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Anywhere Anytime | Ibrahima Sambou e l’odissea urbana di Milad Tangshir

Una bici, una vita, un’odissea disperata per riprendersela: Dall’11 settembre al cinema con Fandango

Ibrahima Sambou al centro della scena di Anywhere Anytime di Milad Tangshir, dall'11 settembre al cinema con Fandango
Ibrahima Sambou al centro della scena di Anywhere Anytime di Milad Tangshir, dall'11 settembre al cinema con Fandango

ROMA – Issa è un giovane immigrato clandestino che vive a Torino, in Italia, e cerca di sopravvivere il più possibile. Licenziato dal suo precedente datore di lavoro, inizia a lavorare come rider per le consegne di cibo grazie a Mario, un suo amico. Tuttavia, questa nuova stabilità crolla quando, durante una consegna, la bicicletta per cui ha appena speso tutti i suoi soldi viene rubata. Issa si imbarca immediatamente in una disperata odissea tra le strade della città per ritrovare la sua bici. Ecco Anywhere Anytime, opera seconda di Milad Tangshir con protagonisti Ibrahima Sambou, Moussa Dicko Diango e Success Edemakhiota, al cinema con Fandango a partire dall’11 settembre.

Ibrahima Sambou in un momento di Anywhere Anytime
Ibrahima Sambou in un momento di Anywhere Anytime

Presentato in anteprima mondiale alla Settimana Internazionale della Critica all’81esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nelle note di regia Tangshir parla in questi termini della tematiche della narrazione: «Anywhere Anytime esplora il senso di paura e l’ansia costante di chi come Issa, il protagonista del film, vive ai margini, nelle crepe della società: una vita invisibile, una delle tante che ogni giorno incrociamo su un marciapiede o all’angolo di una strada. Una condizione di estrema vulnerabilità, in cui anche una semplice bicicletta può fare la differenza tra sopravvivere o non farcela», ma non solo perché questo è ciò che vediamo in superficie.

Anywhere Anytime di Milad Tangshir, dall'11 settembre al cinema con Fandango
Anywhere Anytime di Milad Tangshir, dall’11 settembre al cinema con Fandango

Tra le pieghe dello script co-firmato da Daniele Gaglianone e Giaime Alonge – evocativo nelle forme e nella struttura dell’immortale Ladri di Biciclette di Vittorio De Sica del 1948 – Anywhere Anytime dialoga con lo spettatore raccontando della difficile ordinarietà della vita ai margini di un immigrato – l’Issa di un Sambou assoluta rivelazione – che cerca di sopravvivere tra le strade di una Torino inedita: urbana, problematica e periferica. Una vita in disequilibrio che trova allineamento in una bici che Tangshir (come fece De Sica nella Roma del Secondo Dopoguerra) rende simulacro di sogni e di libertà, di progetti e di speranze per il futuro, ma soprattutto di dignità.

Ibrahima Sambou e Moussa Dicko Diango in una scena del film
Ibrahima Sambou e Moussa Dicko Diango in una scena del film

Perché nel caso di Issa, la vita da rider è un’ancora a cui aggrapparsi per non cadere nella rete della delinquenza, della triste (ma a volte necessaria) elemosina agli angoli delle strade. Una vita integrata è una vita che allontana (o semplicemente attenua) i pregiudizi razziali e la cattiveria umana. Sulla presenza-assenza della bici – e sul relativo dislivello vitale e valoriale che ne deriva – Tangshir costruisce un Anywhere Anytime come parabola universale sulla solidarietà umana e sulla forza dei legami, sulla purezza d’animo e sulla corruzione dello stesso – resistendo quanto possibile – anche quando tutto diventa nero come la pece e ci si sente risucchiati in un oblio senza via d’uscita.

Ibrahima Sambou e Success Edemakhiota in un momento del film
Ibrahima Sambou e Success Edemakhiota in un momento del film

Un film cupo e disperato, Anywhere Anytime, potentissimo direbbero alcuni. Un Ladri di Biciclette postmoderno inciso di immagini crude e senza filtri che nel gettare luce sui drammi quotidiani di individui solo apparentemente invisibili perché anch’esse fatte di ambizione, carne, dolore e bisogno d’amore, rivela al mondo tutta la poetica, l’intuizione e la voglia di narrare e fare cinema di un Tangshir autore emergente a cui non possiamo che augurare un futuro registico radioso.

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