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Prisma: un grande racconto di identità per una serie sulla fluidità emozionale

Otto episodi targati Ludovico Bessegato e Alice Urciuolo. Dove vederli? In streaming su Prime Video

Mattia Carrano in Prisma
Mattia Carrano in Prisma

ROMA – Ancora una volta, Latina è come l’America. Almeno visivamente. Un’inflessione probabilmente inconscia, che si rifà ad un immaginario da provincia italiana che, per concezione e messa in scena, riprende gli spazi larghi dei sobborghi americani, teatri di quel cinema e di quella serialità bella da impazzire. Una visione che filtra le luci al neon e, intanto, resta organicamente locale e “nostra”, senza infatti scimmiottare le sfumature lontane. Questo a dimostrare che anche noi abbiamo spaccati visivi dalla forte presa, e anche noi abbiamo le storie giuste da poter raccontare. Basterebbe dunque una cornice non-conforme a definire la riuscita di Prisma – serie Original di Prime Video in otto episodi – , ma se poi consideriamo la scrittura, l’evoluzione e i suoi meravigliosi interpreti, allora non esageriamo nel dire che lo show è un altro grande esempio di capacità narrativa, puntuale nel definire una generazione in bilico tra identità e necessità, tra aspirazioni e incomunicabilità. In fondo è tutto qui, un romanzo di formazione post-moderno stracolmo di vita, di imperfezioni, di sorprese.

Per farlo, il regista e ideatore Ludovico Bessegato, con la sceneggiatrice Alice Urciuolo, prendono tutta l’esperienza legittimata con SKAM e ci trasportano nel mondo a metà di Marco e Andrea, fratelli gemelli identici eppure marcatamente diversi. Ad interpretarli, in una prova folgorante, Mattia Carrano che, come fosse Nicolas Cage ne Il Ladro di Orchidee o Mark Ruffalo in Un Volto, Due Destini, affronta il suo primo ruolo (!) con una capacità fisica e spirituale non indifferente. Non solo, Carrano conferma la qualità della cantera di Prime Video che, dopo Arianna Becheroni in Bang Bang Baby, scopre un altro talento dal futuro assicurato. Anche a questo servono le produzioni streaming: c’è maggiore manovra di impresa, e ogni rischio vale la pena di essere preso.

Endorsement a parte, Prisma è una serie da non perdere perché, essenzialmente, rimarca un concetto semplice quanto fondamentale: non esistono le etichette, esistiamo solo noi e le nostre libere scelte. Nel suo piccolo, allora, anche una serie può servire da help-line per coloro che hanno paura di (di)mostrarsi, superando le circostanze e un universo costantemente avverso. Concetto riassunto, appunto, nella storia riflessa di Marco e di Andrea, inquieti e compressi nella loro (ri)scoperta di sé, abbracciando quella fluidità che dovrebbe poi portarli ad un posto nel mondo dai contorni sfumati. Costruendo poco a poco il loro orientamento sessuale, nel bel mezzo di turbinii emozionali contrapposti alla schematicità irregolare di Latina, i due gemelli intraprendono un percorso in bilico tra passato e presente, tra menzogne e verità.

Ad accompagnarli in questa epifania fatta di smartphone, rivelazioni e banchi di scuola, una scia di amori e amicizie con il volto di un gruppo giovani interpreti mica male. Li citiamo tutti: Lorenzo Zurzolo, Caterina Forza, Chiara Bordi, LXX Blood, Matteo Scattaretico, Zakaria Hamza, Riccardo Afan de Rivera Costaguti, Flavia del Prete, Asia Patrignani, Elena Falvella Capodaglio, Andrea Giannini, e Nico Guerzoni. In questa direzione, come le grandi serie di scrittura e di sceneggiatura, ogni personaggio è inserito in modo efficace nell’economia della storia, andando a formare l’umore stesso di Prisma, serie rivelatrice e, ancora una volta, rivelazione. Perché c’è la tecnica, c’è il racconto e, soprattutto, c’è la visione e la restituzione esatta di cosa voglia dire educazione sentimentale, scevra da ogni sovrastruttura e aperta ad un’identità che ci ridefinisce per quello che siamo o che saremo. Oggi più che mai.

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