in

Scissione e i (molti) perché dietro una delle migliori serie degli ultimi anni

Adam Scott è il protagonista dello show Apple TV+, scritto da Dan Erickson e diretto da Ben Stiller

Scissione, dentro la mente umana
Scissione, oltre la mente umana

ROMA – Per capire la grandezza di Scissione (Severance, in originale) bisogna soffermarsi sui frame che compongono la sequenza finale che conclude la prima, pazzesca, stagione. Un finale esplosivo, di quelli che restano sedimentati mentre il tempo si ferma. Magia del cinema si diceva una volta, magia della serialità si può aggiungere oggi. Perché lo show creato da Dan Erickson e diretto da Ben Stiller e Aoife McArdle per Apple TV+ (in questo momento, se cercate la qualità, la piattaforma di Cupertino non ha rivali) dimostra quanto non ci sia più differenza tra un film e una serie. Più semplicemente: Scissione è l’eccellenza narrativa e visiva (e quindi dal sapore cinematografico) declinata in base alle regole delle serie televisive. Una somma di numeri primi (e i numeri, qui, giocano un ruolo nevralgico) che genere un risultato a dir poco perfetto, culminato dopo nove episodi che dilaniano la mente degli spettatori.

Adam Scott è Mark in Scissione
Adam Scott è Mark in Scissione

E allora, ecco il cliffhanger finale che ci attanaglia e ci contorce, facendosi beffardo e spietato. Non ve lo riveliamo, qualora non l’aveste ancora iniziata, ma per stimolarvi il giusto prurito possiamo dirvi che è una chiusura che gioca sulle aspettative, dilatate per nove puntate in cui il punto d’attenzione resta sempre alto nonostante un paio di episodi tecnici, che smuovono il fondo di un tana di cui non si vede via d’uscita. E non si vede perché, a conti fatti, probabilmente non c’è. È questo il terribile e il bellissimo di Scissione: vediamo solo la punta di un iceberg immenso che, a sua volta, poggia le basi sui concetti spaziali e concettuali delle teorie analitiche freudiane, componendo una struttura intrapsichica che sfocia (anzi, sfonda) la porta del dibattito sociale sul conformismo, l’alienazione e sui lati oscuri delle multinazionali dominanti, capaci di alterare addirittura testa, anima e cuore.

Il team: Adam Scott, Zach Cherry, John Turturro e Britt Lower
Il team: Adam Scott, Zach Cherry, John Turturro e Britt Lower

Già perché quello immaginato da Dan Erickson è un mondo contemporaneo freddo e distopico, in cui l’evoluzione umana è arrivata a toccare un punto di non ritorno. Quale? La Lumon, ambigua azienda fondata da una sorta di santone visionario, utilizza una procedura di microchirurgia per scindere i ricordi di alcuni lavoratori. Vi spieghiamo meglio: alcuni dipendenti, di alcuni reparti nevralgici, non possono portare il lavoro a casa e viceversa. Tramite un chip, impiantato nel cervello, ogni mattina entrano in ufficio dimenticando quasi tutto della loro vita “esterna”. Subiscono una sorta di reset che, teoricamente, dovrebbe tenere al sicuro i marcati segreti della Lumon. Infatti, c’è una domanda che ricorre per tutto lo show: cosa diavolo fanno lì dentro? Perché i corridoi dell’ufficio sembrano un labirinto che non porta da nessuna parte? Perché il reparto protagonista, ossia il Macrodata Refinement, passa il turno di lavoro archiviando dei numeri che compaiono su vetusti computer?

Patricia Arquette, lo spietato volto della Lumon
Patricia Arquette, lo spietato volto della Lumon

Domande, domande, domande. Che ci poniamo e che, di riflesso, si pongono via via i tre personaggi principali di Scissione: Mark (Adam Scott), Irving (John Turturro) e Dyaln (Zach Cherry), scossi – per così dire – dall’arrivo di Helly (Britt Lower), assunta per sostituire Petey, licenziato in seguito a misteriose circostanze. L’”interno” della donna, al contrario dei tre veterani, mette subito in discussione il lavoro, mostrandosi restia alle assurde regole da rispettare. La curiosità, in fondo, è nella natura umana, e non passerà molto tempo prima che nel cuore della Lumon scatterà una sorta di rivoluzione militante con lo scopo di scoperchiare le dinamiche di una multinazionale piramidale, in cui loro giocano solamente una piccola parte. I loro “interni”, dunque, fanno parte di un sistema confuso e maligno, mentre i rispettivi “esterni” hanno a che fare con vite non propriamente felici. In particolar modo Mark, fulcro della serie, che ha deciso di scindersi dopo aver perso sua moglie.

Un dettaglio della sigla animata di Scissione
Un dettaglio della sigla animata di Scissione

Di più o di meglio non possiamo dirvi, ma una cosa è certa: Scissione, oltre ad una colonna sonora efficace e ad una scenografia da urlo, è un incredibile e (nemmeno poi tanto) contorto viaggio nella mente umana (perfettamente spiegata dal folgorante intro animato delle puntate), e sulla correlata capacità di trovare sempre e comunque una via di fuga. L’adattamento ha permesso l’evoluzione, e l’adattamento umano è il motore che smuove Mark, Helly e gli altri. Stesse persone, due mondi paralleli che non devono incontrarsi. Costi quel che costi. Ed è il bisogno di dimenticare qualcosa o qualcuno che li ha portati a volersi alienare per otto ore al giorno. Troppo il dolore, insopportabile quella depressione e quella dimensione umana a cui sono costretti a sottostare. E allora, un’effimera via d’uscita diventa un vischioso e appiccicoso incubo, che resta reale anche quando tornano sé stessi, generando un cortocircuito che (ci) fa perdere letteralmente la testa.

 

  • NEWSLETTER | Iscrivetevi qui alla newsletter di Hot Corn!

 

Qui il trailer di Scissione:

Lascia un Commento

swamy rotolo

Swamy Rotolo: «A Chiara, Jonas Carpignano e quella candidatura inaspettata…»

Pachinko

Pachinko | Un romanzo epico, tra resistenza e speranza, per la miglior serie TV dell’anno