ROMA – In un mondo ad alta competizione, in cui pensare è spesso sinonimo di incasellare e le fragilità sono marginalizzate, ci sono luoghi che tentano di mantenere viva la funzione poetica dell’uomo e della lingua. L’Adamant è uno di questi luoghi: situata sulle acque della Senna, nel cuore di Parigi, questa struttura galleggiante accoglie adulti che soffrono di disturbi psichici e si prende cura di loro tramite l’arte, la musica, il disegno. Una terapia per il cuore, prima che per la mente. Parte da qui Sull’Adamant – Dove l’impossibile diventa possibile, un film del maestro del documentario Nicolas Philibert vincitore dell’Orso d’Oro alla 73esima edizione della Berlinale – Festival Internazionale del Cinema di Berlino, al cinema come evento speciale l’11, 12 e 13 marzo con I Wonder Pictures.

Un progetto a lungo rincorso da Philibert che entrò in contatto con il Progetto Adamant nel secondo decennio degli anni Duemila, grazie alla psicologa e psicoanalista Linda de Zitter con cui aveva collaborato nel 1995 per La Moindre Des Choses. Nel 2018, ultimato il progetto, Philibert fu invitato a incontrare uno dei gruppi di workshop dell’Adamant. Un’esperienza che lo ha segnato nel profondo: «Sono tornato particolarmente rinvigorito, spronato dalle osservazioni delle persone che erano lì». Di lì a poco non ci volle molto prima che Philibert proponesse al team di specialisti di girare un documentario. Ottenne il consenso, l’unità di luogo Adamant e la sua insolita architettura fecero il resto, fornendogli una costruzione indisciplinata non dissimile, in fondo, dal caos della vita.

«Seguire un personaggio, perderlo, ritrovarlo più in là, filmare un incontro, un workshop, accogliere un nuovo arrivato, scambi informali, ecco, fissare tutti quei piccoli dettagli che potremmo trovare banali in altri casi ma che qui diventerebbero il tessuto stesso del film che si sta realizzando» ha dichiarato Philibert in merito. E scorre la narrazione di Sull’Adamant, come la barca su un fiume, in un concatenamento di ritratti vitali, fragili e (im)perfetti di individui che dinanzi alla cinepresa – tra sorrisi sinceri, spontaneità e sguardi sfuggenti – si schiudono senza filtri e costrutti raccontando di sogni e desideri, paure e angosce.

Un film delicato ed emozionante, Sull’Adamant, una carezza per il cuore. Una prova cinematografica dell’espressione umana in tutte le sue forme, ma anche un film sull’arte come catarsi necessaria verso traumi altrimenti impossibili da elaborare e sulla poesia della vita, o per dirla in altri termini: un film per tutti, di tutti, un film che fa bene.
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