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Elda Alvigini: «Buñuel, Chaplin, Totò e Visconti, ma quella scena di Biancaneve…»

Le scene, le passioni, i riferimenti: l’attrice racconta a Hot Corn i suoi film del cuore. E non solo

Elda Alvigini
Chaplin o Totò? Elda Alvigini riflette sulle sue passioni. Foto di Edoardo Zocca.

ROMA – I classici della Disney e Giulietta Masina, Chaplin e Proietti, ma anche Buñuel e Visconti: in occasione dell’arrivo al Teatro Le Maschere di Roma del suo ultimo spettacolo, Saturno Dietro (dal 10 al 13 marzo, trovate i biglietti qui), abbiamo chiesto a Elda Alvigini di parlarci dei suoi film del cuore, delle passioni e dei modelli. «Ho iniziato ad andare al cinema da bambina, quindi ne ho parecchi», spiega l’attrice, non a caso anche laureata in storia e critica del cinema. «Come nasce il mio spettacolo? Nasce nell’estate del 2017, dopo essere sopravvissuta a una serie di sfighe inesorabili e toste…». Ecco le sue risposte a Hot Corn

Elda Alvigini
Elda Alvigini nel poster del suo spettacolo, Saturno Dietro.

IL PRIMO FILM CHE MI HA FOLGORATO – «Ho ricordi di me e mio fratello al cinema fin da piccoli. Ho avuto genitori giovani e appassionati di cinema che ci portavano con loro spesso, quindi sono cresciuta con i film da grandi. Ho un ricordo nitido de Il fantasma della libertà di Luis Buñuel: mi ero completamente identificata con la bambina che tutti cercavano perché scomparsa, ma lei era lì e nessuno la ascoltava né la vedeva. Con la mia amica Manuela e i suoi genitori invece andavo a vedere i film Disney e ho un ricordo terribile di Biancaneve e i sette nani: il mio primo film horror! Mi mise davvero paura, soprattutto la fuga nel bosco…».

Biancaneve e i sette nani
«Elda, vieni…». La strega di Biancaneve e i sette nani.

IL MIO CINEMA – «Sempre con mamma e papà andavamo a teatro e poi al cinema Farnese a vedere tutti i film del neorealismo. Ai tempi frequentavo le scuole elementari, dove venivo bullizzata perché ero considerata diversa. I miei genitori, oltre ad essere molto giovani, erano atei e di sinistra, con lavori strani: mio padre era un pilota dell’Alitalia, ma quando lo dicevo agli altri bambini non mi credevano e mi prendevano in giro. Oggi posso dire che lo facevano per invidia, ma allora davvero non capivo. Mi chiamavano “negra”, “scimmia”. Così, quando scoprii Anna Magnani e Giulietta Masina in quei ruoli drammatici tanto intensi, mi identificai completamente. E decisi che avrei fatto l’attrice…».

Bellissima
Anna Magnani in una scena di Bellissima.

LA MIA ATTRICE PREFERITA – «È strano, ma è come se io avessi preso ad esempio più gli uomini nel corso degli anni. Ho spesso risposto a questa domanda con un solo nome: Ugo Tognazzi. Le attrici sono invece legate a dei film specifici, penso a Jessica Lange in Frances, Silvana Mangano in Crimen e Riso amaro, Claudia Cardinale ne Il Gattopardo oppure a Monica Vitti in tutti i film di Michelangelo Antonioni. Poi amo Katharine Hepburn e Cate Blanchett, per dire anche epoche e stili molto diversi…».

Il Gattopardo
Claudia Cardinale in una scena de Il Gattopardo.

I MIEI MITI – «Charlie Chaplin, Totò, Alberto Sordi, Gigi Proietti, Mariangela Melato e Lucia Ocone. Charlie Chaplin è poesia, risata improvvisa, la mia infanzia, il mio costume di carnevale preferito. Totò è la maschera, l’anello mancante tra commedia dell’arte e nuova comicità. Sordi per la sua umanità, per i personaggi sempre scostanti, perdenti e perché non ha avuto paura di interpretare le nostre brutture. Proietti perché è il grande istrione, generoso. Poteva e sapeva fare tutto, si dava al pubblico completamente e nel farlo si divertiva lui per primo. Melato è il corrispettivo femminile di Vittorio Gassman, capace di farmi ridere sempre, grande comica ma anche grande a teatro nonché una grandissima donna. Infine Lucia Ocone, perché è l’unica attrice comica vera che abbiamo: funziona in televisione e al cinema».

Charlie Chaplin in una scena de Il Monello. Era il 1921.

LA SCENA CHE MI FA PIANGERE SEMPRE – «Ma noooo! Non potete chiedermi questo! Piango ogni volta che l’eroe ce la fa, nonostante tutti e tutto, quindi come posso rispondere a questa domanda? E poi anche le scene con i bambini: ecco ne La vita è bella quando Roberto Benigni parla con il figlio facendogli credere che è tutto un gioco. Anche se nulla mi strazia come Bambi…».

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