in

Gazzelle: «Stand by me, il genio di Martin Scorsese e le lacrime per Forrest Gump»

Gli omaggi pop di Destri, la poetica dei film degli anni Novanta, Joker: il cinema secondo Gazzelle

gazzelle

ROMA – «Ho sempre saputo che avrei voluto fare il cantante. E, forse in maniera anche arrogante, sapevo che non era la scuola che mi serviva. Ma vivere esperienze che magari un giorno sarebbero finite nelle mie canzoni…». Incontriamo Gazzelle via Zoom mentre è impegnato in una giornata di attività stampa prima di tornare in studio a Milano. L’occasione? Quella di parlare di Un po’ come noi, singolo contenuto nel suo terzo disco, Ok, scritto «ad hoc» per Nudes «anche se poi dentro ci sono sempre cose mie» -, la serie teen diretta da Laura Luchetti. Ma la chiacchierata con Gazzelle finisce per spaziare tra i ricordi di un’adolescenza ribelle e gli omaggi di Destri ai video di MTV, dalla nostalgia per la poetica dei film degli anni Novanta alle lacrime versate per Forrest Gump fino alla situazione attuale dei live. «O mi fanno suonare davanti a 20mila persone o non lo faccio».

gazzelle
Flavio Pardini. In arte Gazzelle. Foto di Andrea Mete

Un po’ come noi come è diventata la colonna sonora di Nudes? Chi ha avuto l’intuizione?

Mi è stato chiesto di partecipare ancor prima che fosse pronta la sceneggiatura. Una volta letto di cosa parlava la serie, ho scritto questa canzone ad hoc. Anche se poi dentro ci sono sempre cose mie. Il testo inizia proprio con “Nuda come una foglia”. Sono partito da lì per scrivere questa canzone, e anche se non avevo visto nessuna scena della serie, ho cercato di immaginarmi l’atmosfera, il mood…».

Nudes, oltre a raccontare il tema del revenge porn, è anche una fotografia dell’adolescenza, tra la leggerezza dello stare insieme tra amici e paure universali. Tu che adolescente sei stato?

Turbolento, vivace, un po’ ribelle. Turbolento è la parola che mi viene da associare all’adolescenza. Ma c’era anche tanta vita, amore, amicizia. Ho sempre saputo che avrei voluto fare il cantante. E forse in maniera anche arrogante sapevo che non era la scuola che mi serviva ma vivere delle esperienze che magari un giorno sarebbero finite nelle mie canzoni…

Per il video di Un po’ come noi torni a collaborare con i bendo che, tra i tuoi tanti video, hanno diretto anche quello di Destri in cui omaggiate Blur, Oasis e Nirvana. Una sorta di prosecuzione, a livello di tributi, a quello di Meglio così dei Ground’s Oranges…

Il video di Meglio così era più spudorato (ride, ndr). Era più Britpop. Invece con Destri abbiamo voluto fare un video alla MTV di quegli anni. Mancava solo il logo in alto e poteva tranquillamente essere il 1996. Volevamo fare un tuffo nel passato. I riferimenti sono quelli, Nirvana, Oasis, Blur. Credo ne sia uscito un video figo, inedito. Oggi non si usa più fare video così, con una scenografia vera, senza effetti speciali. È un omaggio a tutti i video che ho visto da piccolo. Anche la canzone si prestava a livello di sound…

Sia nel testo che nel video di Destri c’è un riferimento a un altro tuo brano, Non mi ricordi più il mare, in cui comparivi per la prima volta davanti una macchina da presa. Come ricordi quell’esperienza che segnava anche l’inizio della tua carriera?

L’ho girato sempre con i bendo. È stato strano, avevo forse la febbre. Ricordo che faceva freddissimo. Ci siamo messi in mezzo all’autostrada, con la telecamera ferma, e abbiamo fatto partire il playback. È stato l’inizio di qualcosa, sicuramente. Anche se ero sfocato era il primo approccio, un modo per dire “Ok, facciamolo”. Non appaio molto nei video che faccio. Destri è il primo video in cui ci sono solo io. È una cosa che cerco di non fare spesso perché non voglio usare troppo la mia immagine. Mi piace raccontare più storie, fare cose più cinematografiche. Invece con Destri abbiamo deciso di fare il videoclip vecchia maniera.

Effettivamente molti tuoi video hanno un’atmosfera cinematografica. Penso a Belva o Sopra. Tu sei un appassionato cinefilo?

Sì, sono un amante del cinema. Anche più delle serie. Poi, ovviamente, mi sono incastrato anche io con le serie tv. Ma ho visto tanto cinema, mi piacciono tanti generi diversi. Sto in fissa con alcune registi e attori. Poi conosco tutti i nomi. Sono un bel patito…

Dei film che hanno vinto agli Oscar hai visto qualcosa?

