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Billy | Il solido debutto di Emilia Mazzacurati tra musica, provincia e sentimenti reali

Un grande cast, un paio di sorprese e un’idea di narrazione molto precisa: perché dovreste vederlo?

Billy
Tra Holden e la provincia italiana: Matteo Oscar Giuggioli nel ruolo di Billy

ROMA – Il diciannovenne Billy (Matteo Oscar Giuggioli), è stato un bambino prodigio capace a nove anni di inventare e condurre un podcast di musica di grande successo. Oggi però le cose sono cambiate e vive con l’eccentrica madre Regina (Carla Signoris), è segretamente innamorato della vicina di casa Lena (Benedetta Gris), frequenta solo bambini fra gli 8 e i 12 anni e non sa cosa fare della sua vita. Finché non incontra il suo idolo d’infanzia, Zippo (Alessandro Gassmann), un rocker scomparso da anni. Le loro similitudini li porteranno a trovare un modo (diverso) di affrontare la vita. Ma non sempre quello che abbiamo tanto desiderato poi va come vorremmo, o no?. Così comincia Billy, primo lungometraggio scritto e diretto da Emilia Mazzacurati, figlia del grande Carlo, un coming-of-age al contrario, un road movie senza viaggio, oppure – più semplicemente – una storia di contrasti.

Billy di Emilia Mazzacurati, al cinema dall'1 giugno grazie a Parthenos
Billy: Matteo Oscar Giuggioli nascosto dietro a Giuseppe Battiston.

Prodotto da Jolefilm con Rai Cinema, al cinema grazie a Parthenos e con un cast notevole formato oltre che da Giuggioli, Signoris e Gris, anche da Alessandro Gassmann, Giuseppe Battiston, Roberto Citran, Sandra Ceccarelli e Carlotta Gamba, Billy nasce dall’esigenza della Mazzacurati di raccontare un percorso: «Il percorso di cambiamento che una perdita può indurre. Di come la fine renda la vita preziosa e come la persona che se ne va lasci un tesoro, sempre. Ci vuole impegno per trasformare le avversità e i propri errori in qualcosa di buono, e bisogna impegnarsi per essere felici. Il primo passo per essere felici è cercare di far pace con se stessi».

Benedetta Gris e Matteo Oscar Giuggioli in una scena di Billy
Benedetta Gris e Matteo Oscar Giuggioli

Sullo sfondo di una provincia, un luogo che la stessa regista definisce un non luogo: «Dove però nascono sentimenti umani forti ed estremamente radicati in una sorta di postmodernismo di provincia. Non è un’Italia da cartolina, ma è pur sempre fotogenica. Un’Italia di difetti e speranze, di coraggio e spregiudicatezza. Un paese che sembra essere sempre al limite, che rischia di non farcela, che è costantemente ad un passo dal precipizio». Così, scena dopo scena prende forma un Billy coming-of-age contemporaneo nel passo di commedia dai colori vividi molto à la Wes Anderson (ma anche Sofia Coppola). Un’avventura corale arricchita da una parata di personaggi bizzarri dalle caratterizzazioni sopra le righe. Come la madre Regina di un’intensa Signoris dall’anima dramedy, il Massimo di un premuroso e paterno Battiston, e quel Zippo rocker crepuscolare e problematico portato in scena da un Gassmann commuovente.

Carla Signoris e Giuseppe Battiston in una scena di Billy
Carla Signoris e Battiston in un’altra scena.

Non ultimo il Billy che dà il titolo al film a cui un misurato Giuggioli presta volto e corpo. Cresciuto con il mito cinematografico dell’inesistente Billy the Kid con Keith Robertson – la cui cacofonica scelta di parole non può che riportare alla mente il Kris Kristofferson del quasi omonimo film del 1973 di Sam Peckinpah – i diciannove anni di Billy pesano talmente sul suo corpo fragile, fiaccato, imperversato di crisi nervose e attacchi di panico, da sembrare quasi il doppio. La crisi esistenziale di un Billy novello giovane Holden dal volto innocente e buono dialoga terribilmente con il mondo precario dei trentenni d’oggi. Un mondo fatto (anche) di vicoli ciechi, strade sbagliate e di un tempo che arriva troppo presto e sfugge troppo tardi, a cui spesso è difficile star dietro.

Carlotta Gamba e Alessandro Gassmann in una scena del film
Carlotta Gamba e Alessandro Gassmann

Ecco, così prende forma il Billy di Emilia Mazzacurati, regista decisamente promettente dopo un’esordio del genere, che ci ricorda nella sua narrazione universale dal ritmo cadenzato e dalla regia fluida, l’importanza di scegliere e di saper scegliere. Sempre. Ma soprattutto ci ricorda l’importanza delle piccole cose, come un hamburger mangiato di sera in un chiosco di passaggio, perché – può sembrare strano – ma sì, anche quello a volte può fare la differenza tra una buona e una cattiva giornata…

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Qui sotto potete vedere il trailer del film: 

 

 

 

 

 

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