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Il cortometraggio che imbarazza gli Oscar: Detainment e la storia di un omicidio orribile

La morte di James Bulger rivive in un controverso corto. E la madre decide di scrivere all’Academy

Detainment un dettaglio della locandina
Ely Solan e Leon Hughes protagonisti di Detainment

Ci sono storie di cronaca in cui l’umanità viene travolta da una violenza difficile definire o spiegare. Storie che obbligano a confrontarsi con una realtà impossibile da accettare. James Bulger aveva solo due anni quando, nel febbraio del 1993, venne rapito e ucciso da due ragazzini di Liverpool, Jon Venables e Robert Thompson. Un omicidio che per modalità e ferocia apparì tanto mostruoso quanto incomprensibile e che ancora oggi continua a fare discutere l’opinione pubblica inglese. Una ferita ancora aperta al punto che un regista irlandese, Vincent Lambe, ha deciso di girarci un cortometraggio, Detainment. La notizia però è che il corto ora è finito nella cinquina dei candidati agli Oscar e la notizia ha sollevato un polverone in Gran Bretagna.

Detainment, una scena del corto candidato all'Oscar
Di spalle, Leon Hughes in una scena di Detainment.

Perché? Lambe ha ricostruito l’omicidio attraverso i verbali degli interrogatori di polizia a cui furono sottoposti Venables e Thompson, passati alla storia come i più giovani assassini del ventesimo secolo. Un lavoro minuzioso quello del regista che però, se da una parte gli è valso la nomination, dall’altra parte ha scatenato la dura reazione della madre del povero James, Denise Fergus, che si è detta disgustata e contrariata dalla decisione di inserire l’opera nella rosa dei candidati all’Oscar. «È già grave girare un film così senza contattare la famiglia, figuriamoci farci rivivere l’esperienza per la seconda volta…» ha ammesso la Fergus, che ha chiesto all’Academy di rimuovere il corto dalla competizione.

Leon Hughes è Robert in Detainment

La risposta dei diretti interessati è stata serafica, ma netta. Pur comprendendo il dolore di una madre, l’Academy ha ribadito il ruolo neutrale, specificando che la giuria si sia espressa solamente su meriti tecnici e artistici e in alcun modo il suo operato possa essere influenzato. Ma cosa accadde il 12 febbraio 1993? Il piccolo James era con la madre quando scomparve dal centro commerciale New Strand di Bootle senza lasciare traccia. Si era allontanato qualche secondo, mentre la signora Bulger stava facendo la spesa.

Detainment, la madre di James Bulger Denise Fergus
La madre di James Bulger, Denise Fergus.

Solo grazie alla visione dei filmati delle telecamere di sicurezza e alla raccolta di molte testimonianze, gli inquirenti capirono cos’era successo: il bambino era stato rapito da due ragazzini, Jon e Robert appunto. La coppia aveva marinato la scuola e bighellonava senza meta tra i negozi del complesso commerciale. Qualche furto, il tentativo di dar fastidio ad altri coetanei, poi la decisione: rapire un bambino e provocare un incidente. Alle 15.42, Venables e Thompson presero il bimbo e si allontanarono con lui. Per quattro chilometri.

Detainment una scena del corto con Ely Solan
Ely Solan in una scena di Detainment.

Prima conquistarono la fiducia del bambino, poi, non lontano da un canale dove nel frattempo erano arrivati, cominciarono a picchiarlo. Seguirono ore concitate in cui il terzetto, di ritorno verso il centro abitato, fu visto da circa trentotto testimoni che, dalle ferite sul corpo del piccolo, compresero l’anomalia della situazione, senza però intervenire. Sfuggiti alla curiosità delle persone, i due infine portarono James alla stazione ferroviaria di Walton & Anfield e lo uccisero dopo averlo torturato.

Detainment uno dei protagonisti Leon Hughes
Leon Hughes protagonista di Detainment

Una volta arrestati, Venables e Thompson si accusarono a vicenda dell’omicidio, reagendo in maniera diversa agli interrogatori. Robert, con un passato di gravi violenze subite dal padre, fu gelido nelle deposizioni, al contrario dell’amico che successivamente chiese perdono ai genitori e alla madre di James per l’omicidio.

Detainment uno dei protagonisti Ely Solan
Ely Sloan è Jon in Detainment

Furono processati e condannati, ma nel giugno 2001, trascorsi gli otto anni minimi di detenzione, furono rilasciati e gli fu concesso di vivere con un’identità segreta. Decisione che l’opinione pubblica contestò, anche perché il caso fu tanto sconvolgente da rimanere indelebile nella memoria degli inglesi. E torniamo così ai giorni nostri e al corto Detainment. Può un’opera d’arte raccontare l’orrore? Per Vincent Lambe la risposta è sì. Purché non ci si dimentichi che tra gli aspetti più tragici di un evento del genere c’è l’innocenza perduta di tre  bambini: «Non avevo alcuna intenzione di procurare dolore alla famiglia Bulger, ma dobbiamo ammettere che anche i colpevoli sono esseri umani. Negare questo vuol dire non comprendere cosa li abbia spinti a compiere un delitto tanto orribile». E la risposta a questa domanda è ancora lontana dall’essere trovata.

  • Qui potete vedere il trailer di Detainment:

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