L’idea, apparentemente, è molto semplice, e nemmeno troppo originale: un bambino solo al mondo si ritrova a essere il fulcro dell’intramontabile guerra tra buoni e cattivi. Insomma, un po’ Oliver Twist, un po’ Frodo Baggins, un po’ Katniss Everdeen. Eppure, dietro la saga di Harry Potter c’è molto di più. Lo dicono i numeri, innanzitutto: sette libri per otto film, a cui si aggiungono una pièce, Harry Potter and the Cursed Child, uno spin-off, Animali Fantastici e Dove Trovarli, dei libri-satellite come Le Fiabe di Beda il Bardo e Il Quidditch Attraverso i Secoli, e una mostra itinerante, The Harry Potter Exhibition, partita dai Warner Studios di Londra per approdare a Milano, alla Fabbrica del Vapore, dove rimarrà fino al 9 settembre.

In soldoni? Oltre 450 milioni di libri venduti nel mondo e oltre 7 miliardi di dollari ottenuti dai soli film. Dietro questo successo globale una donna, J.K. Rowling: scozzese, scrittrice e fan del rugby (e, pare, più ricca persino della Regina Elisabetta). Poche saghe cinematografiche hanno avuto lo stesso successo di Harry Potter, e questo grazie anche a chi ha dato fisicità ai protagonisti della saga, da Daniel Radcliffe, Emma Watson e Rupert Grint, nei ruoli di Harry, Hermione e Ron fino ad arrivare a Ralph Fiennes, Kenneth Branagh, Robert Pattinson senza dimenticare i registi, da Chris Colombus a David Yates.

Quindi abbiamo una storia scritta benissimo, film che hanno tenuto alta l’asticella, registi che hanno creduto nel progetto. Ma è abbastanza? La storia direbbe di sì: non sono in fondo questi gli ingredienti di Guerre Stellari? Eppure, c’è di più, molto di più. La saga di Harry Potter ruota attorno all’amore, quello indissolubile di una madre, quello di Lily Potter per il piccolo Harry, quello di Narcissa per Draco, quello di Molly per, beh, tutta la nidiata. Quello onesto e sincero dei compagni di scuola, che diventeranno gli amici di una vita: Harry, Ron e Hermione, certo, ma anche Neville, Luna e Seamus, e James, Sirius, Remus e Peter.

Poi c’è l’amore della famiglia, che segna un legame indelebile con chi sei e – soprattutto – chi sarai: i Weasley, tribù dai capelli rossi e il cuore grande, i Malfoy, uniti fino all’ultimo, nonostante tutto e nonostante tutti. Quello delle prime cotte, delle farfalle nello stomaco: Ron e Lavanda Brown, prima che scopra di avere Hermione, Hermione per Viktor Krum, prima di ammettere di essersi innamorata di Ron, Harry e Cho Chang, prima di riuscire a confessare di avere amato Ginny.

Quindi – tornando al titolo – di cosa parliamo quando parliamo di Harry Potter? Di molte cose, a partire dalla consapevolezza che i draghi si sconfiggono grazie all’aiuto degli amici e che nessuno si salva da solo, mai. E poi che possiamo fare la differenza, ma solo se restiamo uniti. Che a volte il bene comune richiede dei sacrifici che solo i più audaci sono disposti ad affrontare, che il coraggio non è sempre avere in mano una bacchetta, ma anche battersi per ciò in cui si crede, per la giustizia e per la libertà, pagandone le conseguenze. E ce lo insegna un ragazzino con gli occhiali tondi e una cicatrice in fronte, immortale come solo i più grandi sanno essere, ma profondamente imperfetto. Come siamo noi.
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