ROMA – A quanti di noi nel caos emotivo dell’adolescenza, è accaduto di perdere la testa proprio per quella persona, che pur apparendoci irraggiungibile, per qualche bizzarra ragione, ci ha dimostrato nel tempo di voler restare, offrendoci almeno una possibilità? Forse non a tutti, ma i diretti interessati capiranno. Ecco perché Benji Nielsen (Mason Thames qui si conferma una delle giovani promesse del panorama cinematografico hollywoodiano, dopo l’ottima prova di Black Phone) non può fare a meno di rispondere: «Scusami, non volevo che la conversazione finisse» dopo essere stato beccato a guardare il capezzolo di Bailey (Isabella Ferreira è splendida tra goffaggine e consapevolezza erotica), nel corso di una conversazione notturna colma di complici silenzi, sguardi e sorrisi.

Una di quelle che non vorremmo terminassero mai, eppure, tra innocenti giochi di seduzione e primissime scoperte del corpo – Benji nella scena d’apertura addestra sé stesso al bacio servendosi di uno specchio, fino al raggiungimento di una problematica erezione -, è sufficiente una camicetta da notte troppo larga affinché gli equilibri e gli imbarazzati incontri d’amore, quando ancora amore non è, vadano in frantumi, interrompendone la magia, ma non la consapevolezza d’essersi finalmente sentiti e compresi. Ciò che crea il grande ostacolo è però la differenza d’età. Benji infatti è una matricola, sprovvisto dunque di quella maturità emotiva, che fin dal primissimo istante dovrebbe avvertirlo di non essere affatto solo rispetto a quel sentimento d’amore, che Bailey scatena semplicemente apparendo nella stanza, nel corridoio o per la strada.

Eppure non gli riesce, così Incoming si struttura e riflette sempre più sul fattore dell’equivoco e dell’incomunicabilità tipica dell’adolescenza, che se da un lato permette a Benji di avvicinarsi a Bailey, dall’altro lo allontana, mettendolo spesso sotto una cattiva luce, tra (falsi) trip da stupefacenti e drammatiche occasioni mancate. Ad affiancare la dolce e caotica impresa sentimentale di Benji, l’inadeguatezza dell’età adulta, rappresentata dall’esistenza tragicomica del professor Studebaker (Bobby Cannavale), che fresco di divorzio, si convince improvvisamente di poter rivivere una seconda giovinezza, illusoriamente felice, ma decisamente fallace e pericolosa.

Proprio perché spinta oltre il limite da tutti quegli studenti, che pur consapevoli della drammatica crisi in atto, non possono far altro che continuare a deriderlo, provocarlo e condurlo perfino a sfiorare la morte. La forza di Incoming infatti, che è tanto di scrittura, quanto di regia, risiede nella volontà inaspettatamente matura, esilarante e demenziale nella sua accezione più alta, di affiancare e riflettere su due modelli estremamente differenti tra loro di incapacità emotiva, destinati a scontrarsi fin dal primissimo istante. C’è chi è giovane ma non sa che può amare e c’è chi vive la mezza età, tra timore del futuro e convinzione d’aver perduto una volta per sempre la possibilità dell’amore e della vita di coppia, non riuscendo più a guardare oltre.

Tutt’attorno, party sfrenati, sessualità disinibita (per la primissima volta l’omosessualità non è solamente suggerita, piuttosto mostrata nella sua più cruda e divertita natura), primi coraggiosi e disperati tentativi di perdere la verginità e con essa l’innocenza e feci incontrollate, che spargendosi dappertutto, insozzano interamente auto di lusso, divani, vasche da bagno e molto di più. I riferimenti cinematografici dei fratelli Chernin sono chiari, a partire dai Fratelli Farrelly – Tutti i pazzi per Mary, dal quale deriva il grottesco e Scemo & più Scemo -, fino a Keenen Ivory Wayans, Paul Weitz, Greg Mottola e Nima Nourizadeh, cui dobbiamo il memorabile Project X – Una festa che spacca il più folle, sregolato e divertente esperimento mockumentary di sempre in forma di party collegiale, tra individui affetti da nanismo rinchiusi in un forno e cani volanti.

Attendevamo da tempo un nuovo modello di cinema liceale, scanzonato e politicamente scorretto e i fratelli Chernin finalmente ce lo hanno fornito. Incoming non possiede la carica eversiva di Project X – Una festa che spacca, né tantomeno la scrittura sagace ed umoristica di Su×bad – Tre menti sopra il pelo, eppure c’è qualcosa nella sua dolcezza e nel modo in cui affronta l’incapacità sessuale frutto del caos adolescenziale, che non può far altro se non ricondurci lì, posti di fronte ad un imbarazzante e scomodo specchio, che speravamo di aver perduto lungo la strada. Noi siamo stati loro e adesso, soltanto adesso, ridiamo delle nostre occasioni perdute. Che tragedie, che erezioni, che amori!
- HOT CORN TV | Incoming – I nuovi arrivati, il trailer:
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