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Dall’Alto Di Una Fredda Torre | Vanessa Scalera, Edoardo Pesce e il valore della non scelta

Una scelta drammatica e una famiglia pronta a spaccarsi. Dal 13 giugno al cinema con Lucky Red

Edoardo Pesce e Vanessa Scalera al centro della scena di Dall'alto di una fredda torre di Francesco Frangipane, dal 13 giugno al cinema con Lucky Red
Edoardo Pesce e Vanessa Scalera al centro della scena di Dall'alto di una fredda torre di Francesco Frangipane, dal 13 giugno al cinema con Lucky Red

ROMA – La normalità di una famiglia composta da padre, madre e due figli, viene spezzata da una terribile scoperta: entrambi i genitori sono gravemente malati ma solo uno dei due può essere salvato. Spetta ai figli – Elena e Antonio – decidere se comunicarglielo e, soprattutto, decidere chi tenere in vita. Una scelta drammatica, che li obbligherà a fare i conti con il loro passato e che porterà a galla i più feroci istinti. Dall’alto di una fredda torre, opera prima di Francesco Frangipane con protagonisti Vanessa Scalera, Edoardo Pesce, Anna Bonaiuto, Giorgio Colangeli, Elena Radonicich e Massimiliano Benvenuto, dal 13 giugno al cinema con Lucky Red.

Edoardo Pesce e Vanessa Scalera in una scena di Dall'alto di una fredda torre
Edoardo Pesce e Vanessa Scalera in una scena di Dall’alto di una fredda torre

Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2023 nella sezione Grand Public e prodotto dalla stessa Lucky Red e Rai Cinema, oltre che brillante esordio cinematografico, Dall’alto di una fredda torre è una pièce teatrale di Filippo Gili e lo stesso Frangipane che ne ha curato anche la regia. Un’opera di quattordici quadri, sei personaggi, tre ambienti ben definiti e una normalità familiare stravolta da un angoscioso dilemma: «Se sia giusto o no incidere sul destino degli altri, se sia lecito sostituirsi al fato, ponendo i protagonisti di fronte alla facoltà/responsabilità di dover decidere se far Vivere e/o far Morire un uomo, con tutta la questione morale e sociale che ne consegue».

Giorgio Colangeli e Anna Bonaiuto in una scena del film
Giorgio Colangeli e Anna Bonaiuto in una scena del film

Ovvero se salvare uno e l’altro, e quindi – di riflesso – se uccidere l’uno o l’altro. Una scelta che la narrazione di Frangipane pone inizialmente nelle forme del classico gioco Chi butti giù dalla Torre, nel bel mezzo di un pranzo. Un gioco che non racchiude in sé alcuna questione etica, nessuna morale, nessun ragionamento o riflessione: solo goliardia, leggerezza, risate e scherzi. L’intuizione geniale di Dall’alto di una fredda torre sta però nel modo in cui Frangipane riesce a riproporre quella stessa inerzia nella vita reale ricalibrandola nelle forme di quella che il regista non esita a definire come: «Una vera e propria tragedia moderna che si fonda sugli archetipi della tragedia greca».

Dall'alto di una fredda torre, un film di Francesco Frangipane, dal 13 giugno al cinema con Lucky Red
Dall’alto di una fredda torre, un film di Francesco Frangipane, dal 13 giugno al cinema con Lucky Red

E tutto cambia in Dall’alto di una fredda torre, la leggerezza lascia il posto alla serietà, la goliardia alla coscienza, le risate ai sensi di colpa. Nel nuovo impianto narrativo Elena e Antonio – anime solitarie, fragili, mai riuscite a realizzarsi pienamente nella sfera affettiva – si avvicinano (quasi) morbosamente, si aggrediscono, si picchiano, si allontanano, in virtù di una scelta che ne corrode la bellezza interiore sino a ritrovarsi lì – cinici, feroci, arrabbiati – sulla punta più estrema di quella fredda torre, a guardare sull’orlo dell’abisso di un dolore impossibile da affrontare. E che non viene affrontato. Perché Frangipane ne lascia in sospeso l’esito. Non sappiamo quale sarà la scelta di Elena e Antonio.

Elena Radonicich e Edoardo Pesce in un momento del film
Elena Radonicich e Edoardo Pesce in un momento del film

Non è quello ciò che conta. Tanto che la malattia dal nome impronunciabile e dagli effetti catastrofici scelta da Frangipane non esiste nemmeno. È una malattia irreale che però fa male come se fosse vera. Un pretesto narrativo eccezionale con cui Frangipane dipinge un’allegoria filmica intrisa di poesia e dolore e dall’evidente impianto teatrale con cui raccontare della vita e degli uomini. Di scienza e caos, di famiglia e solitudine, di illusioni e destino, ma anche d’amore e della noia che attanaglia e che priva. Un piccolo film, Dall’alto di una fredda torre, la cui sestina di interpreti eccellenti capeggiata da dei Pesce e Scalera allo stato dell’arte finisce con il renderlo grande, universale, o più semplicemente indimenticabile.

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