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Centoundici | Se un corto racconta il coraggio di ripartire, di ieri e di oggi

Il corto diretto da Luca Lucini e presentato a Venezia 78 è ideato e prodotto da Confindustria

Centoundici
Centoundici

VENEZIA – “Non avere sogni grandiosi è l’unica cosa che ci può fermare”. Si chiude con questa frase Centoundici, il cortometraggio di Luca Lucini con Alessio Boni, Cristiana Capotondi, Giorgio Colangeli, Adriano Occulto sul coraggio delle imprese di guardare avanti e sull’impresa di fare cinema. Presentato all’interno della sezione “Venice Production Brigde” della 78° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dedicata ai professionisti dell’industria cinematografica, Centoundici. Donne e uomini per un sogno grandioso, è un progetto ideato e promosso da Confindustria di cui è Presidente Carlo Bonomi che ha presentato il corto all’Hotel Excelsior del Lido insieme a Lucini, Cristiana Capotondi, Giorgio Colangeli e Adriano Occulto.

Alessio Boni in Centoundici
Alessio Boni in Centoundici

Il titolo è un omaggio alle centoundici persone che hanno lavorato alla realizzazione del film: regista, sceneggiatore, attori, assistenti di produzione, montatori, scenografo, costumisti, microfonisti, macchinisti, attrezzisti, operatori, elettricisti, sarte, truccatrici, parrucchieri… Artisti e professionisti in rappresentanza di tutte le maestranze impegnate, quotidianamente, dietro le quinte e indispensabili alla realizzazione di un film, di uno spettacolo, di un concerto, di un festival. Persone e famiglie travolte da quasi due anni di pandemia e per le quali il lavoro si è completamente fermato. «L’arte fa tante cose. In pandemia abbiamo capito che ne abbiamo bisogno», ha sottolineato Cristiana Capotondi, «Chi fa il nostro mestiere ha a che fare con delle famiglie che si creano sul set. C’è un senso di comunità che appartiene a chi fa questo mestiere e fa sentire l’esigenza del nostro lavoro».

centoundici
Sul set del corto

Ma “centoundici” sono anche gli anni di Confindustria. Anni di grandi trasformazioni, di creatività italiana, di umanità che hanno cambiato il volto dell’Italia da paese agricolo a industriale. Anni di grandi sogni nei quali le imprese sono state motore di rinascita e dove il contributo di migliaia di lavoratori, uomini e donne, è stato determinante per la ricostruzione del Paese. Come fu nel Secondo Dopoguerra, quando tutto era stato devastato e spazzato via ma non la speranza e la voglia di ricostruire un nuovo futuro di prosperità sociale ed economica. Per il Paese, per i figli, per tutti. È questo che racconta Centoundici. Donne e uomini per un sogno grandioso con il linguaggio “vivo” del cinema.

Una scena di Centoundici

La storia? Quella di Alberto (Giorgio Colangeli), pacato signore di ragguardevole età che incontra Chiara (Capotondi) in un centro vaccinale ospitato da una grande azienda. È un’azienda italiana che ha saputo resistere nel tempo, rinnovandosi. Il dialogo tra Chiara e Alberto fa emergere assonanze e coincidenze: la capacità delle imprese di essere motore di ripartenza, oggi con la campagna vaccinale così come nel Dopoguerra, la loro vocazione a innovare, la capacità di fare quello c’è da fare “perché le cose si possono cambiare se si vuole e se si lavora tutti insieme”. Alberto l’ha imparato, da giovanissimo, in fabbrica. E così ricorda, con un flashback, quel suo primo giorno di lavoro “bellissimo”, quando dalla campagna è arrivato in città, proprio in quella stessa azienda che oggi ospita il centro vaccinale.

Al trucco

«Raccontare un periodo storico così importante è il massimo dell’ambizione per un regista», ha dichiarato Lucini, «Per Centoundici è stato fatto un lavoro di ricerca storica per legare il sentimento alla realtà. Ci serviva raccontare anche il ruolo della donna rapportato all’oggi ma con credibilità storica. A causa della guerra c’è stato un grosso cambio sociale e le donne hanno ricoperto ruoli solitamente desinati di uomini». Il filo rosso tra il passato e il presente di Alberto permette di guardare oltre la pandemia con fiducia come si fa con un nuovo inizio che fa eco a quello che tutti noi stiamo vivendo. Perché le grandi crisi portano con sé anche grandi opportunità: è l’insegnamento della storia. Bisogna però farsi trovare pronti per restituire fiducia ai giovani e costruire un futuro migliore.

La preparazione di Centoundici

«La pandemia ci ha fatto capire che il nostro comparto ha sofferto moltissimo», ha sottolineato Colangeli «Se il nostro comparto non produce cultura, soffrono sia i lavoratori ma anche chi non può usufruire di quell’opera. C’è una scena in Ladri di biciclette in cui il protagonista e suo figlio, durante la ricerca disperata della bicicletta rubata, vanno in trattoria. L’unico momento in cui sorridono. Stare insieme agli altri crea sollievo, c’è una sospensione della sofferenza. E anche l’intrattenimento ha questo valore».

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Il trailer del corto:

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