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Steven Spielberg: «Io una leggenda? No, solo un uomo che ama il suo lavoro»

Ai Rakuten Tv Empire Awards il regista parla di premi e di Ready Player One. E di Indiana Jones 5

Steven Spielberg agli Empire Awards 2018 a Londra. Foto: Carsten Windhorst

LONDRA – «Steven Spielberg è il mio grande eroe, il motivo per cui ho scelto di fare l’attore. Il merito è suo. Non smetterò mai di ringraziare la sua sensibilità da bambino cresciuto per avermi cambiato la vita». Pur essendo un comico, Simon Pegg non è sembrato mai più serio di così: sul red carpet dei Rakuten Tv Empire Awards, che si sono svolti domenica alla Roundhouse di Londra, l’attore ha insignito Steven Spielberg del premio Empire Legend of Our Lifetime. Attualmente impegnato nella promozione del nuovo film, Ready Player One, in sala anche in Italia dal prossimo 28 marzo, il regista americano mercoledì 21 riceverà anche il David di Donatello alla carriera, ma ecco cos’ha detto a Hot Corn durante la serata londinese.

“Io leggenda? No”. Steven Spielberg agli Empire Awards. Foto: Carsten Windhorst

LA FELICITÀ «Il momento più felice di tutta la mia vita, che mi fa sorridere di gioia ogni volta che ci ripenso? Vediamo: risale a quando avevo dodici anni. I miei genitori avevano deciso di farmi una sorpresa, mi misero in macchina senza dirmi la destinazione e poi partimmo. Andammo in California per la prima volta e per la prima volta misi piede a Disneyland. Fu un giorno di pura felicità».

I PREMI «La verità è che non conservo alcun premio a casa, preferisco tenerli in ufficio. Essere considerato una leggenda mi mette un po’ in difficoltà – lo confesso – perché mi sento solo un regista che ama il suo lavoro e che ogni tanto fa qualche magia. Poi però ho visto il cartellone gigante del nuovo panino di McDonald’s, Chicken Legend Range, allora mi sono rimesso in prospettiva e ho capito il senso di tutto questo. Scherzi a parte, sono emozionato all’idea di continuare a creare mondi fantastici che si possono condividere con un gruppo di sconosciuti in una sala buia, per ridere, urlare e persino piangere in un cinema».

Steven Spielberg con Ben Mendelsohn sul set di Ready Player One.

IL FILM «Ready Player One? Non ho mai detto di aver ricevuto delle restrizioni da Disney sul film, anzi, quando abbiamo acquisito i diritti non ci sembrava giusto usare i personaggi classici. Basti pensare che quelli storici, nonostante fossero nati negli anni Settanta e Ottanta, sono talmente vivi nell’immaginario collettivo da non poter essere toccati. Il film è ambientato nel 2045 ma per stile e nostalgia si riaggancia proprio agli anni Ottanta. Vedrete veicoli e navicelle che strizzano l’occhio al passato anche se non abbiamo pensato a Han Solo, Leia e Luke Skywalker».

SHARKNADO «Il bello di questo mestiere non è solo condividere il set con il cast, ma anche gli incontri che si fanno per strada, come quando un fan ti ferma e ti chiede: “Ehi, ma tu sei il tipo che ha fatto Sharknado?”. Mi sento un privilegiato a lavorare da decenni con lo stesso gruppo di persone e ad avere il lusso di tornare a girare in luoghi che amo come la Gran Bretagna, dove ho ambientato molti lavori, compreso Ready Player One o la serie Band of Brothers. E non vedo l’ora di tornarci per il quinto capitolo di Indiana Jones, proseguendo la tradizione: i precedenti quattro film della saga li abbiamo girati anche negli studi fuori Londra».

Spielberg con la moglie Kate Capshaw, conosciuta sul set di Indiana Jones e il tempio maledetto, nel 1984.

IL TEMPO «Ricorderemo sempre questa stagione come un momento eccezionale, perché ha focalizzato l’attenzione sull’uguaglianza di genere e sul trovare la propria voce su molte tematiche delicate. Sia io che mia moglie (Kate Capshaw, nda) abbiamo supportatoTime’s Up dall’inizio e sono contento che ora le donne siano finalmente rappresentate. Credo sia la fine di come abbiamo visto andare le cose finora».

JURASSIC WORLD 2 «Il mio coinvolgimento nel nuovo capitolo mi vede coinvolto in qualità di produttore esecutivo, quindi ho lavorato per mantenere una continuità nella struttura e nell’atmosfera della storia. Ho però fatto un passo indietro quando è stato scelto il regista. Juan Antonio Bayona ha tutta la mia fiducia, sono certo abbia costruito un film misterioso e spaventoso».

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