ROMA – Veronika Franz e Severin Fiala si erano già fatti conoscere nel 2014 grazie al loro ottimo film di debutto, l’horror Goodnight Mommy. Ora la coppia torna in sala – dopo il passaggio al Sundance – con The Lodge addentrandosi, ancora una volta, in quelle atmosfere celebrali che li hanno resi celebri. Questa volta mescolano religione e vendetta in un’opera che sfrutta la sospensione del Purgatorio come dimensione di penitenza e ritorsione personale. Un non-luogo dove l’impalpabile pesa come un corpo morto e trasporta lo spettatore in una bolla sospesa riempita di anomalia e tensione.

La storia? Sconvolta dalla notizia del futuro matrimonio del suo ex-marito, la madre di Aidan (Jaeden Martell) e Mia (Lia McHugh) sceglie di togliersi la vita. Ancora in preda al dolore per la sua scomparsa, i due ragazzini saranno costretti a trascorrere i giorni precedenti al Natale insieme alla nuova compagna del padre, l’apparentemente ingenua Grace (Riley Keough). Una giovane donna di cui i bambini presto scopriranno le radici oscure a cui è legato il suo passato. Unica sopravvissuta ad un suicidio di massa avvenuto anni prima, Grace era la figlia di un santone spirituale dedito a Dio e all’espiazione delle proprie colpe, condizione in cui verrà nuovamente indotta, finendo per credere di essere bloccata nell’eterna staticità di quel limbo.

Ed è proprio il riaffiorare del trauma ciò su cui è incentrata la sceneggiatura di The Lodge. In una costruzione quasi circolare, che riprende elementi posti all’inizio della pellicola come corrispettivi degli eventi e risvolti finali, il film di Franz & Fiala sfrutta le suggestioni religiose per declinarle nell’horror. Elemento che qui manipola sia gli spettatori che – e con risultati agghiaccianti – le sorti dei personaggi. Immersa nel bianco innevato e isolato, tanto da contribuire all’idea stessa di inesistenza di cui sono prigionieri i protagonisti, la villetta che fa da sfondo alla storia, soffoca e annulla qualsiasi luce, diventando palcoscenico di un piano infernale.

La colpa, i peccati, l’anima da ripulire per ascendere al Paradiso: l’inquietudine domina il Purgatorio presunto in cui Grace, Aidan e Mia sono costretti, mentre il nero inghiotte le inquadrature ed esorta l’ambiente circostante a diventare zona d’ombra in cui attendere di liberarsi dai mali e farsi accogliere – addirittura – nel regno dei cieli. Un horror che distorce la percezione e utilizza tutti i tasselli messi in campo al momento opportuno, in un binario univoco che unisce pubblico e protagonisti, profondamente turbati dalle medesime sensazioni.

Pur allentando la tensione al centro della narrazione, quello di The Lodge si attesta quindi come un ottimo lavoro di scrittura che i due registi traslano a livello di messinscena: dalla premonizione della casa delle bambole al ritorno di oggetti e ricordi che amplificano il significato della storia, fino ad arrivare alla sua conclusione. In mezzo, un film volutamente sospeso come i suoi protagonisti, manifestando una concreta e spaventosa irrequietezza.
Qui il trailer ufficiale di The Lodge:
- Horror Corn | L’orrore dietro la maschera di Goodnight Mommy
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