ROMA – L’amore, la politica, l’impegno e l’importanza di resistere: Andreas Dresen, regista tedesco di Gera, in Turingia, classe 1963, con Berlino, Estate ’42 – ora al cinema con Teodora Film – ha voluto raccontare la storia di Hilde Rake, conosciuta come Hilde Coppi, antifascista tedesca arrestata dalla Gestapo assieme al marito Hans il 12 settembre del 1942. Nel film Hilde è interpretata magnificamente da Liv Lisa Fries che rende benissimo la forza di una donna il cui esempio ancora oggi fa impallidire molte persone incapaci di prendere posizione su molti grandi temi: «È proprio così, e la sua resistenza silenziosa», spiega il regista, «non fu meno significativa o efficace di azioni più clamorose…».

LA STORIA – «Ci tengo a dire che la storia di Hilde ci insegna che è sempre importante difendere i propri ideali e, se occorre, anche resistere. Mai farsi influenzare, ma seguire la propria bussola interiore e il proprio sistema di valori. Hilde Coppi non era un’attivista politica in senso stretto, ma una persona onesta, spinta a ribellarsi dalla propria coscienza. Io sono cresciuto in Germania Est negli anni Sessanta e Settanta, dove i combattenti della Resistenza venivano glorificati e rappresentati in un modo monumentale che, inevitabilmente, ti faceva sentire piccolo e patetico. Pensavi di non poter mai essere così eroico e questo alla fine rendeva un ottimo servizio alla stabilità del regime…».

IL PRIVATO È POLITICO – «Nel film abbiamo deciso di evitare certi cliché della Resistenza, enfatizzando proprio i momenti privati dei personaggi. La storia d’amore di Hilde e Hans Coppi è diventata il fulcro della storia, insieme alla loro forza interiore e quella dei loro amici. Dopotutto, non erano combattenti a tempo pieno: erano ventenni e trentenni che andavano a nuotare, facevano sesso, mettevano su famiglia insieme, ognuno con i propri sogni e speranze. Hilde non era ingenua, sapeva il tipo di rischi che stava correndo e ha deciso di correrli».

LA RIBELLIONE – «Credo ci fosse qualcosa di istintivo nella ribellione di Hilde, anche se magari con piccoli gesti quotidiani: la sua resistenza silenziosa non è meno significativa o efficace di azioni più clamorose. Questa è per me una grande verità che abbiamo sotto gli occhi anche ai nostri giorni, in tutto il mondo, osservando il modo in cui i regimi antidemocratici si oppongono a ogni forma di resistenza, perseguitando anche le azioni apparentemente più discrete o minimali. Resistere significa agire nell’ambito dei propri poteri e delle proprie possibilità, sentendosi parte attiva e critica di una società. Ognuno di noi ne è capace, non c’è nessuna scusa per sottrarsi, anzi…».
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