maniera de Quella sporca dozzina di Robert Aldrich, smaschererà del tutto le devianze dei suoi (anti)eroi regalandosi una meritata consacrazione dopo la faticosa missione. Nel mezzo? C’è un’acuta e amara riflessione sulla non-funzione riabilitativa del sistema carcerario, le difficoltà del mondo artistico e poi lacrime e risate e tanta gioia di vivere, in una parola, anzi, in un titolo: Grazie Ragazzi. Per noi già la prima vera grande sorpresa di questo 2023 cinematografico.

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Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

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