ROMA – Dal 19 dicembre al cinema arriva Mufasa: Il Re Leone di Barry Jenkins con musiche originali (e molto evocative del Classico Disney) di Lin-Manuel Miranda in cui attraverso Rafiki ascolteremo la leggenda di Mufasa con Timon e Pumbaa pronti ad offrire il loro spettacolo. Raccontata attraverso flashback, la storia presenta Mufasa da cucciolo, separatosi dalla sua famiglia. Perso e solo, incontra un leone di nome Taka, erede di un’altra stirpe reale. L’incontro dà il via al viaggio di uno straordinario gruppo di sventurati alla ricerca del proprio destino: i loro legami saranno messi alla prova mentre sfuggono ad un nemico minaccioso. Ad un evento promozionale tenutosi nella Capitale, il regista Jenkins – accompagnato da parte del cast vocale italiano composto da Edoardo Stoppacciaro, Elodie, Luca Marinelli, Alberto Malachino, Pasquale Anselmo, Domitilla D’Amico e Riccardo Suarez – ha presentato il film alla stampa, e le sorprese non sono mancate.

LA SCELTA – «Non avevo capito bene il motivo del perché la Disney fosse interessata al regista di Moonlight per Mufasa: Il Re Leone. Senza nemmeno leggere la sceneggiatura dissi categoricamente di no. La differenza l’ha fatta mia moglie che dopo un paio di giorni mi ha convinto che avrei dovuto almeno leggerla. Dopo che l’ho iniziata mi sono bastate le prime pagine del copione per capire che sarebbe stato un film speciale. Che è anche la ragione per cui avete visto esattamente i primi 39 minuti del film. Vi siete fermati nello stesso punto in cui mi sono fermato io a leggere la sceneggiatura».

I NUOVI REGISTI – «Io come Ryan (Coogler) con Black Panther e Greta (Gerwig) con Barbie, siamo cresciuti con questi film. Credo che siamo la prima generazione di registi cresciuta con i franchise mainstream, con Terminator 2, Independence Day, Il Re Leone. Sono tutti simboli culturali questi film, sono riconosciuti e amati dalle persone di tutto il mondo. Tutti sanno che Mufasa è Il Re, l’eroe, il buono, come tutti sanno che Scar è la nemesi, il fratello, il cattivo. Credo però che l’essere buoni o cattivi dipende anche da come noi cresciamo. Un’altra ragione del perché ho deciso di dirigere il film è anche legata al tema della monarchia, qui strettamente legato alla comunità in cui viviamo e ai legami che creiamo. Dovevo farlo Mufasa: Il Re Leone, non avevo scelta».

I FILM DISNEY – «Uno su tutti, La Sirenetta, è uno dei miei film del cuore. L’altro ovviamente è Il Re Leone che con i miei nipotini ho visto tantissime volte. Un altro ancora è Fantasia. Ho sempre amato l’idea della magia come metafora di quel film dove il personaggio di Topolino, l’Apprendista Stregone, si muove nelle immagini e muove gli oggetti dandovi la magia. In Mufasa: Il Re Leone ho cercato di riportare quella magia nella sequenza del Melele».

LE SFIDE – «Potrà sembrare strano, ma non è stata la musica la grossa sfida legata alla lavorazione di Mufasa: Il Re Leone. Lin ha scritto le canzoni, è intervenuto sin dalle primi fasi della lavorazione, voleva continuare a raccontare la storia del Classico. No, la vera sfida è stata capire la tecnologia che avevamo a disposizione. Ci abbiamo impiegato un anno per comprenderla e quattro anni di riprese per darvi infine esecuzione».

MOONLIGHT – «La vera ragione per cui ho voluto dirigere questo film è perché mi piaceva l’idea di raccontare in che modo due individui come Mufasa e Scar diventano ciò che sono. Sono personaggi complessi che diventano tali in funzione delle scelte da loro compiute. Mi ha ricordato molto Moonlight. Non ho scritto io il film (Jeff Nathanson nda) ma per certi versi Mufasa mi ricorda molto il mio Chiren. Senza padre, che deve costruirsi una vita attraverso le sue scelte, mi ha colpito tanto il legame tra loro…»
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