in

Choose or Die | Retrogaming e maledizioni per un horror davvero sorprendente

Toby Meakins dirige un horror a metà tra Jumanji e Nightmare, e c’è pure Robert Englund

Choose or Die? Una sorpresa
Choose or Die? Una sorpresa

ROMA – Kayla (Iola Evans) è una giovane programmatrice che per via di un passato turbolento e di un lutto doloroso vive nel caos. Inizia così a giocare ad uno strano e vintage survival game chiamato Curs>r che mette in palio per tutti i videogiocatori un premio finale (mai reclamato) da 125.000 dollari. Più va avanti nel gioco, più Kayla si rende conto di aver risvegliato una vecchissima maledizione. Le sfide pericolose a cui Curs>r la mette di fronte la costringeranno a compiere delle scelte che finiranno con il deformare la stessa realtà in cui vive. Intrappolata nel suo meccanismo con il solo aiuto di Isaac (Asa Butterfield), Kayla scoprirà che non ci sono né vita extra, né cheat code, né reset per risolvere la questione. Fermarsi non è un’opzione: Choose or Die.

Una scena di Choose or Die

Cinema e videogame sembra essere il connubio perfetto per quel Asa Butterfield che il primo ruolo al picco di popolarità dopo lo scorsesiano Hugo Cabret l’ha avuto in Ender’s Game di Gavin Hood. Una distopia fantascientifica in cui dei pre-adolescenti dotati (tra cui una giovane ma già formidabile Hailee Steinfeld) venivano addestrati nel combattimento spaziale simulato: un videogame dagli effetti catastrofici (e reali) insomma. E non solo. Oltre a essere un videogiocatore professionista tanto da aver firmato un contratto eSports con la squadra Panda Global sotto il gametag Stimpy, a quasi quindici anni Butterfield ha progettato assieme a suo padre Sam e al fratello Morgan una App per iPad dal titolo Racing Blind: l’unico videogioco per iOS concepito per essere giocato con gli occhi chiusi. Per certi versi quindi il gaming drama Choose or Die (Curs>r) di un Toby Meakins al battesimo registico in cui interpreta un retrogamer generoso e romantico suona come l’ideale chiusura del cerchio.

Iola Evans e Asa Butterfield in una scena di Choose or Die
Iola Evans e Asa Butterfield in una scena di Choose or Die

Concepito originariamente come serie antologica di cortometraggi horror per Quibi co-prodotta da Ridley Scott, il (fulmineo) fallimento della piattaforma di Jeffrey Katzenberg ha permesso l’acquisto dei diritti da parte di Netflix che ne ha rimescolato l’inerzia narrativa. Pur mantenendo inalterato lo spirito artistico del concept di base infatti il colosso di Los Gatos ha scelto di rendere Choose or Die nella forma più tipica del lungometraggio. Per una narrazione a metà tra l’immersività di Jumanji e gli effetti demonici nel mondo reale di Nightmare – Dal profondo della notte (con tanto di cameo vocale dell’originale Freddy Krueger/Robert Englund) che nel consegnarci un Eddie Marsan inedito e machiavellico come villain dannato e una Iola Evans tenace con cui è impossibile non empatizzare, regala allo spettatore emozioni e sussulti tra jump-scare sanguinosi e intensi e un crescente livello di ferocia e sadismo scenico.

Una scena di Choose or Die

Choose or Die e la sua maledizione da avventura testuale portano il cinema delle possessioni a un nuovo livello permeando interamente il contesto narrativo e le volontà dei suoi interpreti delle ragioni del videogame e delle relative estetiche, sino ad un climax che finisce con il rimettere in discussione il ruolo e la valenza dell’eroe nelle quest videoludiche. Un’opera piccola, preziosa, e intelligente, che nel viaggiare spedita nel suo esile minutaggio di appena 84 minuti, si inserisce nel catalogo di Netflix come una imperdibile (e decisamente spaventosa) sorpresa.

  • NEWSLETTER | Iscrivetevi qui alla newsletter di Hot Corn!

Qui il trailer del film:

Lascia un Commento

Liz Flahive

VIDEO | Liz Flahive: «Roar? Raccontiamo cosa significa essere donne oggi»

Filippo Scicchitano, Edoardo Purgatori, Burak Deniz raccontano Le Fate Ignoranti

Le Fate Ignoranti | Intervista a Filippo Scicchitano, Edoardo Purgatori, Burak Deniz