ROMA – Appena uscita da un centro di disintossicazione, l’ex alcolista Rona torna a casa nelle Isole Orcadi per la prima volta dopo dieci anni. Sobria ma sola, cerca di sopprimere il ricordo degli eventi che l’hanno spinta a intraprendere il suo viaggio di recupero. Lentamente la terra mistica entra nel suo mondo interiore e, giorno dopo giorno, Rona ritrova la speranza e la forza in se stessa, tra le forti burrasche e il mare gelido. Presentato in anteprima nazionale ad Alice nella Città della Festa del Cinema di Roma dopo aver stupito il mondo tra la Berlinale e il Sundance, ecco (finalmente) The Outrun di Nora Fingscheidt con protagonisti Saoirse Ronan e Paapa Essiedu, prossimamente nelle sale italiane.

Prima che formidabile caso cinematografico, la prima vita di The Outrun è letteraria. Si tratta, infatti, del toccante adattamento delle impavide memorie di Amy Liptrop dal titolo Nelle isole estreme. Un’opera celebrata unitariamente dalla comunità letteraria nel suo mix di intuizione lucida e cuore poetico come un ritratto femminile in fiamme che entra in dialogo – scontrandosi – con l’inviolabilità della natura che la circonda. Ma è soprattutto una storia di redenzione come tante se ne sono viste nella storia del cinema. La distanza dagli eccessi, un quadro familiare problematico e brandelli di una vita in ricostruzione nella ricerca di un nuovo scopo cuciti addosso a un ritorno a casa che è riallineamento con il proprio io più profondo e riconnessione con le radici ancestrali della propria terra d’appartenenza.

La narrazione della Fingscheidt giostra intorno a queste componenti abbandonando facili soluzioni lineari per lasciare il posto a idee, immagini e momenti chiave costellati di chiaroscuri e sfumature con cui comporre un quadro caratteriale in continuo mutamento. Sullo sfondo un quadro di leggende, tradizioni e ricordi tramandati dipinto su paesaggi gelidi di tempeste improvvise e mari mossi come estensione poetica dei tormenti interiori e della solitudine sorda di Rona, una (come sempre) formidabile Ronan al servizio di un’opera, The Outrun, che è un inno alla vita e alla rinascita, anche quando tutto appare buio e senza speranza.
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