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Andrea Fuorto: «La prima regola e la mia strada tra l’Abruzzo e la Patagonia…»

Dopo L’arminuta, l’attore ritorna con La prima regola e a Hot Corn racconta riferimenti e passioni

Tra la Patagonia e Sulmona: Andrea Fuorto.

ROMA – Ma quanto dista Sulmona dalla Patagonia? Più o meno 12mila chilometri, in realtà la distanza è decisamente molto più breve se osservata dal punto di vista di Andrea Fuorto, attore emergente ora al cinema con La prima regola e che vedremo nel 2023 proprio in Patagonia di Simone Bozzelli, film d’autore molto atteso. «Di cui però ancora non posso dire nulla, ovviamente», ride lui al telefono con Hot Corn. Visto l’anno scorso ne L’Arminuta, tratto dal romanzo di Donatella Di Pietrantonio, ne La prima regola Fuorto interpreta Nicolas, lo studente più difficile e violento della classe in cui si ritrova un malcapitato professore. «Un’esperienza forte che mi ha dato tanto…».

Andrea Fuorto
Andrea Fuorto in attesa dell’intervista di Hot Corn.

LA PRIMA REGOLA – «Amo il teatro e portare al cinema una pièce come quello di Vincenzo Manna è stato un passo importante. Massimiliano (D’Epiro, il regista, nda) è stato molto aperto al confronto e ognuno ha costruito il suo personaggio portando idee e spunti. Il mio personaggio, Nicolas, vive un disagio profondo e si identifica nell’estrema destra, ma non per gli ideali, ma per la vendetta. Cerca giustizia in un mondo dimenticato da tutti. Non ha i mezzi per capire la complessità della situazione e quindi per lui la colpa è di immigrati e profughi. Ho lavorato tano su questo dolore, sul fatto che alla fine Nicolas è solo un ragazzo che vuole essere abbracciato…».

Fuorto in una scena de La prima regola di Massimiliano D’Epiro.

I MIEI INIZI – «Da dove comincia tutto? Da una cameretta a Sulmona, a casa mia, guardando film e andando alle prove con mio nonno che, a sessant’anni, si mise a recitare in un teatro amatoriale, affascinato dalla scena e dal palcoscenico. A tredici anni ho deciso che avrei provato a fare l’attore: sono andato a Pescara a fare un laboratorio – che ho seguito fino a diciotto anni – e poi mi sono trasferito a Roma. Prima ho seguito un corso con Alessandro Prete, poi mi sono iscritto alla Volonté. Così è arrivato il primo ruolo ne L’Arminuta, film importante che era proprio centrato sulla mia terra e parlato nella mia lingua, incredibile, no? Girare con Giuseppe (Bonito, nda) poi è stato davvero speciale…».

Qualcuno volò sul nido del cuculo
Jack Nicholson in una scena di Qualcuno volò sul nido del cuculo.

IL MITO – «Attore preferito? Nessun dubbio: Jack Nicholson. Perché ha un’energia assurda, ed è  poliedrico, preciso, incisivo, qualsiasi film in cui reciti lui se lo porta a casa. Il mio Nicholson? Forse quello di Shining e di Qualcuno volo sul nido del cuculo, ma è fantastico anche in commedie come Qualcosa è cambiato. Adoro anche la sua attitudine: si vede che non gliene importa nulla di Hollywood e dell’esposizione da divo, ma cerca di mantenere sempre interessante il suo lavoro. Credo sia una grande lezione per un attore giovane…».

Patagonia
Andrea Fuorto con Augusto Mario Russi in Patagonia.

IL FILM DEL CUORE – «Dunque, un film importante per me è sicuramente Il gladiatore di Ridley Scott. L’ho visto molte volte da bambino, adoro quel tipo di epica e Russell Crowe in quel film è fantastico. Poi dico Shining, altro film che potrei vedere e rivedere all’infinito perché Kubrick è un artista fuori da qualsiasi schema. Ma sono uno spettatore attento. Di recente sono andato al cinema a vedere Bones and All, mi piace molto come attore Timothée Chalamet, anche se credo che diretto da Guadagnino dia il meglio. In altri film, come The French Dispatch, scompare davanti a Frances McDormand. Mi piace la sua modalità di ascolto, e anche il fatto che abbia una sensibilità quasi femminile ma paradossalmente riesce ad essere super virile».

  • VIDEO | Qui sotto il trailer de La prima regola.
  • INTERVISTE | Enrico Borello: «L’arte dell’attore e un sogno»

 

 

 

 

 

 

 

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