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Low budget e grandi idee, tra Carpenter e Lynch: una rivelazione chiamata Luz

Carpenter, Cronenberg, Lynch, Zulawski: il film del tedesco Tilman Singer è un’assoluta rivelazione

Luana Velis in una scena di Luz.

MILANO – Non lo nascondiamo, uno dei film che ci ha sorpreso di più nel concorso di questa edizione del Milano Film Festival appena concluso è il tedesco Luz, opera prima di Tilman Singer. All’apparenza un horror demoniaco, in realtà un esempio di cinema low budget che ambisce a suggestioni, sfumature e visioni capaci di far pensare a David Lynch e Andrzej Zulawski, ma anche a un autentico sciamano e innovatore del genere come John Carpenter e a un teorico della poetica del contagio come David Cronenberg.

La giovane tassista cilena Luz (l’angosciante e bravissima Luana Velis) arriva in una stazione di polizia grondante di sangue, fissa il receptionist pronunciando ripetutamente la frase: “Come puoi continuare a vivere in questo modo?”. Ambientato quasi interamente negli interni della centrale, il film è un girotondo di personaggi accennati e inquietanti che si relazionano alla protagonista: il dottor Rossini è lo psicologo; Bertillon è la detective che indaga sugli eventi accaduti a Luz; e poi, c’è il traduttore Olarte che con calma serafica (o satanica?) riporta le dichiarazioni dallo spagnolo al tedesco. La sensazione è quella di trovarsi di fronte a una pellicola talvolta astratta ma ancorata a un’idea di cinema artigianale che pare in controtendenza con gli abusi di effettacci digitali di recenti visioni orrorifiche.

Un film di luci tenui e fantasmi sussurrati, di demoni sottopelle che non si palesano ma di cui si percepisce una costante e terrificante presenza. E infine, quel Padre Nostro blasfemo recitato con irragionevole naturalezza è un ulteriore colpo di classe di un esordiente che conosce già la regola per cui spesso la paura e l’inquietudine si trasmettono per sottrazione e mai per accumulo. Un laboratorio sperimentale, forse, straordinariamente accompagnato dalle sonorità elettroniche di Simon Waskow e dalla fotografia esoterica di Paul Faltz, applaudito all’ultimo Festival di Berlino nella sezione Perspektive Deutsches Kino e che lascia senz’altro promettere una potenzialità immaginifica entusiasmante.

Qui il trailer di Luz, ancora senza distribuzione italiana:

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