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Cinema e Colonne Sonore: come Hans Zimmer contribuisce al successo di un Film

blade runner 2049

Le Colonne Sonore sono importanti, se non lo fossero avrebbero un altro nome. Si chiamano colonne perché reggono il film per tutto il suo viaggio, stabilendo il ritmo e la dinamica delle emozioni. Prima ancora della parola, il Cinema si rivolse alla Musica come naturale compagna di viaggio.

Compositori resi immortali dalle loro colonne sonore, ma anche musicisti affermati che hanno prestato la loro arte per scriverle, film che hanno nella colonna sonora la componente essenziale del loro successo, ma anche artisti che sono arrivati al successo grazie alla presenza in una colonna sonora, questi sono solo alcuni esempi di come Musica e Cinema vivano un intreccio profondo, simbiotico, inscindibile.

Ci sono almeno due uscite cinematografiche degli ultimi mesi che hanno nella colonna sonora un punto centrale, nonostante due approcci opposti: uno è Dunkirk, l’altro è Blade Runner 2049. Entrambe composte da Hans Zimmer, non proprio un compositore di nicchia visto il suo milione e spicci di follower su Spotify e un tour in arrivo in Italia che manco i Black Eyed Peas… ma è tutta fama meritata, come dimostra l’efficacia con cui mette la sua capacità compositiva al servizio del Cinema.

Dunkirk è un film costruito intorno al concetto dell’assenza. Un anti-colossal di guerra che sa essere grande senza mai seguire la via semplice di usare grandi battaglie per riempire il grande schermo. La colonna sonora aderisce perfettamente all’essenza di questo film, con una spremuta essenziale di note angoscianti, in un crescendo infinito di effetti sonori basato su un meccanismo detto Scala Shepard, o “effetto cavatappi”, in cui le note e la relativa pressione emotiva sembrano non avere un termine, come una sirena infinita. Ascoltare questa colonna sonora in cuffia equivale a ciucciarsi un vecchio limone appena svegli.

Completamente diverso invece il modo in cui è stata pensata la colonna sonora di Blade Runner 2049.

Per Hans Zimmer scrivere musica per questo film equivaleva inevitabilmente ad accettare il confronto con il capolavoro di Vangelis, uno dei pilastri su cui è basato il successo del primo Blade Runner, in cui il sax riverberato e caldo faceva da contrappunto alla densità brulicante di Los Angeles durante il volo di Deckard. Per Blade Runner 2049 Hans Zimmer costruisce un tessuto rarefatto ed enorme, fatto della stessa maestosa profondità dell’oceano, da cui emergono monoliti sonori, a volte costruiti su frequenze così basse da sembrare elementi naturali, come il ghiaccio che si spacca.

La colonna sonora originale è una struttura megalitica ancestrale ed onirica, musica di sottofondo per una cena romantica con Cthulhu.

I brani non originali sono invece stati scelti tra i grandi interpreti della musica popolare del ‘900. Pezzi di Sinatra ed Elvis compaiono inattesi, fuori dal tempo e decontestualizzati, per contribuire al senso di desolata solitudine delle scene, canzoni come echi durante una seduta spiritica.

La colonna sonora è il principale elemento che fa di questo film un palloncino. Lo spettatore è il bambino che contempla il suo palloncino da sotto. Portarlo giù per provare a capirlo equivarrebbe a bucarlo e far finire la magia.

Questi sono i due esempi più recenti di come di Hans Zimmer sappia maneggiare tutta la gamma delle frequenze udibili all’orecchio umano per costruire colonne sonore che calzano sui film con la perfetta aderenza di un paio di collant.  Il suo lavoro è pura perfezione, funzionale all’obiettivo di guidare ed amplificare le emozioni delle immagini. Molto spesso un lavoro che non toglie spazio alla parte visiva, che si sintonizza con l’inconscio dello spettatore. Un ultimo esempio che sintetizza al meglio il suo modo di approcciare la composizione lo trovate in Interstellar. Difficile immaginare suoni in grado di convincere in modo più efficace lo spettare che, se ci si trova dispersi nello spazio profondo dall’altra parte di un buco nero, beh… non se ne esce vivi.

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