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Il fantasma di Jean-Luc Godard e la riflessione sul mondo: cos’è Le livre d’image?

Domande, visioni, riflessioni: al Milano Film Festival in anteprima il nuovo film del regista francese

FaceTime: l'apparizione di Jean-Luc Godard a Cannes.

Infaticabile, sorprendente Jean-Luc Godard. Quattro anni dopo Addio al linguaggio, il regista di Rolle torna con Le livre d’image a interrogarsi sul significato e sulla potenza delle immagini, e giunge alla conclusione che l’umanità ha perduto la speranza nel momento in cui ha cominciato a santificare la parola dei testi sacri (la Bibbia, il Corano, la Torah e i Dieci Comandamenti). L’unica rivoluzione possibile? Quella visiva, e lo ribadisce all’età di ottantasette anni, presentando questo sperimentale assemblaggio di suggestioni, suoni e folgorazioni all’ultimo Festival di Cannes, che ora giunge al Milano Film Festival in anteprima italiana ed è un vertiginoso montaggio di storia del cinema e Storia recente, tra Olocausto e orrore contemporaneo, tra mondo arabo e mondo occidentale.

Inutile provare a trovare un’immediata connessione logica tra spezzoni di vecchi film e frammenti di un Medio Oriente rutilante, laddove i continui cambi di formato suggeriscono che l’intenzione di Godard sia quella di dare al suo essere cineasta una funzione di pittore astrattista. Perché il concetto principale dell’ultima parte della sua filmografia è sempre quello, sempre uguale a se stesso: siamo tutti schiavi di una legge, e quindi siamo tutti sottomessi dal potere della parola. Soltanto l’immagine può sovvertire il suo dominio, spogliandola della sua ingannevole retorica e sbugiardandola in tutto il suo vuoto pneumatico.

Difficile raccontare in maniera più pratica, materica e narrativamente sensata che cosa sia questo “libro dell’immagine” se non un trip di frammenti finalizzati a nutrire gli occhi di chi sta guardando. Una politica dello sguardo che assume i connotati di una dimensione inevitabilmente sociale e rivoluzionaria: nell’epoca dei selfie, dei social network, degli slogan e della sintesi, ma anche del populismo e della straripante influenza mediatica, è possibile continuare a sognare un mondo migliore soltanto relazionandosi con il digitale e toccando con mano il visibile e l’immaginifico.

Qui il trailer di Le livre d’image:

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