ROMA – Dopo aver sposato la sua fisioterapista, Christine, il detective Mike Lowrey e il suo partner, Marcus Burnett, approfondiscono un’indagine interna all’interno del dipartimento di polizia di Miami in seguito alle accuse secondo cui il loro defunto capitano, Conrad Howard, era legato ai cartelli della droga. Nonostante l’offuscamento postumo del Capitano Howard, Mike e Marcus sono determinati a dimostrare la sua innocenza. Bad Boys: Ride or Die, un film di Adil e Bilall con protagonisti, oltre a Will Smith e Martin Lawrence, Vanessa Hudgens, Alexander Ludwig, Paola Nuñez, Eric Dane, Ioan Gruffudd, Tiffany Haddish e Joe Pantoliano, al cinema dal 13 giugno prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures.

Un capitolo, il quarto della saga, che arriva proprio al momento giusto. Esattamente trent’anni fa – il 27 giugno per la precisione – partiva la lavorazione del primo Bad Boys di Michael Bay (che qui compare in un cameo spassosissimo nda), distribuito poi in sala il 7 aprile 1995 con Smith e Lawrence che avevano, rispettivamente, 25 e 29 anni. Ora gli anni sono 55 e 59, ma la grinta dei Cattivi Ragazzi di Miami appare immutata, forse fin troppo. C’è tutto del buddy-cop al suo meglio. L’azione, lo humour, l’alchimia scenica – e qui si gioca in casa quando hai due fuoriclasse come Smith e Lawrence – e una narrazione costellata di topos del genere crime.

Un’opera, Bad Boys: Ride or Die, capace di unire la tradizione del passato con il presente filmico dal ritmo tambureggiante nei suoi 115 minuti che scorrono veloci e che appassionano tra fiumi di proiettili, esplosioni, gag (spesso esilaranti, qualcuna rivedibile nda) e contaminazioni videoludiche che innovano e aggiungono dinamismo. A mancare, però, è forse la malinconia che ci si aspetterebbe dal quarto capitolo di un saga trentennale. E qui, in fondo, bastava seguire la lezione narrativa di Arma Letale 4 dell’intramontabile Richard Donner. È anche vero, però, che il cinema – e l’action in particolare – è cambiato da quel 1998 che pose i sigilli sulla saga di Riggs & Murtaugh.

Perché in fondo, anche se a questo punto (forse) un accenno di crepuscolo non avrebbe guastato nel cammino narrativo di Mike e Marcus – così da abbracciare, non solo il pubblico giovane ma anche quello meno giovane cresciuto a pane e buddy-cop – è anche vero che gli incassi del precedente Bad Boys for Life danno ragione ad Adil e Bilall. Squadra che vince non si cambia, e il terzo capitolo della saga, nonostante una corsa interrotta sul più bello dal lockdown pandemico, riuscì comunque a totalizzare 426 milioni e mezzo di dollari world-wide. Riuscirà Ride or Die a ripetersi? Poco importa, ciò che conta è che i Cattivi Ragazzi di Miami sono tornati per restare!
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