In realtà no. Poi questo è un periodo un po’ strano. Già l’hanno scorso ero più sul pezzo. Avevo visto Joker, C’era una volta a… Hollywood. Joker, ad esempio, l’ho visto al cinema e forse è proprio l’ultimo che ho visto in sala. È stato una batosta, mi ha fatto proprio male anche quando l’ho rivisto di recente. Uno dei film più belli degli ultimi anni.

E invece qual è il tuo primo ricordo cinematografico?

Un film che vedevo da piccolo. L’avrò visto cinquanta volte perché avevo la videocassetta che mi aveva comprato mio padre. È Stand by me di Rob Reiner. Un film sull’adolescenza, tratto dal romanzo di Stephen King, con protagonisti quattro ragazzini a caccia di un cadavere scomparso. È una storia di vita. Bellissimo. Poi c’era River Phoenix…

gazzelle
I giovani protagonisti di Stand by me, il primo ricordo cinematografico di Gazzelle

Spesso vieni “accusato” dai fan di far piangere con i testi delle tue canzoni. Ma c’è un film che ti commuove ogni volta che lo vedi?

Forrest Gump. Per me il più bel film del cinema. C’è dentro tutto. Ogni volta che lo vedo piango. Corre per tre anni e quando si ferma dice: “Sono un po’ stanchino”. È una hit incredibile (ride, ndr). Ma ci sono tanti film che mi emozionano. Comunque tendo a commuovermi con questi film degli anni Novanta. Quella poetica è figlia di quel periodo. Nei film successivi non l’ho più trovata. Penso a Steven Spielberg, Edward mani di forbici, Robert Zemeckis, Titanic. In quegli anni si facevano film così, c’era un romanticismo, una poetica, un’attenzione commovente.

Solitamente sei molto parsimonioso con le collaborazioni. In Taxi Driver di Rkomi c’è un vostro brano, Me o le mie canzoni. Come è nata questa collaborazione?

Sì, è vero. Cerco di fare solo collaborazioni che mi piacciono artisticamente. Non cerco mai una collaborazione solo perché può servirmi. In quel caso la evito. Con Mirko è stato naturale. Non lo conoscevo personalmente ma apprezzavo la sua musica già da un po’ di anni. Il mio manager un giorno mi ha detto che era interessato a scrivere qualcosa con me. Ci siamo incontrati, siamo andati a cena insieme e siamo diventati subito come fratelli. Quando siamo andati in studio lui aveva già scritto una strofa e quando ci siamo ritrovati insieme, come accade spesso, abbiamo scritto lì sul momento ed è uscita fuori questa canzone che è molto figa e secondo me anche diversa dalle cose mie. È più nel suo mondo. Ho cercato di entrare io nel suo mondo. E penso che il risultato sia molto figo.

gazzelle
“Sono un po’ stanchino”. Forrest Gump: uno dei film che più commuove Gazzelle

Tutto il concept del suo album è ispirato, ovviamente, a Taxi Driver di Martin Scorsese. Che rapporto hai con quel film e quel cinema?

Scorsese è Dio sceso in terra per me (ride, ndr).

The Irishman lo hai visto?

Sì, mi è piaciuto ma l’ho trovato un po’ forzato. Troppo lungo e mi hanno fatto strano gli effetti speciali che hanno usato per ringiovanire gli attori, anche Robert De Niro con gli occhi azzurri mi ha lasciato un po’ interdetto. L’ho trovato un po’ ripetitivo, il solito gangster movie alla Scorsese. Il film è bello ma non è Quei bravi ragazzi o The Wolf of Wall Street. Anche se lui è un gigante.

E invece se dovessi consigliare delle serie tv?

Oltre alle più famose che hanno visto tutti, direi Ozark. Ci devi entrare, ma una volta che entri in quel mood non ne esci. Mi ricordo che quando è finita la terza stagione mi dispiaceva davvero tanto. Infatti sto aspettando la quarta. Di recente ho visto Your Honor con Bryan Cranston che è bellissima. Anche Peaky Blinders spacca. Poi recentemente ho visto The Umbrella Academy, The Boys, Hunters. Vorrei iniziare Dark perché in molti mi hanno detto che è la miglior serie di sempre.

Tom Pelphrey in una delle scene più intense di Ozark 3. Una delle serie preferite da Gazzelle

A fine luglio sono in programma due tuoi concerti, uno a Milano e uno a Roma. Com’è la situazione? Credi ci sia la possibilità di salire sul palco?

Io ci spero. Purtroppo non è una cosa sulla quale ho il controllo. L’unica cosa che so io è che o mi fanno suonare davanti a 20mila persone o non lo faccio. Davanti a mille persone a Rock in Roma non ci suono. Non è giusto. Non è un’esperienza che voglio portami a casa. E non è neanche sostenibile.

Qui sotto potete vedere la video intervista integrale a Gazzelle:

Lascia un Commento

VIDEO | Nicolò Bongiorno: «La mia avventura in Ladakh, tra documentario e vita reale»

greta scarano

VIDEO | Greta Scarano: «Chiamami ancora amore, il set e quel film di Noah Baumbach»