Oltre sessanta film in quarant’anni, con quel mestiere artigiano appreso da papà Steno insieme ad Alberto Sordi, per iniziare come apprendista silenzioso sul set di quel capolavoro che fu L’Armata Brancaleone, seduto dietro ad un Maestro come Mario Monicelli. E, proprio silenziosamente, se n’è andato Carlo Vanzina, dopo aver portato – letteralmente – gli italiani al cinema. La nota della sua scomparsa è arrivata direttamente dalla famiglia, in poche righe che citano sommessamente la malattia combattuta, la sua Roma, la propensione all’umorismo e all’allegria, la vicinanza con gli spettatori, osservati, studiati, amati. Perché diventassero i protagonisti delle sue storie, delle sue commedie, girate e scritte al fianco del fratello Enrico, fin dall’esordio di Luna di Miele in Tre, nel 1976, con Cochi e Renato.

Poi, di corsa fino ad oggi, salendo e scendendo le scale della Commedia all’Italiana, raccontando quei vizi e quelle le virtù già pronti per diventare cinema. Enrico lo aveva capito, racchiudendo nelle sue pellicole, dichiaratamente e romanticamente nazionalpopolari, l’Italia intera. Infiniti i suoi cult, che hanno segnato generazioni intere: Eccezzziunale… Veramente, portando Diego Abatantuono alla totale affermazione, il malinconicamente estivo Sapore di Mare con Jerry Cala, Christian De Sica e, addirittura, Virna Lisi.

Un cinema leggero eppure variopinto – come le sterzate verso il thriller di Mystère o Sotto il Vestito Niente – capace, con poco, di colpire il bersaglio e riassumere le chiavi della commedia, in quell’esplosione mitica arrivata nel 1984 e intitolata Vacanze di Natale. Di fatto, Carlo Vanzina con il terzetto Calà, De Sica, Amendola (praticamente all’esordio), cambiò il corso del cinema pop italiano, creando quel genere che, ancora oggi, tutti cercano di imitare, copiare, omaggiare. Botteghini pieni, scene da recitare a memora e, come sempre, quella rivalutazione critica arrivata solo dopo anni.

In mezzo? Tanto, tantissimo. La farsa come Yuppies o Montecarlo Gran Casinò e ancora Piedipiatti, la scoperta Raul Bova in Piccolo Grande Amore, l’intuizione di chiamare una colonna della commedia americana come Leslie Nielsen, per metterlo vicino alla coppia Boldi-De Sica in SPQR – 2000 e ½ anni fa, e citiamo anche il toccante Il Cielo in Una Stanza, dove dirigeva Elio Germano e, pensate un po’, Gabriele Mainetti, oggi tra i registi più cercati e apprezzati del panorama. Che storia quella di Carlo Vanzina, quante dichiarazioni d’amore al cinema nei suoi titoli, lui che da bambino voleva diventare critico, assuefatto dal cinema in quel via vai che fu la sua casa da bambino: Tognazzi, Flaiano, Risi, Monicelli, Totò. Impossibile non innamorarsi del cinema, impossibile non venir su gentiluomo, che ha fatto della cultura qualcosa con cui giocare, regalando al pubblico due ore di sorrisi, buon umore e sane risate.
Se volete rivedere i film di Carlo Vanzina, li trovate su CHILI: da Caccia al Tesoro fino a Il Ras del Quartiere, passando per Il Cielo In Una Stanza, Eccezzziunale… Veramente e Vacanze di Natale. E trovate anche Mystere, Sognando la California e Io No Spink Inglish
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