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Tra Colin Firth e Giorgio VI: Il discorso del Re e la vera storia che ha ispirato il film

Due fratelli, un’abdicazione per amore e un sovrano balbuziente. Com’è nato il film di Tom Hooper?

Il poster de Il discorso del re

MILANO – La famiglia reale inglese? È da sempre fonte inesauribile di storie e pettegolezzi che hanno ispirato ballate e quadri, libri e film, serie tv e, per non farsi mancare nulla, prime pagine dei tabloid scandalistici. E, tra le tante vicende studiate sui libri di Storia o lette sui giornali, ce n’è una che vede protagonisti due fratelli, Edward e Albert Windsor, alle prese con abdicazioni per amore e incoronazioni inaspettate.

Al centro i fratelli Edward e Albert Windsor

Ma andiamo con ordine. Nel gennaio del 1936 sale al trono con il nome di Edoardo VIII, il primogenito di Giorgio V e Mary di Teck. Peccato che neanche un anno dopo il sovrano legittimo decida di abdicare per l’americana (pluri)divorziata Wallis Simpson. Uno scandalo per la Corona e oro colato per la stampa che verserà fiumi d’inchiostro per sviscerare ogni dettaglio di quell’amore impossibile tra il Re e Capo della Chiesa Anglicana con una yenkee con due mariti alle spalle. Una storia raccontata anche in W.E., il film diretto da Madonna nel 2011, e nelle prime due stagioni di The Crown.

Colin Firth è Giorgio VI

Ma c’è un altro che film, Il discorso del Re di Tom Hopper, che mette al centro della storia l’altro fratello, Albert – interpretato da Colin Firth-, passato alla storia come Giorgio VI. Il padre di Elisabetta II e della Principessa Margaret, il fratello nell’ombra che, da un giorno all’altro, si è trovato a sedere sul trono d’Inghilterra. Un ruolo per il quale il Duca di York non era stato preparato. Aggiungiamoci poi che il neo sovrano ha un problema di balbuzie ed ecco che il quadro generale si fa alquanto problematico vista la quantità di discorsi in pubblico e radiofonici che lo attendono.

Lione Logue e la moglie

I sudditi ne avevano avuto un assaggio nel 1925 quando Bertie – questo il suo soprannome – ne aveva tenuto uno in diretta dallo Stadio di Wembley diffuso in tutti i territori sotto la dominazione inglese. Un risultato disastroso ed imbarazzante che il Re decide di non replicare rinunciando a parlare in pubblico. Almeno fino a quando la consorte, la Duchessa di York (Helena Bonham Carter) non fa visita – sotto falso nome – a Lionel Logue (Geoffrey Rush), un logopedista australiano che aiuterà Giorgio VI a superare la sua balbuzie.

Una scena de Il discorso del re

Come? Con un mix di approccio informale ed esercizi che culminarono in un’amicizia interrotta bruscamente quando il logopedista – che si scoprirà, in realtà, non avere titoli accademici ma un passato da attore – confiderà a Bertie la sua convinzione per cui, se il fratello Edoardo avesse abdicato, lui sarebbe stato un ottimo sovrano. Un eccesso di confidenza secondo il reale superato quando Giorgio VI avrà bisogno del suo aiuto per il discorso d’incoronazione all’Abbazia di Westmister e, due anni dopo, per quello di dichiarazione di guerra alla Germania.

George VI il giorno dell’incoronazione

Tom Hopper ne ha ripercorso le tappe in un film da quattro Premi Oscar – miglior film, regia, attore protagonista e sceneggiatura originale – realizzato grazie anche al supporto di uno dei nipoti di Logue che fornì all produzione il diario del nonno contenente dettagli del suo lavoro con Giorgio VI. Una scoperta che portò alla ristesura della sceneggiatura a sole nove settimane dall’inizio delle riprese. Perché, come insegna la storia di Giorgio VI, la vita è piena di imprevisti.

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