MILANO – Prima di tutto c’era un libro, firmato da Giulio Angioni, scrittore, poeta e antropologo sardo, scomparso nel 2017. Pubblicato da Sellerio nel 2004, Assandira, come molti testi di Angioni, rifletteva sulla società sarda, perennemente in bilico tra antico e moderno, in costante passaggio tra riti arcaici e il futuro, ieri e domani. Da lì è partito Salvatore Mereu per traslare quelle parole in immagini con un film che lo riporterà a Venezia a diciassette anni dal suo esordio con Ballo a tre passi: era il 2003, Venezia 60 e quel debutto vinse la Settimana della Critica portandolo poi al David di Donatello come miglior regista esordiente. Adesso, a otto anni dall’ultimo Bellas mariposas, che era a Orizzonti nel 2012, il regista sardo ritorna fuori concorso con un’opera che lo stesso Alberto Barbera avrebbe voluto inserire in concorso.

Il viaggio di Assandira verso il Lido in realtà è già cominciato su Instagram con una pagina dedicata al film (ottima idea, finora caso unico di Venezia 77, la trovate qui) che inizia ad avvicinarci al mondo che vedremo e ai personaggi: ecco quindi Costantino, il padre, cresciuto secondo le regole della tradizione. «Un vero pastore», come si legge nella definizione di IG, «che ha donato la sua vita alla fatica e alle campagne. Il volto è quello di Gavino Ledda, che rovescia la figura del suo Padre Padrone e veste i panni di un padre buono, disposto a tutto per la famiglia».

E qui c’è il primo asso calato da Mereu: Gavino Ledda, l’uomo dietro Padre padrone (un classico, lo trovate in streaming su CHILI), presentato a Cannes nel 1977 (e in quel film si vedeva anche Nanni Moretti), qui chiamato a interpretare un padre, ma un padre buono, non come Efisio, interpretato da Omero Antonutti nel film dei Taviani. Il secondo personaggio che incontriamo su Instagram è Mario, il figlio di Costantino: ha lasciato la Sardegna per lavorare in Germania e ora torna a casa con Grete e una nuova idea, un agriturismo per cambiare vita per sempre, perché forse c’è anche un altro modo di vivere quella terra, costata fatica e sudore.

Insomma, sono solo alcuni frammenti di un film che già incuriosisce e affascina, un mondo che andremo a conoscere al Lido e che poi arriverà al cinema. Dalle prime cose viste emerge però già una grande interpretazione di Ledda in un ruolo che racchiude una vita intera, quella di un uomo che a Venezia già porto un film, nel 1984 (Ybris), e che dal 2000 usufruisce della Legge Bacchelli. A 82 anni si è rimesso in gioco e Assandira potrebbe davvero essere la carta giusta da calare.
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